Potessimo chiedere a Totò, ad Eduardo de Filippo o a Luciano De Crescenzo, un giudizio rapido, sintetico e fotografico dei risultati raggiunti dalla locale amministrazione comunale di Teano, sono sicuro che risponderebbero così: “hanno fatto n’ammesca francesca”, laddove deve intendersi per tale un miscuglio indefinito d’ogni genere di cose, un insieme indistinto di generi altrettanto indistinti, riposti in maniera caotica, in disordine. La locuzione ha un’accezione chiaramente negativa, perché si riferisce al caos creato in un ambiente da persona o persone che agiscono senza regole precise, direi “a naso”. Ora il naso è parte integrante del senso dell’olfatto, e, dappoichè centinaia di filosofi ci hanno insegnato che i sensi ingannano, e tra questi l’olfatto è sicuramente quello più soggettivo e quindi già propenso a farlo di suo, non può che risultarne, alla lunga, un “gran casino”: e questo lo comprendiamo tutti, e con facilità.
Or dunque, a voler esaminare nei dettagli molti dei comportamenti della nostra attuale amministrazione, troveremmo subito corrispondenza con l’assunto, e per di più sarebbe facile anche individuarne i responsabili.
Il Sindaco, divenuto tale, a suo giudizio, per Volontà di Dio, come Luigi XIV di Francia o Carlo V di Spagna, pochi giorni dopo il suo insediamento dichiarò che la “sua amministrazione avrebbe fatto per Teano cose mai fatte negli ultimi trent’anni” e che l’avrebbe dotata di una Giunta che prevedeva al suo interno illustri professori universitari ed ex ministri.
L’avventura cominciò invece con una normale formazione composta dagli eletti nella sua lista, secondo un criterio già discutibile perché non tenente conto del suffragio ricevuto dai componenti designati, evidente segno di gradimento popolare, ma solo di eventuali competenze, a suo incontrastato giudizio, nel settore amministrativo relativo; e fin qui ci si può anche stare. Ma cominciavano ad essere già chiari i primi tremori di un delirio da onnipotenza. E questa non mancò ad evidenziarsi nelle lunghe sequele di programmi sempre più fantasmagorici che con grande varietà ci venivano sciorinati giorno per giorno attraverso una non velata collusione con diversi organi di stampa, surrogati da foto ed interviste a tutto campo.
Si restringevano così, e sempre di più, sia la visibilità che la possibilità degli Assessori di prodigarsi nelle deleghe ricevute; anzi la loro denunciata richiesta di maggior dialogo e di approccio democratico alle scelte autocratiche “du Roi” (l’Etat c’est moi) fu fatta passare per ignavia ed incompetenza, e fu la defenestrazione e l’ostracismo per i due assessori De Fusco e Natale. A queste, per encomiabile senso di solidarietà, seguivano le dimissioni volontarie di altri due assessori, Palmiero e Balbo, i quali in più occasioni e con pubblici appelli richiedevano una gestione meno allegra e più responsabile. E con loro quattro se ne era andato il 70% del risultato elettorale acquisito dalla lista D’Andrea! Alla faccia della volontà popolare; ma a tale prassi siamo abbondantemente abituati in un paese nel quale il popolo non elegge un Presidente del Consiglio non so da quanti anni.
E venne il covid-19 ed il Sindaco chiese aiuto responsabile alle minoranze: lo ebbe, ma quello che per Di Benedetto restò, come da accordi, limitato nel tempo e nelle indicazioni, per altri ha rappresentato un radicamento nelle file della maggioranza!
Allo stato pare sparita la figura del Vice-Sindaco, presentato dallo stesso Sindaco, all’epoca della prima composizione di Giunta, come un incrocio tra Camillo di Cavour e Metternich, tra il cardinale Mazzarino e Talleyrand: che ne è mai?
Ed ora si va avanti così: si è addirittura composta una giunta dalla durata “ad oras” per approvare delibere inderogabili, ed altre di durata appena appena più lunga; e vengono adottate delibere con due soli assessori più il sindaco, al limite del legittimo dubbio di legalità della cosa.
Nasce allora un altro dubbio, sulla esistenza “viva e vitale” di una maggioranza, attuale e magari pregressa, ma il suo capogruppo, “nei secoli fedele” , non pare porsi proprio il problema, relegando il suo ruolo a semplice portavoce del Sindaco; e si ha l’impressione di trovarsi soltanto di fronte ad una somma di sudditi plagiati dalla vanagloria o intimoriti dalle minacce di un monarca abile a far ricadere sugli altri colpe non loro.
Meraviglia, però, l’immobilismo attuale di coloro che con coraggio hanno dimostrato di poter realmente rappresentare una speranza di cambiamento, libera, autentica, coraggiosa per la nostra disillusa città, ormai periferia e nulla più. Il Sindaco continua ad affermare che la rivoluzione è in itinere e la responsabilità, sostantivo usato a sproposito, è il minimo comun denominatore che giustifica ogni azione. Coloro che criticavano apertamente la gestione del primo cittadino, tanto da portarli alle dimissioni, forse tanto torto non avevano ed il tempo ha restituito loro merito e onore, rendendo noto che la maggioranza, tanto declamata dal Sindaco, in realtà non è mai democraticamente esistita. Ed allora, se auspicio è necessario fare, li invitiamo a non disperdere la loro morale, i loro ideali di collaborazione partecipata; ad essere coraggiosi per essere credibili e far sperare in un futuro migliore. Si getti via ogni titubanza, perché agli ignavi la storia non ha mai riservato un dolce destino.
Più “ammesca francesca” di così!!!
Claudio Gliottone