Farmaci anti cancro a pagamento, si cambia. Un emendamento approvato in consiglio dei Ministri stabilisce tempi rapidi di dispensazione, 100 giorni al massimo, di alcune categorie di farmaci, compresi quelli necessari per i malati di cancro. Una svolta dopo le polemiche di qualche giorno fa quando si era sparsa la notizia che pertuzumab, prodotto da Roche, e afibercerpt della Sanofi Aventis, erano stati inseriti in fascia C, ovvero a totale pagamento dei pazienti, come previsto da una norma della “legge Balduzzi”.
E’ la stessa ministra Lorenzin a chiarire la situazione: “La disciplina vigente prevede che un farmaco per essere dispensato a carico del Ssn deve essere autorizzato da Aifa e debba essere collocato dopo un procedimento di negoziazione blaterale dove si negoziano i prezzi nel prontuario nazionale e successivamente nei singoli prontuari regionali”. Nel 2012, aggiunge la Lorenzin, “è stata introdotta una legge che prevede che se un farmaco ha ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio dal punto di vista della comunitaria può essere automaticamente commercializzato anche sul territorio nazionale a pagamento in attesa della conclusione dell’iter. Questo ha provocato nel caso di alcuni farmaci considerati indispensabili un ritardo tra l’immissione in commercio e l’essere all’interno del prontuario del Ssn, arrivata anche a 24 mesi”.
In realtà, la posizione delle case farmaceutiche e di molti medici era stata chiara: i malati stiano tranquilli, la situazione non sarà così. E così è. “100 giorni” è l’auspicio del governo. L’Aifa, in base a quanto stabilito dal governo, è tenuta ad esaminare i dossier con celerità per chiudere l’iter entro 100 giorni. In più per accelerare il percorso l’azienda produttrice del farmaco deve la domanda di inserimento nel prontuario in tempi ridottissimi, 30 giorni dall’immissione in commercio della comunitaria e in caso di mancata presentazione verrà sollecitato a farlo dall’Aifa.
LA SODDISFAZIONE DELLA COMUNITA’ MEDICA
Soddisfazione dal mondo medico e scientifico. “Il ministro Lorenzin ha posto fine ad una duplice discriminazione dei pazienti italiani. Quella perdurante da molti anni, rispetto agli altri pazienti europei, per gli enormi ritardi nella registrazione dei nuovi farmaci e quella più recente, inserita nel decreto Balduzzi, dell’introduzione dei farmaci in fascia C – dichiara Francesco Cognetti, presidente della Fondazione “Insieme contro il cancro” e direttore del dipartimento di Oncologia medica del Regina Elena di Roma -. Discriminazione che rappresenta un vulnus costituzionale perché viola l’articolo 32 della carta”.
Gli fa eco Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani . “L’iniziativa è un passo sostanziale per ridurre il gap tra l’Italia e il resto d’Europa in tema di accesso ai farmaci innovativi. La nostra Agenzia del farmaco svolge in modo impeccabile le sue funzioni, e grazie a normative più snelle e razionali, non potrà che rendere migliore e più adeguata ai reali bisogni l’assistenza farmaceutica nel nostro paese”.
MARCHETTI: "IL DECRETO BALDUZZI A FAVORE DEI PAZIENTI"
In un’articolata risposta al nostro articolo , Paolo Marchetti, direttore Uoc Oncologia medicadell’ospedale Sant’Andrea di Roma aveva posto alcune questioni interessanti e riteneva che l’introduzione del decreto Balduzzi avesse semplificato il percorso a favore dei pazienti. “I farmaci di fascia C, tutti i farmaci di questa fascia, sono disponibili anche in ospedale, qualora non siano sostituibili con altri prodotti, come accade da sempre. Per quanto riguarda afibercept e pertuzumab, questi sono stati inseriti in fascia Cnn, ma con regime di dispensazione ad esclusivo uso ospedaliero. Ciò significa che gli ospedali potranno acquistare i prodotti su richiesta specialistica per i pazienti seguiti in regime ambulatoriale o di day hospital o di ricovero a totale carico della struttura – scrive Marchetti -. Ovviamente, non è vero che il costo è a carico del paziente, che non può in alcun modo acquisire il farmaco in farmacia perché la prescrizione è solo ospedaliera”.
Altro discorso, aggiunge l’ordinario di oncologia medica alla Facoltà di medicina e psicologia dell’Università “La Sapienza” di Roma, è la rimborsabilità da parte delle regioni all’ospedale, ma questo non riguarda il paziente, a cui viene comunque garantito il farmaco, proprio perché inserito nel prontuario nazionale, anche se in fascia C.
“Resta il problema della differenza di prezzo tra quello che la farmacia ospedaliera paga oggi per questi farmaci e quello che pagherà dopo la definizione del prezzo con Aifa – conclude Marchetti -. Una possibile soluzione potrebbe essere rappresentata da un accordo con le aziende interessate, che si potrebbero impegnare a restituire, con nota di credito e non in prodotto, la differenza di prezzo pagata oggi con quella che emergerà dalla trattativa con Aifa.