Si aggrava sempre di più la situazione in Libia. Sono oltre mille i morti a Tripoli durante i bombardamenti sulla folla di manifestanti scesi in piazza per protestare contro il regime di Muammar Gheddafi. A riferirlo è il presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Comai) Foad Aodi, che e’ in costante contatto, da Roma, con alcuni testimoni in Libia. "Manca l’energia elettrica e i medicinali negli ospedali", ha riferito ancora Aodi, che ha rivolto un appello al governo italiano affinche’ si mobiliti ‘per un aiuto economico e con l’invio di medicinali in Libia. Il governo non rimanga in coma, sordo e cieco, alla rivoluzione che e’ in atto in queste ore’.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sta seguendo con attenzione le drammatiche notizie provenienti dalla Libia che riferiscono di un già pesante bilancio di vittime fra la popolazione civile. Il Capo dello Stato sottolinea come alle legittime richieste di riforme e di maggiore democrazia che giungono dalla popolazione libica vada data una risposta nel quadro di un dialogo fra le differenti componenti della società civile libica e le autorita’ del Paese che miri a garantire il diritto di libera espressione della volontà popolare. Viceversa la cieca repressione che colpisce in modo indiscriminato la popolazione non fa che allontanare il Paese da quel cammino di pace e prosperità necessario ad assicurare il benessere del popolo libico. Il Presidente Napolitano auspica pertanto l’immediata cessazione delle violenze e invoca una rinnovata determinazione negli sforzi volti a restituire al popolo libico la speranza in un futuro migliore.
I flussi di gas importato dalla Libia in Italia attraverso il gasdotto Greenstream avrebbero subito un rallentamento a partire da ieri sera e la situazione "è in peggioramento". Lo riferiscono fonti vicine al dossier, secondo quanto riportato dalla Staffetta Quotidiana, giornale specializzato sui temi dell’energia. Nei giorni scorsi di crescenti disordini in Libia i flussi sul Greenstream si erano mantenuti regolari e su livelli elevati, intorno ai 25 milioni di mc/giorno. "Il rallentamento di ieri sera potrebbe mostrarsi nei dati di Snam sulla giornata di ieri ancora in attesa di pubblicazione e probabilmente ancor più su quelli di oggi, che saranno pubblicati domani", spiega Staffetta. Nel 2010 la Libia ha fornito all’Italia 9,4 miliardi di mc di gas, pari a circa l’11% dei consumi nazionali.
"Sul fronte della sicurezza energetica un eventuale stop totale del Greenstream potrebbe non rappresentare un pericolo grave per il sistema italiano, almeno al momento. Sempre secondo i dati di Snam, infatti, esiste al momento margine per aumentare le importazioni dalla Russia, il che casomai potrebbe comportare un problema economico per gli operatori che non hanno ancora ottenuto rinegoziazioni dei contratti con Gazprom", spiega la Staffetta.
"Inoltre secondo gli ultimi dati della società di stoccaggio di Eni, Stogit, nelle riserve ci sono ancora oltre 3,8 mld mc. Insomma al momento una situazione critica parrebbe potersi configurare solo in caso di un picco di freddo di fine inverno accompagnato dall’interruzione di un’altra infrastruttura di trasporto", conclude il quotidiano.
Sara’ il cacciatorpediniere lanciamissili ‘Francesco Mimbelli’ a salpare dall’Italia per fare "da piattaforma per il controllo aereo nel sud del Mediterraneo". Lo ha riferito il ministro della Difesa Ignazio La Russa da Abu Dhabi, sottolineando che a partire non sara’ dunque la nave Elettra come in precedenza riferito. "Per motivi di logistica e tecnici", ha spiegato il ministro a margine della sua visita ufficiale negli Emirati Arabi, "non sara’ piu’ l’Elettra ma la Mimbelli a posizionarsi nel sud del Mediterraneo. Il progetto rimane uguale ma non aggiungo altro perche’ in questo momento credo sia opportuno mantenere un po’ di riservatezza. La Mimbelli e’ una unita’ multi-ruolo con un equipaggio di circa 400 persone". La Mimbelli, caccia torpediniere specializzata nella difesa aerea, partira’ dal porto di Taranto in giornata per posizionarsi nelle acque internazionali nel Sud del Mediterraneo.
