Il Messaggio sin dalla sua nascita ha avuto come scopo e intento quello di non esprimere una sola voce o una sola opinione ma di dare voce a tutti. Ad ogni ideologia, ad ogni convinzione, da quella apparentemente più assurda a quella più sensata.
L’obiettivo? Far sì che Il Messaggio fosse effettivamente il giornale della Città, che fossero i cittadini ad esprimersi attraverso il nostro Giornale.
Purtroppo, al di là di tutti gli sforzi compiuti, a partire da mio padre, passando per tutti quelli che gli sono succeduti, ci siamo dovuti arrendere all’evidenza che abbiamo fallito. Abbiamo fallito non per demerito dei vari Direttori o Collaboratori che si sono susseguiti ma per un nostro difetto congenito.
È evidente che siamo un popolo che non ama le critiche di nessun genere. Costruttive o meno, distruttive o no. Restiamo ancorati alla nostra esclusiva verità senza alcuna predisposizione all’autocritica, all’ascolto, o al voler ammettere anche il benché minimo errore. Ecco, noi siamo così.
Giunti a questa conclusione è inutile che ogni tanto qualcuno, a cadenza periodica, indichi il Messaggio come il Giornale di Teano, visto che sia le amministrazioni che si succedono – puntualmente – sia i Cittadini – altrettanto puntualmente – si rivolgono, legittimamente, ad altre testate giornalistiche.
Quando mio padre era il Direttore di questo Giornale c’erano critiche feroci nei suoi confronti mentre oggi Egli stesso viene indicato quale esempio per screditare agli occhi dell’Editore del Messaggio i Direttori che lo hanno sostituito. Prima è toccato a Sandro Pinelli, aspramente criticato e del quale mi veniva chiesta la rimozione dall’incarico di Direttore del Giornale in quanto, a detta di alcuni, “di parte”. Eppure i Collaboratori che aveva scrivevano sia contro che a favore dell’Amministrazione con cui era stato eletto mentre Lui non scriveva affatto di politica, né anticipava alcuna notizia riguardante il Comune.
Ora è il turno di Pasquale Di Benedetto, stessa accusa di essere “di parte”, stesse richieste di rimozione dall’incarico e anche davanti alle preghiere, rivolte loro sia da me che dal Direttore stesso, di far sentire, attraverso il Giornale, il loro punto di vista, la loro diversa visione, l’unico risultato è silenzio, assoluto silenzio e lamentele a più non posso. Le persone che ieri inneggiavano a Pasquale Di Benedetto per le critiche che riservava all’amministrazione D’Andrea sono le stesse che oggi lo denigrano per le critiche all’Amministrazione Scoglio. Ma Il Messaggio non è cambiato. Tutti avrebbero diritto di lamentarsi se il Messaggio fosse mutato e invece di criticare, oggi elogiare senza motivo. Criticava la vecchia Amministrazione, critica la nuova. Sono cambiati, forse, e dico forse, semplicemente, i posizionamenti di alcuni. Ci si dovrebbe sollevare e sentirsi offesi se le critiche fossero, infondate o false. Ci si dovrebbe risentire se il Giornale calunniasse questo o quello, se non assolvesse con onestà intellettuale al suo compito che è e resterà sempre quello di dare la notizia; una notizia vera e non un inciucio tanto per aumentare le letture. In ogni caso qualunque concetto esprimesse un articolo andrebbe comunque rispettato come un’opinione diversa dalla propria, da qual parte provenga, se non altro perché la linea editoriale rimane la medesima e la mancata condivisione di un pensiero altrui non fa dell’autore un reietto da condannare e mettere alla gogna nella pubblica piazza o insultarlo in qualche vicolo in modo da non essere visti o sentiti se non dalla propria claque senza avere la forza e il coraggio di utilizzare, per controbattere, gli strumenti propri di ogni giornale, a partire dalle cosiddette repliche. Quello che ci ostina a non voler comprendere è che Il Messaggio non è un sistema chiuso per il quale possono scrivere solo pochi eletti facenti parte di un fantomatico ristretto cerchio magico ma uno strumento utilizzabile da chiunque ne abbia il desiderio e che abbia qualcosa da dire. I commenti agli articoli non rispondono né alle esigenze della Città, né a quelle del Giornale, men che meno all’autore del commento.
