
La sicilianità di Sciascia è la sua forza, quella forza che gli permettere di mettere su carta descrizioni di luoghi meravigliosi, che permettere al mare azzurro di Taormina di assumere cupe venature rossastre, il “colore del vino”.
Sciascia offre una controllatissima scrittura in prosa densa di poesia e passato che lo riporta alla sua infanzia a Racalmuto.
Tipico del suo modo di scrivere il continuo rimando ad espressioni strettamente siciliane, l’uso di termini dialettali, motti e proverbi espressi dagli anziani contadini protagonisti delle sue opere.
Il mare colore del vino è una raccolta composta da 12 racconti, scritti tra il 1959 e il 1972, strettamente legata ai problemi e alla vita della Sicilia di quel periodo:
la povertà e l’emigrazione
(Il lungo viaggio: la ricerca disperata di fortuna attraverso un viaggio verso l’America che si rivelerà una beffa ;
l’esame: un imprenditore di Zurigo che recluta mano d’opera femminile e si trova coinvolto in una storia d’amore osteggiata dalle famiglie dei due protagonisti, sotto la supervisione di un autista-intermediario),
il peso della religione e il fanatismo (La rimozione: le donne si oppongono alla rimozione della statua di Santa Filomena),
i limiti della vita provinciale (un caso di coscienza: l’avvocato Vaccagnino scopre su una rivista l’articolo di una donna di Maddà, il suo paese, che confessa di aver tradito il marito. Si apre la caccia al “cornuto”),
(gioco di società:la moglie che pianifica sapientemente l’omicidio del marito),
la mafia (filologia: cioè la spiegazione linguistica del termine attraverso la consultazione di numerosi dizionari ed enciclopedie per giustificare la mafia come qualcosa di positivo ;
Western di cose nostre: uno ad uno vengono ammazzati i capi mafia da un insospettabile professore a causa di un torto subito in amore ),
il sesso inteso come colpa in società repressive: ( Apocrifi sul caso Crowley: un giovane inglese con dei modi di vivere molto poco consoni al regime fascista;
Processo per violenza: casi multipli di violenza e la necessità di avere un colpevole) ,
la singolarità di storie o documenti del passato( Reversibilità: <<Reversibilità di un corpo che ne riscatta un altro, nella straziante religione della famiglia, di cui ancor oggi la Sicilia vive; di una ragazza di Grotte che riscatta la libertà di un uomo del vicino e nemico paese di Racalmuto>> cit. op. p. 18; Eufrosina: una vecchia leggenda rispolverata)
Poi c’è il racconto di Giufà, tratto da una leggenda popolare, modificato da Sciascia per suonare come una beffa contro il clero. Giufà che ammazza un cardinale confondendolo per un testarossa, uccello dalle carni pregiate e che ne occulta il corpo in un pozzo assieme a quello di un montone, riuscirà a filarla liscia grazie alla sua irriverenza.
12 racconti, ognuno occupa poche pagine, ma sono pagine ricche di immagini e situazioni che ci riportano in un’altra epoca, un altro mondo, quello della Sicilia, così vicina a noi eppur così lontana, fatta dalle sue tradizioni e dalle sue usanze. Quell’isola che sarà scenario vivo e costante nelle sue opere, di cui ci trasmetterà sapientemente ed in maniera controllata i colori, i paesaggi e persino gli odori.
Maria Flora Grossi
Leonardo Sciascia, Il mare colere del vino, einaudi 1986.