Caro Direttore,
ho abitato per 20 anni in Piazza Umberto I . Oggi, fossi ancora li, abiterei in piazza 23 settembre 1943.
Dal 1943 ad oggi son passati 75 anni! E’ giusto questo tempo per ricordarsi di un luttuoso e tragico avvenimento che la nostra città ha vissuto come lo hanno vissuto tante altre, vittime innocenti della ferocia nazista? E di un p opolo al quale abbiamo perdonato con troppa fretta di aver provocato milioni e milioni di morti con le due guerre mondiali del secolo scorso: potenza dei marchi che ancora oggi danno forza ad Angela Merckel?
Umberto l, cancellato dalla toponomastica teanese, era definito il “re galantuomo”: quello che , in occasione della epidemia di colera scoppiata a Napoli nel 1888 ( e della quale è posta a ricordo una lapide anche nel nostro cimitero cittadino), esclamò: “a Roma si fa festa, a Napoli si muore. Io vado a Napoli” . E a Napoli si recò come si recò in tanti altri paesi devastati da epidemie simili o da terremoti. E cadde, nel 1900, sotto i tre colpi di pistola sparati a Monza dall’anarchico Bresci.
Si disse perché aveva ricevuto al Quirinale il Generale Bava Beccaris, l’uomo che a Milano aveva sedato una protesta sparando ad altezza d’uomo contro i dimostranti.
Anch’egli fa parte della nostra storia, e non credo meritasse di esserne cancellato definitivamente nel ricordo toponomastico della nostra città.
Quando morì Arnaldo Mussolini, fratello maggiore ed ispiratore del più famoso Benito, questi, Duce dell’Italia fascista, ordinò che in ogni città d’Italia gli fosse intestata una via. Non so in quale paese qualche buontempone dell’epoca si divertì scrivendo sotto alla targa “Via Arnaldo Mussolini” …”Via anche il fratello”!
Quest’estate ho visitato un piccolo ma incantevole centro della Sicilia interna, Castroreale, in provincia di Messina: mi colpì molto leggere, contro ogni pensiero corrente, una piazza intestata a Vittorio Emanuele lll.
Un mio caro amico direbbe salomonicamente “il mondo è bello perché è …avariato”!
Ma, tornando a bomba, credo che comunque il ricordo della nefasta giornata del 23 settembre del 1943 meritasse un tantinello di dignità in più che non una rabberciata targa, scritta in caratteri della stessa altezza, in netto contrasto con ogni tradizione araldica, affissa , con qualche imprecisa e ineguale cucchiaiata di calce, su un muro dirupato, adiacente ad un’altra piazza nella quale pure spicca un dignitoso marmo dedicato ai placiti di Teano.
La finezza è un’arte; uno “chateauneuf du pape” non può essere bevuto in un bicchiere di plastica!