CRONACHE E CRONISTI
I libri sono oggetti trascendenti, ma possiamo amarli dell’amore tattile che votiamo ai pacchetti di sigarette. Possiamo domarli, coltivarli in acquari, in scaffali, in gabbie, in falò o lanciarli dalle finestre. Oppure, il che è molto peggio che odiarli, possiamo semplicemente scriverne uno. Caetano Veloso, « Livros » in Livro – 1997 E’ Pietravairano un simpatico e faceto borgo collinare dalle antiche stradine labirintiche, appollaiato come aquila su un poggio ameno, dominato dai resti smozzicati di un antico castello, retaggio di necessarie esigenze di fortificazione, a guardia e custodia dell’ampia valle dove si snoda placido il nastro d’argento del fiume etrusco, il Volturno. Lo spoglio monte S. Nicola, quasi irraggiungibile, racchiude geloso come in uno scrigno il teatro-santuario, superbo gigante di pietra, creato da antiche genti Italiche che facevano dello spettacolo un rituale e della vita un’arte di sopravvivenza in tempi duri e grami. “Baluardo sannitico sul Volturno” campeggia in caratteri ciclopici sul fantasmagorico cartellone stradale che introduce al Paese, cristallizzando e imbalsamando quasi in una classificazione anodina un tempo fluido come mercurio, esplosivo come il grisou, variopinto come le piume di un tucano. Il dottor Cifonelli, invece dal canto suo, quatto quatto, con un titolo chilometrico ci introduce, con amore indigeno e sapienza misurata, nelle cronache descrittive della chiesa conventuale, ora monastica di S. Maria della Vigna, dove volano come arabeschi di incenso i dismaganti cori delle Reverende Monache Clarisse, (la maggior parte giovani poco più che ventenni), da poco trapiantate in questo raccolto monastero di preghiere, silenzio e mistica segregazione. Ombre di ombra, scivolano silenti e discrete come il soffio di vento di primavera , come fiocchi della prima neve. Sono l’anima della preghiera contemplativa, la sorgente di estasi meditativa, cerve che anelano all’acqua della Vita e ne fanno incondizionato dono di amore. Le cronache furono redatte con scrupolosa attenzione da un domenicano “colto e competente” del ‘700, un monaco di cui si ignora perfino il nome, il che non impedì a due disinvolti figli di S. Francesco di attingerne notizie a piene mani. Allegramente. Le vergò compassatamente in stile comprensibile, asciutto, scabro e minuzioso, senza indulgere a pleonastici arzigogoli tipici di quell’epoca ridondante e fastosa. Il dottor Cifonelli, vigile sentinella del fuoco storico di Pietravairano e dintorni, lo custodisce e lo vivifica con la stessa cura e passione con cui le Vergini Vestali alimentavano il sacro fuoco di Roma, senza sonno né distrazione. Quando amplia il discorso non ottiene, a mio parere,l’effetto di trivializzare il pathos, né di allentare la tensione. Recupera così il riconoscimento della frase come icona complessiva e piacevole della letterarietà. All’uniformità discorsiva corrisponde una valida varietà ritmica, l’adozione di diverse sfumature della velocità relativa che assume di momento in momento lo scritto rispetto a un invisibile metronomo , con opportune interferenze dalla prospettiva semantica e stilistica. In altri termini non rinuncia affatto a uno stile esplicito e piano che costituisce così il suo punto di forza. Il manoscritto in decente stato conservativo, infelicemente incompiuto, fu ritrovato e custodito con gelosa diligenza da quell’inestimabile perla di francescano che fu padre Cipriano, noto anche alle pietre del rupestre borgo. S. E. Mons. Arturo, nostro brillante e dotto Vescovo, in una prefazione a un mio scritto illustra convinto che: “A me la domanda ha fatto sorgere dal lago della memoria un bellissimo aforisma della poetessa Alda Merini: "E così nascono i libri nell’amore, e così il libro, prima di nascere, Dio lo deposita in te come una manciata di fango che diventa luce. Domandano tutti come si fa a scrivere un libro: si va vicino a Dio e gli si dice: "feconda la mia mente, mettiti nel mio cuore e portami via dagli altri, rapiscimi!". Così nascono i libri. Così nascono i poeti." Il dottor Cifonelli, non nuovo a studi pregevoli e a pubblicazioni intense , col valido apporto della premiata biblioteca “S. Maria della Vigna”, animata da quell’impagabile persona e pio prete che è il fin troppo vispo e arzillo Don Pasqualino, oggi, generosamente ne fa, con semplicità, dono gradito al mondo della cultura e della divulgazione in centocinquanta fitte pagine con una magistrale, spesso elegante scrittura di commento, spalancando porte, portoni, sportelli e finestre su una cronaca interessante e intrigante, che vale la pena conoscere in dettaglio. Minuziosamente.
Giulio De Monaco