Autore: Kyōichi Katayama
Titolo: Come sabbia è il mio amore
Editore: Salani
Pagine: 249
Già dalle prime pagine veniamo proiettati in una realtà lontana. Le usanze, i costumi, i dialoghi, ci portano in una cultura distante dalla nostra. Quella giapponese, dove i protagonisti , Shun’ichi e Saeko,mangiano tarako e tsukudani, bevono toso , giocano a Sugoroku, camminano sui tatami.
Sono una bella coppia, affiatati, premurosi l’uno con l’altra, ma stanno insieme da poco e si conoscono quindi troppo poco. È difficile entrare nella mente di un individuo, è difficile capire cosa vuole l’altro.
Un giorno, l’equilibrio s’incrina: Saeko aspetta un bambino. Un bambino che non potrà mai essere loro. un favore, fatto per amore familiare.
I due condividono questa esperienza ma la vivono in modo diverso. Saeko si attacca in modo ossessivo al bambino che ha in grembo, Shun’ichi si sente un intruso.
Così, giorno dopo giorno, Saeko comincia a comportarsi in modo strano: vede strane presenze, riceve strane telefonate, esce nel cuore della notte.
La pazzia inizia a prevalere sulla ragione. “Gli balenò in testa l’espressione ‘follia simulata’ che aveva letto chissà dove. La follia permetteva di superare una crisi personale: grazie alla diagnosi di ‘infermità mentale’ ci si poteva esimere da tutte le responsabilità. A ogni modo sembrava che l’essere umano, una volta evaso dal dominio della ragione, potesse ritrovare la libertà. Si domandò con leggerezza se potesse considerarsi pazzo o, almeno, se sarebbe riuscito a fuggire simulando abilmente la pazzia”
Consigliato: a chi ama i colpi di scena, numerosi nel testo.
Maria Flora Grossi