… con gran clamore il monte partorì un topo! Il vecchio detto latino pare coniato apposta per le sedute del Consiglio Comunale di Teano; in altre parole molto fumo e niente arrosto. Dei quattro punti all’o.d.g. uno è stato rinviato per la quarta volta per imperfezioni , uno non è stato trattato per assenza dell’interrogante, e due sono stati approvati dalla sola maggioranza: uno, l’approvazione del rendiconto dell’esercizio finanziario 2020, a dispetto di tutte le legittime osservazioni regolamentari avanzate dall’opposizione, e l’altro che avrà mandato in brodo di giuggiole il capo dell’amministrazione. Il conferimento della cittadinanza ordinaria al Milite Ignoto, perchè di quest’ultima cosa si tratta, è in verità una iniziativa che nasce dall’ANCI, l’Associazione nazionale del comuni italiani, ma che è lasciata alla discrezione delle relative Amministrazioni. La proposta, da qualunque parte provenga, va ben oltre ogni limite del buon senso storico, politico, umano e, credo, costituzionale. Perchè? Perchè la figura patriottica del Milite Ignoto rappresenta tutti, dico tutti, i cittadini italiani e a volte non, che sono caduti combattendo a Novara, a Custoza, a Goito, a Pastrengo, a Curtatone e Montanara, a Magenta, a Solferino e San Martino, a Mentana, all’Amba Alagi , a Caporetto, a Vittorio Veneto, a Tobruk, ad El Alamein, nel ghiaccio della Russia, nelle quattro giornate di Napoli, nelle battaglie della Resistenza, a Cefalonia. Quelli che sono morti a vent’anni per far nascere e crescere l’Italia, per darle un posto e dignità tra le nazioni, per farla riscattare dall’essere stata genitrice e vittima di ideologie totalitarie; quelli che sono morti a vent’anni per permettere a tutti, di nascere, di vivere, di lavorare, di creare ed ingrandire imprese lavorative, di fare e disfare famiglie, di avere mogli ed amanti, di far carriera politica, di fare il sindaco o il presidente della repubblica. E loro cosa hanno avuto in cambio? Una pallottola in fronte o una sventagliata di mitra nel petto; a vent’anni! Il rispetto sommo che meritano deve coincidere solo col ricordo preciso e costante del loro sacrificio; deve consistere nell’onorare la loro e nostra bandiera, e non permettere che diventi uno straccio appeso ad un pennone al fianco di un improbabile monumento a Garibaldi; deve consistere nello scattare ritti in piedi nell’ascoltare anche solo le prime note di un Inno nazionale, che deve abbracciare tutti, senza distinzioni ideologiche, e per farlo deve essere uno e uno solo, l’ Inno di Mameli, eseguito la prima volta a Genova nel dicembre del 1847, in tempi in cui l’impegno storico era uno solo, fare l’Italia, senza partigianerie. “Bella ciao” o “l’Internazionale” od anche “Il Piave” sarebbero evidentemente di parte e disunirebbero. Anche il solo rimettere alla decisione dei più disparati consiglieri comunali d’Italia, a cento anni dalla sua istituzione, la figura del Milite Ignoto significa sminuirne il significato, oltre che fargli correre il rischio di ritrovarsi in cattiva compagnia. Quando il Presidente Ciampi si accorse che stavamo dimenticando il nostro Inno Nazionale, non propose certo di conferire la cittadinanza onoraria a Goffredo Mameli ma ne incentivò la diffusione e l’uso, perchè fosse sempre più presente; e se oggi, anche sui campi sportivi, lo cantano a squarciagola tutti i nostri atleti, lo si deve ad un grande Presidente. Non strumentalizziamo un simbolo così serio, perchè dedicato alla morte di migliaia e migliaia di giovani incolpevoli italiani. Per onorarlo resti nei nostri cuori e non su una delibera appesa all’albo pretorio dei comuni di tutta Italia. Forse sarebbe stato bene distinguersi tra tutti questi altri, proprio noi che siamo il comune nel quale si concretizzò il sacrificio di tanti e nacque l’Italia Unita.
Sicuramente queste motivazioni, forse banali per qualcuno, vi sono sfuggite.
Pazienza.
Claudio Gliottone