Che la politica sia la causa di tutti i mali della Nazione è un fatto certo e noto a tutti, quello che non sembra chiaro è che, per una collettività, puntare il dito contro un’intera classe politica è un po’ come puntare il dito contro se stessi dinanzi ad uno specchio.
Altra cosa forse non chiara è che i periodi di crisi e di stravolgimenti sono fisiologici nella storia di una società e che ogni singolo cittadino, politicamente attivo o inerte che sia, ha una sua parte di responsabilità nei disastri che si vengono a creare con il malgoverno.
Tale premessa ci porta a considerare che in linea generale siamo tutti più inclini a valutare i fatti in chiave politica e non analitica, a dare torto o ragione all’uno o all’altro schieramento, alla vecchia o alla nuova amministrazione, e ciò tiene un po’ tutti lontani da una lucida visione dei problemi reali.
A Teano, mentre ci si divide nell’attribuire colpe agli uni o agli atri politici, l’opinione pubblica sembra non tenere in minima considerazione che i problemi di bilancio affliggono tutti i comuni, non solo il nostro. Allo stesso modo, non si tiene conto del fatto che l’esito delle ultime elezioni amministrative ha generato una metamorfosi, dentro e fuori il Municipio, e le criticità di questa fase di transizione erano più che prevedibili.
Volendo sintetizzare l’attuale situazione del nostro ente, dovremmo considerare cinque posizioni contrapposte e quindi: l’amministrazione, la minoranza consiliare, la vecchia classe politica, i dipendenti comunali e la cittadinanza.
Da una parte abbiamo la squadra di governo, che certamente si sta dando un gran da fare ma che lamenta una contrapposizione strumentale e pretestuosa da parte delle opposizioni, denuncia la disastrosa eredità lasciata dai predecessori e accusa una parte dei dipendenti di immobilismo, inefficienza e, in qualche caso, di ostinato ostruzionismo.
Da un’altra parte ci sono i membri dell’opposizione, che reputano scorretti gli atteggiamenti della maggioranza, ritenendoli spesso irrispettosi delle regole.
Gli amministratori uscenti, invece, sentendosi continuamente sotto accusa, asseriscono che mai prima nessuno aveva scaricato alcuna responsabilità sugli altri in merito ai problemi contingenti, perché a loro dire, chi si propone di amministrare, implicitamente accetta lo stato dei fatti e sceglie consapevolmente di mettersi in gioco, quindi non può e non deve lamentarsi.
Poi ci sono i dipendenti, che giudicano presuntuoso l’atteggiamento di alcuni esponenti della maggioranza, oltre a lamentarne l’inesperienza e la mancanza di comunicazione con i dipendenti stessi.
In tutto questo, la cittadinanza, non può che essere divisa e confusa e, per quello che ne consegue, ovviamente anche insoddisfatta per certi versi.
In questo caos, tutti sembrano aver ragione o, almeno, le affermazioni di ognuna delle parti appaiono fondate.
La giustificazione a questo paradosso non può essere che una: tutti hanno in qualche modo ragione di lamentarsi ed ognuno ha, evidentemente, una propria parte di responsabilità per tali attriti.
Allora il problema riguarda senz’altro la comunicazione, il dialogo, il confronto.
Probabilmente occorrerà del tempo per la formazione di un certo equilibrio ma se, con un po’ di umiltà e buona volontà, ognuna delle parti si adoperasse in un sincero esercizio di autocritica e si sforzasse nell’essere più tollerante e comprensiva verso le posizioni altrui, si potrebbero fare significativi passi in avanti e ne godrebbe l’intera città.
Monsieur Travet