Caro Direttore,
come sempre “sul pezzo”, hai egregiamente chiosato le rimostranze (?) politico-amministrative dell’amico Guido Zanni, persona per bene e coerente. Ho messo il punto interrogativo (come si diceva un tempo e non il “punto di domanda” come si dice oggi, a sottolineare la crescente banalità progressista di cambiare le cose limitandosi a cambiarne i nomi) perché dette “rimostranze” son durante solo l’arco di un mattino e subito rientrate, senza “rimostrare” un beato salsiccio. E pare che a farle rientrare sia bastato un giro in macchina, ma di questa non si conosce il “tipo” e la “comodità” fatto assieme ad un “pezzo da novanta” della politica locale, della quale pare gestire tutto, gli uomini compresi, ahimè.
Il tuo articolo mi ha fatto correre la mente a quanto da me pubblicato nel lontano aprile 2009 sul giornale “Il Sidicino”: te ne propongo la pubblicazione perché mi pare rientri perfettamente a suffragare le costruttive “buone intenzioni” del caro Guido Zanni, ma dimostri contestualmente quanto siano dannose le “rimostranze rientrate”, soprattutto perché finiscono per legittimare proprio quello che volevano combattere.
Per favore, abbattetelo!
Un sesquipedale obbrobrio! Non si potrebbe definire diversamente quel disgustoso ammasso di cemento, ferro, tubi ed altro, eretto in Piazza Giovanni XXIII, “al centro” del “centro storico” di Teano, che, oltretutto, è andato a sostituire un non certo ben tenuto spazio di verde, ma comunque l’unico ancora esistente in città ad uso pubblico.
È una vergogna pubblica, un vituperio delle genti, un inutile, inservibile, inspiegabile, insostenibile monumento alla stupidità urbanistica ed estetica: non vi è nulla, ma dico assolutamente nulla che possa giustificarne la esistenza in sé, e la esistenza in quel posto meno che mai!
Qualche assessore nemico del verde, ma non dei verdi, lo stesso che ha fatto rimuovere dalla piazza Umberto le piante di ibisco, ci dicono sia stato il maggiore sostenitore anche dello smantellamento delle imponenti piante di magnolia ed altre che erano radicate in piazza Giovanni XXIII e della creazione del sesquipedàle obbrobrio di cui sopra. Gli hanno tenuto bordone il Sindaco Picierno, occupato più nelle vicende dell’edilizia privata che di quella pubblica e, supponiamo, la intera Giunta. Nessuna osservazione ha mosso la Sovrintendenza Ambientale di Caserta ed ha taciuto, diciamolo, anche l’opposizione.
Il risultato è stato lo smantellamento della sistemazione a verde, dove si intrattenevano felici i vecchietti del vicino ospizio, e la costruzione di quel mostro che invitiamo tutti a visitare, non fosse altro che per rendersi conto che l’orrido non ha limiti.
Per favore, abbattetelo.
Chi scrive vive in questo paese dal giorno della nascita, avvenuta sul finire della prima metà dell’ ultimo secolo del trascorso millennio, e pur avendone viste di tutti i colori, dalla localizzazione dell’edificio scolastico delle scuole elementari in un bellissimo parco con villa fino alla creazione di un monumento all’incontro tutto da interpretare, mai avrebbe pensato che si arrivasse a tanto.
Semplicemente perché non esiste un razionale, un motivo, uno scopo, un obiettivo, estetico o funzionale che sia, per aver sostituito uno spazio verde con un ingombrante mostro di cemento.
Per favore, abbattetelo.
E’ inutile, è ingombrante, è esteticamente diseducativo, è fastidioso; non serve ad un …cacchio!
Per favore, abbattetelo.
Chi scrive ha imparato dai padri liberali, dai quali ha succhiato pensieri come il latte dalla madre, quella grande virtù che è la tolleranza, perché non esistono solo virtù cardinali o virtù teologali, esistono anche virtù liberali; ma quello che avete fatto per creare quel mostro in piazza Giovanni XXIII è intollerabile. Manco Voltaire riuscirebbe a tollerarlo.
Per favore, abbattetelo.
Avete distrutto un territorio con le licenze produttive; avete distrutto l’assetto urbano della città; avete distrutto il centro storico: siete soddisfatti o avete qualche altra sorpresa in serbo?
Cari Sindaco, caro Assessore, cari amici della Giunta, fate un doveroso atto di contrizione, esprimete e materializzate un coraggioso atto di pentimento, mostratevi degni dei padri sidicini, degli uomini illustri che pure questo paese ha saputo esprimere:
Per favore, abbattetelo.
“Dio perdona tante cose per un gesto di misericordia…” (Manzoni).
Abbattetelo, per carità di Dio, per carità di patria, per carità verso gli anziani dell’ospizio che tutti i Teanesi amano ed accudiscono, e che sono costretti a vederselo di fronte non appena si svegliano al mattino!
Abbattetelo, e guadagnerete indulgenza davanti a Dio ed agli uomini Teanesi, che di buona volontà, soprattutto nel sopportarvi e nel continuare a votarvi, ne hanno proprio tanta.
Non ci mortificate più, ve lo chiediamo con il cuore in mano; avete gettato i nostri soldi per costruire il mostro, ma, tolleranti e pii, noi vi perdoniamo; anzi siamo disposti ad organizzare una colletta pubblica, ma per favore, abbattetelooooo!!!!.
Claudio Gliottone
(da Il Sidicino – Anno VI 2009 – n. 4 Aprile)