Mio caro Direttore,
non me ne vorrai se continuo un poco sul tema canzonettistico aperto con il mio precedente articolo; in fondo molte canzonette, almeno quelle di una volta, hanno spesso un risvolto emozionale anche pedagogico ed ideologico.
“L’isola che non c’è” è stato un grande successo di Eduardo Bennato e tratta della famosa isola di Peter Pan, quella isola, appunto, che non c’è, non esiste se non nella fantasia. Ma è l’isola, secondo l’autore del libro, James Matthew Barrie, nella quale possono accedere, seguendo la “seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino” (come canta Bennato) solo i “puri di spirito”, quelli che con la loro immaginazione sono costantemente alla ricerca della felicità per tutti gli uomini. Solo loro, ingenui come i bambini, possono davvero sperare di raggiungere quest’isola, questo non-luogo, questa utopia politica; ma chi non ci spera è forse più stupido perché si condanna a non vedere orizzonti, a non saper guardare lontano. L’isola che non c’è è un mondo ideale che riflette desideri forse irraggiungibili, purtroppo sempre lontani dalla vita che ci scorre quotidianamente addosso.
Il brutto, invece, si ha quando esiste un “paese” che non c’è! E non abbiamo bisogno della fantasia di Matthew Barrie per sapere qual è questo paese che, in oltre settant’anni di cocciuta permanenza in esso, abbiamo visto svanire anno per anno, mese per mese, giorno per giorno fino a non esserci più.
Non v’è purezza di spirito che tenga: nessuno potrà mai raggiungere questo paese e sperare nella futura felicità dei suoi abitanti, e men che mai immaginarsi che possa lentamente realizzarsi e ritornare quello che era, tanti anni fa!
E’ svanito un sogno, un desiderio, una legittima aspettativa di civiltà, di modernità, di tranquillità, di comodità di vita, di ricchezza storica, di bellezza ambientale e naturale, di ricca socialità; tutte cose svanite nelle mire ambiziose e inconcludenti di una generazione poco preparata e nelle strategie personalistiche di maneggioni pseudo-politici che hanno saputo, specie in questi ultimi anni, impadronirsene e dirigere in maniera aberrante!
Bene stanno facendo, allora, gli abitanti di quelle frazioni che, illuminati fors’anche dal nostro più volte ripetuto “si salvi chi può”, si stanno organizzando per staccarsi dal “paese che non c’è” e passare a far parte di ben altre realtà cittadine. Bravi! Ma non dimenticate che anche voi, con le vostre decennali e immutabili scelte, avete contribuito a far sparire Teano. Non fraintendetemi, vi prego; ma quando la nave sta per affondare, i primi a scappare sono i topi.
Troppo facile fuggire: i veri uomini restano sulla tolda della nave finché non si è salvato anche l’ultimo passeggero.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
E ricordatevi Chi lo ha detto e perché lo ha detto, ben duemila anni fa!
Claudio Gliottone