La premessa.
Il grado di “Maresciallo d’Italia” fu istituito da Benito Mussolini nel 1924 per onorare Luigi Cardorna ed Armando Diaz, che erano stati i protagonisti della Grande Guerra; nel 1926 il titolo fu assegnato anche a Pietro Badoglio, corresponsabile della disfatta di Caporetto e, in seguito, della liquidazione dello stesso Mussolini e della vergognosa fuga, da capo del governo, assieme al re Vittorio Emanuele lll, a Brindisi. Per la cronaca il titolo fu abolito con Decreto del Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, nel gennaio del 1947.
L’ antefatto.
Il 5 novembre u.s., su segnalazione di allerta climatico emanato dalla Protezione civile, il Sindaco D’Andrea ordina la chiusura delle scuole; posta la notizia anche sul suo sito fb e dopo soli 17 minuti una signora, più realista del re, risponde con questa frase “I bambini amano il Sindaco”. Ci credo: io, quando andavo a scuola, avrei amato anche Belzebù, se solo mi avesse fatto risparmiare un giorno di contatto con dei professori che non avevano molto da invidiare al “plagosus” Orbilio di oraziana memoria. Ma questo è niente. Il grave è che il Sindaco, senza por tempo in mezzo, dopo soli 10 minuti, solerzia mai usata nel rispondere al suo telefono che sappiamo tacere completamente, risponde, sempre testualmente: “ed io amo loro…altrimenti avrei lasciato il paese alla deriva degli sciacalli che lo hanno divorato”!!! Parole DISONOREVOLI per lui, per il suo status, e per tutti i teanesi, nessuno escluso, da quelli che son vissuti prima dell’avvento del nuovo Messia, a quelli che ne son contenti e “lo amano”, e a quelli che non lo hanno mai fatto, e che men che mai credo siano disposti a farlo ora, dopo questa ennesima, spaventosa “caduta di stile”, degna di un dittatore del terzo mondo.
Le riflessioni.
Lo sciacallo è zoologicamente un canide del quale esistono quattro specie: ci piace pensare che il Sindaco, nell’affibbiare l’epiteto a tutti i suoi predecessori e contemporanei concittadini teanesi, abbia almeno pensato, secondo la umana regola latina del “parcere subiectis” (essere benevoli con i sottomessi), perlomeno alla specie definita “aurea”. E questo mi consola un po’. Ma non del tutto, perché, nel linguaggio comune, il termine “sciacallo” viene usato per indicare chi trae giovamento in qualche modo dalle sciagure altrui, avendo, la povera bestiola, la brutta abitudine di nutrirsi di carogne, cioè di animali che non ammazza direttamente, ma che sono stati già ammazzati da altri ed hanno già vissuto una triste avventura; in effetti sciacalli sono detti tutti coloro i quali approfittano di persone indifese, impossibilitate a reagire per i più svariati motivi e via dicendo, e ne traggono profitto con comportamenti al limite della legalità. Credo inoltre che l’uso di questo termine, da parte del Sindaco, sia stato fatto in perfetta consapevolezza, secondo “scienza e coscienza” e senza rispondere, a precisa domanda, a chi, in particolare, aveva intenzione di riferirsi: quindi a tutti, dando per acclarato il fatto che a Teano ci sono stati o ci stanno “sciacalli” che hanno divorato il paese! Allora ci vien da pensare innanzitutto alle memorie di Antonio Boragine, di Florestano Iannaccone, di Vincenzo Mancini, di Paride Lerro, di Guido Zarone, nel periodo dal 72° al 19° anno avanti Dino; e poi di Mario Toscano, di Raffele Picierno, suo zio diretto e sindaco per quasi quarant’anni, di Nicola Di Benedetto, fino al 5° anno a.D.; ed alle centinaia e centinaia di assessori, consiglieri comunali ed amministratori di altri enti locali, pubblicamente e democraticamente scelti dagli elettori teanesi. Tutti sciacalli intenti a “divorare il paese”, anche se, il nostro Sindaco, in un successivo post, ha dichiarato di non riferirsi agli amministratori del Comune… ma “a chi semina odio civile, a chi alimenta le lacerazioni di un paese che ha bisogno di risorgere……la critica a prescindere per opporsi a tutto crea fratture, e nelle crepe si nasconde chi ha saccheggiato la città dei servizi essenziali a vantaggio dei comuni limitrofi, chi ha interessi politici fuori Teano per cui vuole un paese diviso…”. In verità, in verità vi dico ( e scusatemi se uso un frasario che si confà più a chi ha destini messianici, che non a me), che era molto difficile evincerlo dalla criptica e laconica frase di risposta alla signora più realista del re. E allora scusaci, Sindaco, se non abbiam compreso: ma se il senso del tuo parlare è quest’ultimo, allora, come dice Manzoni, “anziché cercare lontano” dovresti “scavare vicino”. Voglio tuttavia dare un consiglio: perché non istituiamo anche noi il titolo di Marescia(ca)llo di Teano e lo consegniamo per primo alla memoria dello “sciacallo” Luigi Maglione, che ci ha donato il Museo, con tutto l’indotto ancora da sfruttare economicamente e culturalmente? Ma è solo un esempio: vedrai che ci sono molti altri che meritano una onorificenza simile. Basta impegnarsi a trovarli; a Teano per favore, non alla Regione Campania o nel resto d’Italia perché potrebbe configurarsi “l’interesse politico fuori di Teano” da te espressamente condannato e vituperato. O è già accaduto?
Claudio Gliottone