Caro Direttore,
avrei tanto voluto parlar d’altro, questo lunedì. Della risalita dei salmoni lungo i fiumi, per esempio, o della transumanza delle pecore in Abruzzo; financo di calcio, materia a me completamente sconosciuta, ma il tuo articolo di ieri giunge puntuale a sollecitarmi un intervento sulle poche cose che dell’animo umano mi pecco, ahimè, di conoscere, un po’ per professione ed un po’ per diletto di osservatore e, perché no, di incallito amante della “Storia”.
Mi pare evidente che la tua “doleance” nasca dal fatto che tutto il legittimo meccanismo preparatorio per le prossime elezioni si sia messo in moto senza nessuna partecipazione e, peggio, senza nessuna informazione fornita alla parte più interessata: il bistrattato popolo teanese. Questo ancor più grave visto che, grazie alla provvida lungimiranza di pochi, tra cui il compianto Antonio Guttoriello, esista un mezzo di informazione in tempo reale, perchè on-line, che tu dirigi ad alla cui Redazione mi onoro di appartenere. Allora, accogliendo con piacere un tuo criptico invito, proviamo a studiarne i motivi, ed i motivi dei motivi, perché “nihil ex nihilo”.
Prima di affrontare l’aspetto comportamentale politico, diciamo “di parte”, occorre esaminare quello diciamo soggettivo, legato all’essere intimo di ogni singola persona.
Qui scatta il primo ostacolo alla realizzazione di quanto tu, ed io e pochi altri con noi, vorresti. – “Ed io dovrei scrivere su quel giornale dove scrive Tizio e Caio, che non la pensano come me, che sono fascisti o comunisti o leghisti ?” – o quel che più ti aggrada per tacitarti l’animo. Quanta pochezza mentale! Come se Ernesto Galli della Loggia o Aldo Grasso o Giampaolo Pansa, che normalmente scrivono sul “Corriere della Sera”, si rifiutassero di scrivere le loro idee su “La Repubblica” o sul “Gazzettino Veneto”. Ma mi faccino il piacere, avrebbe detto quel signore di Totò.
Chiarito questo, passiamo ad esaminare i “motivi dei motivi” i quali, oltre il citato che ha più l’aspetto di una stupida scusa, portano all’oggetto della tua “doleance”, cioè alla voluta disinformazione dell’elettorato.
Orbene in questo nostro maledetto paese la “democrazia partecipativa” non ha mai preso piede perché non fa comodo a molti: alle famiglie che da decenni e decenni muovono le fila e manovrano burattini; a personaggi che hanno interessi da acquisire o da difendere; alla innata infingardaggine dei più; alla assoluta mancanza di spirito cittadino di solidarietà e di collaborazione. Allora il tutto si svolge nelle conventicole di case private, o nel “sancta sanctorum” di qualche sparuto residuo di partito, tirato fuori e rimesso a nuovo solo quando fa comodo, sovente gestito da uomini legati a quel consigliere regionale o a quell’onorevole, o a quello che “possiede ambo le chiavi del cuor di Federico”. La gente, l’elettorato, non deve sapere altro: deve solo saper votare la lista da loro preparata, ad occhi, cuore e mente chiusa; la sua “presenza politica” non esiste per la conoscenza e la partecipazione costante e determinante per ogni scelta, ma solo per quella croce che pone su un nome di chi è magari suo parente, o parente di qualcuno che un altro suo parente gli ha suggerito.
Una politica democratica (del popolo) che vive, diciamo così, per non più di quindici giorni ogni cinque anni. Ma mi faccino il piacere, avrebbe ribadito sempre Totò.
Perché tutto questo non avvenisse, caro Direttore, tu, io e pochi altri con noi si sono sempre battuti con tutti gli strumenti a loro disposizione, non escluso quelli direttamente politici, affinché questo elettorato passivo smettesse di essere tale e cominciasse a pensare, a partecipare, a parlare, a crearsi idee precise e valide, a pretendere di essere ascoltato. Ma invano,
Ora, nella lista dei probabili Candidati a Sindaco, hai voluto includere anche il mio nome, e lo hai fatto solo perché la lista Futur@, da me rappresentata proprio come candidato a Sindaco nel 2018, conformemente ai principi di vera partecipazione democratica, ha annunciato la sua ancora viva presenza e la sua disponibilità a collaborare con quanti a quei principi desiderassero aderire, nessuno escluso.
