Gentilissima ND Anita Garibaldi,
ormai mi trovo e vado fino in fondo. Dopo tutto cosa mi potrà mai accadere di più pesante del pacchetto di sanzioni invocate da parte del palazzo Municipale?
Mi sono detto: ho fatto trenta, faccio trentuno e così ho pensato di scriverla questa umile e certamente rispettosa lettera.
Cosa mai mi spinge a fare una cosa del genere, ad osare tanto? L’accontento subito: La grande curiosità.
Lei mi deve fare il santo piacere, mi deve svelare il segreto di nonna Costanza!
Ma è proprio vero che nonna Costanza raccolse la confidenza di suo nonno il Generale, a proposito dell’effettivo luogo dell’incontro? Ed è proprio vero che lei conosce questo posto e che non sarebbe né Teano e né Taverna Catena?
Non si fa così, donna Anita, sono anni che lei viene qui da noi, si fa le sue brave sfilate , si posiziona altera al centro del palco delle istituzioni e via a dichiarare eterno amore a questa città ed invece mogia mogia, lei teneva tutto questo in corpo? Perché non lo ha detto prima di accettare la cittadinanza onoraria di Teano? Qualcuno avrebbe dovuto ammonirla in quella cerimonia, prima di consegnarle il documento ufficiale: “Se lei sa dove si è effettivamente incontrato Garibaldi ed il Re Vittorio Emanuele, parli ora o taccia per sempre”. Ed invece allora non volle parlare e vorrebbe parlare adesso?
Eppure lei mi sta anche simpatica, ha un bel volto anche se con qualche smorfietta furbettina e mi è stata simpatica anche quando la segnalavano in quel di Vairano a dire le stesse cose che diceva da noi, ma con preghiera di non farne parola con nessuno. Un po’ ingenua però mi è sembrata quando a fianco della rivelazione del segreto di nonna Costanza, ha voluto aggiungere qualcosa che francamente contrasta del tutto con la clamorosa rivelazione; Non ha nessun significato il luogo esatto. Non è di guerre di paese che l’Italia ha bisogno. Ma di pace; non è il luogo che conta, ma la forza dell’idea di libertà”.Ma come? Lei prima mette zizzania affermando che sa dove si sono incontrati e poi non lo dice? Sono anni che le due cittadine confinanti si stanno fronteggiando per accaparrarsi definitivamente la paternità dell’incontro e lei non parla? Ma lei la pace come la vuole raggiungere seminando altri dubbi? Un semplice ragionamento, sempre se esiste davvero il segreto di cui parla, ci fa dedurre che un altro è il luogo fortunato. Quindi per 150 anni Teano e Vairano si sono scornati tra di loro per accaparrarsi la paternità dell’incontro ed invece da qualche altra parte c’è un paese che ha realmente ospitato l’incontro e nessuno glielo ha detto?
E’ tutto, molto ma molto paradossale! Ed io voglio alimentare questo paradosso e la supplico: ci dica dove si è incontrato Garibaldi ed il Re Vittorio Emanuele e facciamola finita, anche il terzo segreto di Fatima è stato svelato e lei dopo 150 anni vorrebbe tenere ancora questo peso sullo stomaco. Perché anche io ormai mi sono stufato, o ci dice dove si sono incontrati, secondo nonna Costanza, oppure devo supporre che lei, poiché era al termine di un banchetto, non era sobria quando ha rilasciato quella dichiarazione.
Mi scusi donna Anita, ho cercato di non mancarle di rispetto per il nome che porta, ho volutamente usato un linguaggio ironico e non serio per non andare oltre ma lei si faccia sentire, anche solo per inviare magari un comunicato in cui potrà dire che, la giornalista ha scritto il falso, che ha distorto il suo pensiero, che ha estrapolato la frase da un ragionamento più completo, insomma lei potrà far valere il peso del suo cognome su quello meno pesante di una cronista di provincia.
Oppure, ed ecco l’altro possibile colpo di scena, lei potrà affermare che non sono maturi i tempi per una simile rivelazione ma, che lo farà nei prossimi anni, scrivendo magari un altro libro di cui già immaginiamo il titolo “Il segreto di nonna Costanza” che potrà portare in giro per l’Italia in un susseguirsi di dibattiti ed approfondimenti sulla storia garibaldina e di nonna Costanza.
Le confermo il doveroso rispetto che si deve ad una Nobildonna e nel salutarla mi lasci sperare in una conclusione dignitosa per tutti, di questa spiacevole vicenda.
Suo
Antonio Guttoriello