L’encomiabile iniziativa del comitato spontaneo creatosi per restaurare l’edicola di San Paride posta sul Corso Vittorio Emanuele, e per la quale resta purtroppo in sospeso la rivalutazione per le ragioni che abbiamo già narrato, comunque vadano le cose ha già il grande merito di aver dato luce a quell’opera alla quale, forse mai come oggi, la città di Teano appare affezionata.
Mai come oggi, per la maggior parte delle persone, perché tutti la vedevano ma nessuno la osservava, pochi sapevano che raffigurasse proprio il nostro Patrono e quasi nessuno ne conosceva l’autore. Insomma, una riscoperta o addirittura una scoperta per tanti ed ecco che un altro pezzo della nostra storia ora è noto a tutti.
Così, grazie a questo spunto, andando a ricercare le origini delle cosiddette edicole votive, è venuta fuori (almeno per chi scrive) una simpatica e sorprendente verità storica tutta napoletana: non erano le lampade ad olio poste ai piedi di santi e madonne a vegliare su di loro ma i santi e le madonne poste a vegliare sulle lampade.
Infatti, nella metà del ‘700 a Napoli, era molto sentito il problema della sicurezza per strada nelle ore notturne, poiché, le lampade ad olio poste per illuminare le pubbliche strade e piazze, venivano puntualmente distrutte dai malfattori che così continuavano a poter delinquere indisturbatamente al buio più totale.
Tutto ciò accadeva fino a che, il padre domenicano Gregorio Maria Rocco, confidando nel profondo sentimento religioso che all’epoca interessava anche i criminali, ebbe la brillante idea di abbinare immagini sacre alle luci poste in luoghi strategici come incroci o pericolose zone di passaggio, ma anche semplicemente a delle candele fuori dalle abitazione. La strategia funzionò meglio di qualsiasi altro rimedio di pubblica sicurezza e così le edicole votive si diffusero numerose in tutta Napoli e successivamente nel resto del Regno, Teano compresa.
Lo stesso straordinario religioso, noto semplicemente come Padre Rocco, fu autore di innumerevoli opere di carità e di assistenza al popolo su ogni fronte. Ma era anche molto ben voluto da tutti i nobili e dagli stessi Borbone al punto da riuscire a convincere il Re Carlo III a costruire il mastodontico Ospedale dei poveri che ancora oggi resta forse tra le più monumentali ed antiche opera di carità al mondo.
Questa, in sintesi, la storia delle edicole votive e di una specie di Don Matteo del ‘700 ma realmente vissuto ed ancor più brillante di quanto potessero inventarsi oggi gli autori della fiction televisiva.
Gerardo Zarone