Mentre al Jazeera riporta la notizia di nuovi raid aerei su Tripoli il leader libico Muammar Gheddafi è apparso ieri sera in televisione per smentire le voci che lo davano in fuga dalla Libia, sconvolta da giorni dalle proteste e da una violenta repressione, e riparato in Venezuela. "Vedrò i giovani in Piazza Verde. Per dimostrare che sono a Tripoli e non in Venezuela, e smentire le televisioni, questi cani", ha detto il colonnello, ripreso dalla televisione di stato libica nella sua residenza di Bab Al Aziziya, a Tripoli.
SAIF GHEDDAFI: NIENTE MASSACRI Sempre la tv di Stato ha smentito questa mattina le voci di "massacri" nel paese anche se dal mondo arabo (e dagli Stati Uniti) si moltiplicano le voci di condanna per la sanguinosa repressione organizzata dal regime del colonello. La tv Al-Jamahiriya cita anche Saif, il figlio del colonnello. Per Saif non è stato effettuato nessun raid su Tripoli o Bengasi ma l’aviazione ha bombardato "depositi di armi lontani dai centri abitati".
RAID PROSEGUONO, BILANCIO MORTI OLTRE 500 – secondo l’emittente araba al Jazeera l’aviazione libica sta effettuando nuovi raid su alcune zone della capitale Tripoli. Testimoni parlando di aerei e elicotteri in azione e di "mercenari" che sparano sui civili in città. A confermare il ricorso all’aviazione contro i civili è lo stesso ambasciatore libico in India Ali al-Essawi, che ieri si è dimesso. L’ambasciatore ha chiesto all’Onu di chiudere lo spazio aereo libico "per proteggere la popolazione" e ha aggiunto di poter confermare la presenza di mercenari nel paese. Nel frattempo l’ International Coalition Against War Criminals, una rete di organizzazioni non governative formatasi nel 2009 per monitorare il conflitto israelo-palestinese, riferisce che dall’inizio delle proteste, una settimana fa, ci sono stati 519 morti, 3980 feriti e 1500 dispersi. Il bilancio è riportato dall’emittente araba al jazeera.
IL MONDO ARABO IN ALLARME – La crisi libica mette in allarme il mondo arabo. Mentre hamas e l’Iran condannano le violenze contro i civili, la Lega araba convoca una riunione d’urgenza per oggi e l’Egitto rafforza i controlli alla frontiera. La riunione è prevista alle 17 locali (le 16 italiane) e si terrà a livello di ambasciatori dei ventidue membri dell’organizzazione. Il segretario della Lega araba, Amr Moussa, ha espresso la sua "estrema preoccupazione" dopo la cruenta repressione delle manifestazioni contro il colonnello Muammar Gheddafi in Libia, chiedendo di "interrompere tutte le forme di violenza". "Le rivendicazioni di tutti i popoli arabi che richiedono riforme, lo sviluppo e il cambiamento sono legittime", ha dichiarato Moussa in un comunicato. Il rappresentante permanente della Libia presso la Lega, Abdel Moneim al-Honi, ha annunciato le dimissioni dall’incarico unirsi alla "rivoluzione" e ha protestato per la "violenza contro i manifestanti" nel Paese.
L’egitto, intanto, ha rafforzato la presenza militare al confine con la Libia.
Gli Stati Uniti chiedono alla Libia di mettere fine a "un bagno di sangue inaccettabile": Lo ha detto il capod ella diplomazia americana, Hillary Clinton. "Il mondo osservata allarmato la situazione in Libia – ha detto – e gli Usa si associano alla comunità internazionale per condannare con fermezza la violenza. Il governo libico ha la responsabilità di rispettare il diritto universale del popolo… Bisogna fermare questo bagno di sangue inaccettabile". L’amministrazione Obama, ha proseguito la Clinton, "lavora intensamente con i suoi alleati nel mondo per far arivare questo messaggio al governo libico". Gli Usa nel 2008 hanno rinominato per la prima volta un ambasciatore in Libia dal 1972. Tra i deu paesi le relazioni diplomatiche
Anche l’Iran si e’ unito al resto della comunita’ internazionale nello stigmatizzare la repressione delle proteste di piazza in atto in Libia. Per Teheran, e’ l’ennesimo segnale del risveglio nel mondo islamico. "L’estrema violenza impiegata contro il popolo libico e’ inaccettabile", ha affermato Ramin Mehmanparast, portavoce del ministero degli Esteri iraniano, citato dall’agenzia di stampa semi-ufficiale ‘Mehr’. "Le notizie di attacchi dell’Aviazione sui civili e sulle zone residenziali, il massacro degli innocenti sono deprecabili e chiediamo alle organizzazioni internazionali di attivarsi per fermarli", ha aggiunto il portavoce. Mehmanparast ha quindi puntualizzato che "la Repubblica islamica considera la rivolta del popolo libico e le sue richieste giuste e coerenti con il risveglio islamico in corso nei Paesi della regione".
