Non c’è chiesa, angolo, casa, recesso, anche il più angusto di Teano che non conservi qualche reliquia del passato tipo i frammenti di colonne scanalate infisse nelle pareti della piazza di S. Pietro in Aquariis, vico Palombara o nei pressi immediati, eccetera eccetera, incluse in pareti sdrucite dal tempo e dagli spietati agenti atmosferici. Il passante spesso sosta, osserva, nota, medita, forse si emoziona, poi si rituffa nel contemporaneo, spensieratamente. Anche il longilineo campanile della monumentale, maestosa Chiesa dell’Annunziata conserva queste preziosità. Tra queste, che mi astengo dall’elencare, e perché svierebbe dall’assunto e anche per suscitare la curiosità del Lettore, che potrebbe andare a fare un’escursione visiva e se le scoprirebbe da sé in piena goduria, c’è una pietra , incassata nel campanile, sul lato di vico Tansillo che reca all’omonima Biblioteca. A prima vista non suscita interesse. A guardarla bene reca incisa una sorta di scacchiera, ancora niente di fenomenale. Si tratta di una riproduzione della cosiddetta tabula latruncularia alias da latrunculi pedine nere e bianche (dette anche calculi o calces) utilizzata dagli antichi Romani per un gioco tra due avversari su una scacchiera con un numero imprecisato di caselle. Si catalogavano in ordinarii e vagi e si spostavano in modo diverso. Il che ha fatto pensare a un’analogia con gli scacchi, vedasi l’egizio gioco del senet, ancora più ignoto nei procedimenti esecutivi. Chi restava senza pezzi o senza possibilità di mossa, perdeva.
Il gioco del senet era molto praticato da Tutankhamon e dalla grande sposa reale Ankhesenamon, alcune scacchiere del senet artisticamente intarsiate furono ritrovate nella dimora di eternità del Faraone dalla maschera d’oro. Con Nefertari consorte di Ramsete II il gioco acquista anche valore magico-simbolico, lo comprova il dipinto murale nella tomba della regina, scoperta dall’Italiano Schiaparelli e recentemente restaurata. La visione della scacchiera romana inserita nel campanile dell’Annunziata era diciamo deturpata da un annoso segnale stradale , successivamente in buona compagnia di un’indicazione di carattere telematico. Due sconci.
Ne tentai la rimozione, con l’aiuto prodigo di due baldi giovanotti della maggioranza. Promisero, si scalmanarono, addirittura volevano commissionare una tabella esplicativa in ottone. Feci fiasco e non ci pensai più. Recentemente , una tiepida sera di marzo mi ritrovai a chiacchierare con Franco Corbelli, splendido Amico di vecchia data. I raggi di una fantastica luna inondavano di una pioggia argentea i petali maiolicati della cuspide della torre campanaria. Il corso quasi deserto, l’atmosfera ovattata invitavano alla ciarla. Il discorso cadde sulla scacchiera. Franco volle vederla. Rimase affascinato. Gli contai anche la storiella delle due assurdità deturpanti che ben si notavano. Franco sussurrò con voce di raso: “Lascia fare, ci penso io”. Sogghignai stupidamente e promisi al deciso Ingegnere di fargli una statua nel mio giardino a cose fatte. Le due tabelle sono state felicemente rimosse, la scacchiera ora è libera e franca alla vista di chiunque. L’Ingegner Corbelli non mi ha corbellato.
Un grande grazie alla Sua pertinacia.
Resta ora il problema (mio) della statua in giardino.
Giulio De Monaco