Le proteste e gli incidenti di Napoli sono un misto di tante pulsioni diverse, strumentalizzate dall’estremismo politico e criminalità. Ma sarebbe sbagliato credere e dire che ieri sera in strada a protestare contro De Luca e il suo invito al lockdown c’erano solo neofascisti, ultras e camorristi. Siamo sinceri. Chi manifesta non va santificato, ma nemmeno criminalizzato.
La rabbia nel nostro paese cresce davvero, e rischiamo altre esplosioni di malessere. Non c’è protesta senza qualcuno che soffi sul fuoco. La cosa più sbagliata è chiedersi soltanto “Chi c’è dietro?”. Perché è invece evidente chi c’è davanti. L’emergenza virus ha spaccato in due l’Italia, non parlo delle contrapposizioni politiche, bensì del tessuto sociale del paese, e della disuguaglianza che si è creata.
Ora che entriamo nel vortice della seconda ondata il racconto della politica non regge più. E nel disincanto nella nostra società le due grandi aggregazioni reagiscono in modo opposto: per una parte adesso è necessario e urgente arginare il vortice della pandemia; per tutti gli altri le nuove restrizioni sono la mazzata decisiva sulle speranze di ritrovare lavoro, ruolo sociale, dignità al di là dei sussidi e degli ammortizzatori sociali.
Molti si chiedono se davvero è stato fatto di tutto per prevenire o almeno attenuare questa seconda emergenza, e non ha torto chi risponde di no. Tutto ciò è la prova di una grande ingiustizia sociale, che è il motore scatenante della rabbia.
Sara Finocchi