E’ pronto a decollare un aereo C-130 dell’Aeronautica militare per rimpatriare i primi cento italiani da Bengasi. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, in visita ufficiale negli Emirati Arabi Uniti. "Il C-130 decollera’ in mattinata e riportera’ a casa entro oggi i primi italiani da Bengasi", ha detto il ministro, il quale ha aggiunto che il suo staff sta preparando un rapporto da portare alla riunione interministeriale di questa sera con il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e il ministro degli Esteri, Franco Frattini. "Siamo pronti a ogni evenienza", ha sottolineato La Russa. Gli italiani che per motivi di lavoro risiedono in Libia, prevalentemente a Tripoli, sono circa 1.500. Il leader libico Muammar Gheddafi ha fatto una breve apparizione alla tv libica, apparentemente fuori dalla sua residenza a Tripoli, per smentire di essere scappato "in Francia o venezuela…Sono ancora qui (nella capitale", ha dichiarato. Oggi era stato il ministro degli Esteri britannico William Hague a rilanciare le voci che Gheddafi si sarebbe rifugiato a Caracas.
Questa la sequenza degli ultimi eventi in Libia dopo l’inizio delle proteste senza precedenti contro il regime del colonello Gheddafi, al potere da oltre 40 anni.
febbraio – Nella notte tra martedì e mercoledì la polizia disperde con la forza un sit-in antigovernativo a Bengasi, seconda città del paese e roccaforte dell’opposizione. 30 feriti. A al Baida, a 1200 km est da Tripoli, due manifestanti sono uccisi dalle forze di sicurezza.
febbraio – dopo duri scontri, sei persone sono uccise a Bengasi e due ad Al Baida. In giornata viene diffuso su Facebook un appello per scendere il piazza il giorno dopo in un "giorno della collera contro il regime". Scontri, feriti e arresti anche a sud di Tripoli a Zenten.
febbraio: Il bilancio della rivolta supera quota quaranta morti.
Duri scntri a Bengasi, dove viene incendiata la sede della radio. A Baida due poliziotti sono catturati dai manifesatanti, quindi impiccati.nella capitale continuano invece a scendere in piazza i sostenitori di Gheddafi. Il colonnello Gheddafi fa una breve apparizione in pubblico ma non fa alcun discorso.facebook non è più accessibile e le connessioni internet sono molto disturbate.
febbraio: Secondo Human Rights Watch oltre 80 persone risultano essere state uccise nei cinque giorni di contestazione. A Bengasi 12 persone sono state uccise dalle forze dell’ordinementre prendevano d’assalto una caserma. Sanguinosi scontri anche a Musratha, 200 km a est della capitale. La connessione a internet è praticamente impossibile.
febbraio: la contestazione si trasforma in aperta insurrezione nell’est del paese. Hrw para ormai di oltre 100 morti da martedì. Nella sola giornata di domenica 60 persone almeno sono uccise a Bengasi. Le autorità libiche annunciano l’arresto di una serie di stranieri arabi accusati di complottare per destabilizzare il paese.
A Tripoli gli avvocati organizzano un sit-in di protesta contro la repressione mentre la sede di una televisione e di una radio pubbliche vengono attaccate e saccheggiate. Il manifestanti attaccano anche posti di polizia e sedi dei comitati rivoluzionari. sfilano i sostenitori del regime e nella notte si scontrano con i rivoltosi presso la Piazza verde, nel centro città. In serata parla al paese Saif al islam, figlio di Gheddafi: Saif evoca lo spettro di una sanguinosa guerra civile ma promette riforme febbraio: HRW diffonde un nuovo bilancio. I morti sono oltre 230. Molti paesi occidentali si preparano a evacuare i loro cittadini mentre si diffonde la voce, non verificabile, di una fuga del colonnello Gheddafi. Nel pomeriggio, durissimi scontri a Tripoli: l’aviazione interviene contro la folla. Il bilancio dei morti supera quota trecento. In tarda serata Gheddafi si presenta in tv e smentisce le voci di fuga: "non sono in Venezuela". Dagli Usa il segretario di stato Clinton chiede di porre fine al "bagno di sangue".