Volendo riqualificare un luogo, un paese, è necessario progettarne il futuro ma, allo stesso modo, è indispensabile ripercorrerne il passato, rivalutare anche le piccole cose, quelle che, a prima vista, possono sembrare insignificanti ma che, a ben vedere, risultano invece inserite nel tessuto sociale, intrinseche ad esso, perché da decenni o, forse, da centinaia di anni ne hanno sempre fatto parte. Ed allora è inutile controproducente eliminarle così, senza rifletterci, senza cercare di trovare una soluzione per conservarle, anzi per valorizzarle. Mi riferisco, in questo momento, al mercatino quotidiano che le donne della campagna tenevano sulla via del Muraglione e che, purtroppo, non ha più luogo. Mi è sempre sembrata una cosa bellissima e caratteristica che mi ha affascinato fin da quando sono venuta ad abitare a Teano. Forse perché, al di là della semplice vendita di qualche “scampolo” di alimenti, vi ho letto altro. Ho pensato alle difficoltà di vita delle donne contadine che, in passato, avevano pochissima autonomia anche economica e che, quando il grosso dei prodotti veniva venduto e gestito dagli uomini, riuscivano a recuperare qualche piccola cosa: i fiori del proprio giardino, delle uova, un pugno di fave, un fascetto di asparagi, le profumatissime fragole o dei funghi sottratti faticosamente al bosco e questi prodotti poveri, eppur preziosi, offrivano in vendita ed anche il modesto guadagno che ne ricavavano giovava alla propria dignità. Vi ho letto il desiderio di socializzare di queste persone che avevano, venendo al mercato, l’occasione di vivacizzare la loro vita spesso solitaria. Vi ho visto la fortuna che avevamo noi che lo frequentavamo che, con poco sforzo e poca spesa, avevamo l’opportunità di poter acquistare dei prodotti genuini. Certo, i tempi cambiano e vanno rivisti i modi e i luoghi di vendita, ma l’esigenza di avere accesso alla genuinità degli alimenti si è accresciuta sempre di più e mentre nelle città si ha la ricerca spasmodica dell’alimento sano, noi semplicemente vietiamo il mercatino. Avevo sempre pensato che sarebbe stato opportuno cercare in ogni modo di organizzare il mercatino quotidiano del Muraglione e quello settimanale di Piazza Vittoria da un punto di vista di comodità ed anche estetico. Mi sarebbe piaciuto che il Comune, con una spesa comunque non stratosferica, acquistasse degli ombrelloni tutti uguali, dei banchetti, dei cesti da mettere a disposizione delle venditrici, premiando quelle che avessero tenuto il proprio banchetto con maggior gusto e questo sarebbe stato sicuramente un elemento di richiamo per tutto il mercato. Le persone vanno dove c’è qualcosa di originale e di particolare e poi, dovunque andiate, ci sono iniziative di ogni genere: campagna amica, il mercato della terra e chi più ne ha più ne metta, con grande giovamento dei consumatori o almeno di quelli che sono stufi della grande distribuzione e della generale omologazione dei sapori mentre noi, che in un certo senso eravamo tra i precursori di un tale tipo di vendita, ce ne sbarazziamo senza rimpianti. E quando si parla di centri commerciali naturali cosa s’intende? Non ci si riferisce forse alla rivalutazione dei centri storici anche dal punto di vista delle particolarità del commercio locale, dell’originalità delle proposte di vendita? E allora mettiamoci al lavoro e confrontiamo varie idee, cercando di trovare una soluzione che possa tutelare tutti e non far perdere un altro pezzo delle nostre antiche tradizioni. L’invito è rivolto a tutti!
Gemma Tizzano Iannaccone