Devo però ufficialmente smentirti; mi sono interessato in maniera più che attiva di politica sin dai tempi del Sindaco Lerro e non ho fino ad oggi mai smesso. In questo mio iter sono stato consigliere comunale per quattro mandati, assessore per circa cinque anni in due amministrazioni diverse, sono stato consigliere provinciale ed ho anche corso il rischio di fare il Presidente della Provincia, io liberale, sostenuto da una parte della allora maggioranza democristiana, mi son fatto due candidature alla Camera e tre al Consiglio Provinciale, sono stato per cinque anni Consigliere Nazionale del mio partito, il Partito Liberale. Ho sempre portato nelle assemblee il nome di Teano ed a Teano ho fatto sì che venissero il Ministro dell’Ecologia, instaurato proprio in quella legislatura, Alfredo Biondi, nel 1984, alla inaugurazione della conclusa metanizzazione della città; il Segretario Nazionale del mio Partito, Valerio Zanone, e più volte il Ministro della Sanità Francesco De Lorenzo.
A tal proposito, perdonatemi, mi chiedo perché qualcuno che conta oggi molto più di quanto contassi allora io non abbia mai pensato di far venire a Teano Dario Franceschini, Ministro dei Beni Culturali ininterrottamente fin dal lontano governo Renzi. E questo nonostante proclamati (o millantati?) rapporti con lui da parte della nostra Onorevole Europea. Pensate quanto avrebbe potuto ottenere Teano per i suoi beni archeologici!
Nonostante la non più tenera età, nel 2018, ho sentito doveroso, proprio in virtù del mio costante interessamento politico e sociale, accogliere l’invito proveniente da alcuni consiglieri della maggioranza uscente ed ho accettato la candidatura, perché consona a tutti i miei principi,
I Cittadini di Teano hanno ritenuto che non ne fossi all’altezza.
Ho rispettato ed ancora rispetto il loro giudizio; e proprio per questo non posso chiedere loro che lo rivedano, Sarebbe una “diminutio” per loro e per me.
Ma non per questo smetterò di combattere da liberale per la mia gente, perché, come cantava Giorgio Gaber, :”la libertà non è star dietro l’angolo: la libertà è partecipazione”.
Di sicuro ci saranno molti che non comprenderanno o fraintenderanno per loro comodo tutto quel che ho detto sin qui.
E allora : ma mi faccino il piacere.
Ma questa volta, se non vi dispiace, lo dico io!
Claudio Gliottone
Carissimo Claudio,
mi spiace che il “…….mio articolo di ieri (15.01.22) giunge puntuale a sollecitarti….”. Anzi, ti dirò, non mi spiace affatto. Uno perché questo era il mio recondito intento (….criptico motivo). Ovvero stimolare un dibattito tra tutte le forze politiche che si accingono a governare Teano esponendosi alla luce del sole (e non nelle conventicole di case private….) a mo’ di “massonerie”. Due perché ogni Tuo intervento, come quelli di altri validi nostri Collaboratori, offrono spunti di riflessione e, perché no, utili per quella “scuola della politica” che oggi non va più di moda come negli anni ’60, ’70 e ’80. Oggi, a tratti, sembra di rivedere, per chi ha fatto (anche il servizio di leva obbligatorio…..ahimè pochi) quei tanto detestati “caporali di giornata”, i quali, solo perché dotati di un ridicolo “baffetto sulle spalline” si ergevano a padroni del mondo, muniti solo di saccenza, ignoranza e “omniscienza”. Il tutto solo grazie all’area di comfort e “protezione” fornita loro dalle mura della caserma (Teano). Una volta usciti fuori le mura, risultavano essere dei perfetti “nessuno” con tutti i loro limiti ed incapacità a vivere nel mondo reale. In quanto alla tua riflessione di chi, molto probabilmente afferma: “Ed io dovrei scrivere su quel giornale dove scrive Tizio e Caio, che non la pensano come me, che sono fascisti o comunisti o leghisti ?”, bene, ho l’impressione che, forse, tale scusante, altro non è che l’incapacità di confrontarsi, di dibattere, di affermare, di contrastare diversi modi di vedere, di teorizzare. Anche se, e questo lo afferma il sottoscritto, qualcuno, oggi, (ricordate gli anni ’60 e ’70) sta provando anch’egli “come sa di sale lo pane altrui e com’è duro lo scemdere e ‘l salir per l’altrui scale….”. Ovvero, allorquando si ghettizzavano, si umiliavano tutti coloro che non appartenevano al circolo di una certa “intellighentia”. Acqua passata. Tutto qua il nostro intento, quindi, caro Claudio, stimolare un dibattito che porti proposte fattive al fine di scongiurare un declino irreversibile per Teano. Un declino che non possono scongiurare certamente i “caporali di giornata”. O no?
Il Direttore