Erano gli anni ’80 del secolo scorso o giù di lì, allorquando la Città di Teano era tutto un fermento di vita politica, sociale ed artistica. Vi si trovavano dei veri e propri cenacoli, dove gruppi di intellettuali o di artisti solevano ritrovarsi e conversare. E, dove giovani cronisti come il sottoscritto pendevano dalle loro labbra spinti dalla bramosìa di imparare, di incamerare esperienze e nozioni altrimenti sconosciute. Non eravamo dei tuttologi, e ne eravamo consapevoli, questo si. Al contrario di oggi dove imberbi sprovveduti addirittura si ergono a “governatori” di una Città che li sovrasta inesorabilmente per Gloria, Storia e millenaria Cultura. E, cosa ancor più greve, non se ne avvedono, anzi. Mi ritrovai, così, nel laboratorio artigianale di Gaetano De Biasio. Uomo schivo, umile dai gesti pacati e gentili degni dei più sensibili animi artistici. Era un artigiano del legno, diceva lui. Forse nemmeno consapevole appieno della propria maestria. Stava realizzando un violino. Si, proprio un violino. Un liutaio di Teano, insomma. Mi spiegava, così, la tecnica adottata, il legno da usare, le colle necessarie affinchè il suono risultasse musicalmente quanto più gradevole possibile. Il suo desiderio e, nello stesso tempo rammarico, era quello di non poter trasmettere ai giovani quell’arte. E, perché no, realizzare un laboratorio di giovani liutai. Volava alto il maestro Gaetano. Ecco, oggi, grazie alla nipote Ilaria, figlia di Anna, altra nostra artista raffinata, degna del padre Gaetano, possiamo ripercorrere le “Memorie di un pover’uomo”, una breve pubblicazione autobiografica postuma del maestro De Biasio.
Un maestro, si badi bene, non solo del legno, bensì anche dell’arte pittorica. Sue opere, esposte in diverse mostre personali, sono conservate oggi in collezioni private a Roma, Messina, Napoli, Latina, Providence e Miami. Nato negli anni ’30, il maestro ha vissuto, come tanti, momenti difficili: la guerra, l’occupazione, la liberazione, l’emigrazione. Nelle sue “Rimembranze”, con il suo linguaggio semplice, il maestro ci fa dono dei suoi ricordi d’infanzia e di gioventù. Ricordi che a buona ragione, possono essere annoverati in quelle che sono vere e proprie testimonianze storiche di come si viveva, a Teano e nelle sue Frazioni, la quotidianità, la guerra, la scuola e la penuria di mezzi. Nel leggere il libro, sembra di poter respirare a pieni polmoni e vivere l’atmosfera di luoghi a noi familiari ma lontani nel tempo, nella loro salubrità e semplicità. Il Ponte degli Svizzeri, prima abbattuto, poi ripristinato in ferro. La deportazione da parte dei tedeschi dei maschi e gli stratagemmi per sfuggire alla cattura. I soldati americani, gli inglesi, i francesi, le squadriglie aeree. Il Mulino del Sorbo e il palazzo del Barone Zarone a Versano. I viottoli di campagna e le scorciatoie per raggiungere a piedi le scuole che si trovavano solo in pieno centro di Teano. Atmosfere, luoghi dei ricordi ben impressi nella memoria del maestro Gaetano, forse inconsapevolmente riprodotte, poi, sulle sue tele. Una biografia postuma, insomma, quella di Gaetano De Biasio, che ci riporta ai quei cenacoli della Teano che fu.
Pasquale Di Benedetto