Sono convinto che se mio padre tornasse in vita e riprendesse il suo ruolo di Direttore di questa testata – che insiste nel voler continuare, gratuitamente, da oltre venti anni la sua attività – riceverebbe le stesse identiche critiche che hanno ricevuto gli altri Direttori perché, diciamolo, a mio padre non è mai piaciuto tacere una verità, bella o brutta che fosse, piacevole o meno, gradita o non apprezzata. Per le ragioni che ho elencato, per il solo fatto di essere figlio di mio padre, per la mia caparbietà nel continuare quello che lui ha lasciato, seppur preso da molteplici impegni, da quelli lavorativi a quelli familiari, di tanto in tanto farò sentire anche la mia voce attraverso questo Giornale. Racconterò ciò che penso soprattutto dell’attività politica della nostra Città. Lo farò a modo mio. Sicuramente, con uno stile diverso da quello del Direttore. Sicuramente con la mia visione delle cose, che non posso garantire coincidente con quella del Direttore e degli altri collaboratori e lo farò con la convinzione che anche per questa strada passa la crescita culturale, sociale e politica di una Città.
Il mio primo pezzo, dopo un bel po’ di tempo che non scrivevo, è incentrato sulla candidatura del Presidente della Camera di Commercio di Caserta e leggendo i vari post e commenti riguardo all’articolo mi sono reso conto che siamo ancora vittime di un certo infantilismo politico, ma questo lo sapevamo già. Anche la tendenza a rinnovare completamente ogni compagine amministrativa elezione dopo elezione non è che l’espressione della nostra inadeguatezza e ingenuità politica. Tutti dimentichi del vecchio adagio “non si butta il bambino con l’acqua sporca”. Ma approfondiremo questo discorso in un prossimo articolo. Magari sarà spunto di riflessione per tanti di noi.
Siamo Teanesi, divisi in mille fazioni, per dirla con De Andrè: “ostinate e contrarie”. Tutti impegnati a giocare al gioco della politica ma permettetemi di dire con tanta umiltà che lo abbiamo giocato tutti male. Nessuno è esente da colpe. Né gli organizzatori delle liste, né gli eletti, né gli elettori – passati, presenti e probabilmente futuri – perché se così non fosse non ci troveremmo nelle condizioni in cui siamo. La cosa che più mi rende il boccone amaro è che le elezioni sono oramai ad esclusivo appannaggio di alcuni gruppi che di fatto governano la Città. Piccoli epicentri di potere al servizio di questo o di quel “padrino politico”. Marionette radiocomandate a cui non è chiesto altro se non servire chi gli ha consentito l’elezione. Fa rabbia la presunta inconsapevolezza di questi “padrini” della necessità di competenze che servono per esercitare il ruolo politico.
All’Amministrazione Comunale voglio dire: non ve l’abbiate a male per le critiche che riceverete. Fanno parte del ruolo. I giornali esistono per portare all’attenzione del lettore gli errori, le inadempienze ma, statene sicuri, anche i meriti se ne avremo l’occasione e vi posso garantire che la nostra ambizione è poter raccontare le cose mirabolanti realizzate da parte di qualsiasi Amministrazione, di qualunque origine politica fosse.
La candidatura del Presidente De Simone si discosta totalmente da questo sistema che trova il suo massimo splendore nell’incompetenza politica; quella incompetenza che è frutto di una presunzione congenita delle nuove generazioni: voluta fortemente a livello nazionale.
“Tanto basta che alzino la mano; meno comprendono meglio è.”: le più belle parole mai sentite.
Quello stesso modello che noi siamo stati sin troppo celeri ad importare nella nostra Città. Ci piace farci del male.
Siamo Teanesi e tanto basta.
L’Editore
Marco Guttoriello