Quando si arriva all’indifferenza il fallimento di un essere umano è completo. E’ vero che è talmente tanto il dolore del mondo che a volte non pensarci è un’autodifesa naturale che la mente produce per mantenere un po’ di sano equilibrio. Ma se questo diventa un atteggiamento dominante finisce col toglierci la capacità di empatia, la voglia di inseguire l’utopia di un mondo più giusto e più umano. Ci sembra di non potere fare molto per risolvere i mali del mondo, nè di poter amare, fuori retorica, chi neanche conosciamo, ma possiamo essere giusti, possiamo essere onesti, possiamo provare ad essere empatici per sentire in qualche modo la sofferenza altrui. Il male è anche mancanza di empatia prima di essere una scelta spirituale, l’umano lo conosce da sempre. Che nessuno tocchi Caino, serviva proprio ad avere memoria di quanto può essere profondo l’abisso che ci portiamo dentro. Ma anche di quanta ricchezza abbiamo a disposizione , come enti di natura dotati di logos, per poter ripartire paradossalmente anche da un punto di non ritorno. E’ il cristianesimo a mettere in luce il concetto di persona umana, dice Hegel, da qui la società come spazio racchiuso tra la massa e quella persone. Parliamo di uno spazio metafisico che va in crisi ,come tutto ciò che in quanto astratto, dopo Heidegger , il contemporaneo codifica come inautentico. La società di fatto, a partire dalla stigmatizzazione della Thatcher sembra essere evaporata, c’è l’individuo e c’è la massa acefala. L’ottimismo può ripartire dopo aver conosciuto il pessimismo cosmico e quindi ontologico anche ? Per Agostino il male è soltanto assenza di bene, non lo dota di una struttura ontologica propria. E’ questo un pessimismo di tipo morale. Noi abbiamo la possibilità ma anche il dovere di impegnarci per il meglio, perché il mondo è ciò di cui di esso facciamo. Non possiamo non sapere , dopo Fichte , che la realtà dipende dal nostro agire. Il nostro pensare va tradotto in azione, siamo al mondo per questo, ripeteva ai suoi studenti a Jena tutte le domeniche mattina , in un’aula universitaria sempre gremita di giovani speranzosi. La realtà è il luogo della possibilità-per Fichte- è così che ci si adopera per cambiare le cose in meglio. Nel 1989 s’impone l’opera di Francis Fukuyama “il trionfo dell’economia di mercato su scala planetaria”. La tesi di fondo è la fine della storia, si compie la libertà di tutto e di tutti. Dopo i totalitarismi genocidari arriva l’ottimismo? Essere liberi in quel momento è sembrato possibile abbracciando quell’unica via percorribile per raggiungere il progresso umano , non si è avuto contezza che la storia siamo noi come luogo delle possibilità e che anche il negativo serve; serve alla dialettica del movimento umano , per poter raggiungere la vera emancipazione , l’IO di Fichte senza non IO imputridisce. Dire che la storia finisce è eternizzare il reale , nonostante sia distopico e irrazionale. Se non c’è più la storia c’è solo la natura e la natura è il mondo dato, che va accettato così com’è. Oggi viviamo disincantati, senza più progettualità , il presente è un destino eterno, che non può più contenere alcuna utopia. Siamo in una gabbia d’acciaio, come la chiama Weber, in cui gli ergastolani sono distratti da un euforico pseudo divertimento, sulla giostra perennemente funzionante della società dei consumi. La nostra felicità non è prevista : chi è felice non consuma. L’ottimismo militante di Fichte andrebbe ripreso in considerazione, la realtà stessa è speranza ma non intesa in senso cristiano, o perlomeno non solo, ma come possibilità sempre aperta. Come il non ancora divenuto, dice Ernst Bloch . Il presente è un giacimento di possibilità che possiamo tradurre in termini concreti . Essere positivi , essere ottimisti è forse il vero atto di ribellione. Le cose non cambiano da sole, siamo noi a doverci spostare incarnando una progettualità il cui cammino è inarrestabile , non conosce mete definitive così come insegna la storia dell’uomo e lo stesso linguaggio che la dice. Il 99% dell’umanità non trae beneficio da questo sistema, come fai a parlare di pari dignità . La pace non è il voluto, l’America, la Russia, la Cina sono imperi che non possono tollerare la vicinanza di altri imperi, lo avevamo già visto a Cuba , lo vediamo adesso in Ucraina, per quanto l’informazione tenta di decontestualizzarla questa guerra; Non è più una guerra collocata nel tempo e nello spazio, ma in un contesto emotivo voluto da una certa propaganda che tenta di normalizzarla questa guerra , facendo dello stesso conflitto un tema politicamente corretto . C’è un sapere funzionale all’ordine del potere economico imperante, una sorta di sovrastruttura ideologica-che chiamiamo pensiero unico- e che serve a dominare quanto con la ragione e col dialogo potremmo produrre a nostro vantaggio. Il potere non ama il dialogo, bisogna diffidare di chi impone la verità con la violenza, o di chi nega diritti ai dissidenti. Il registro semantico del premier Meloni : sono una donna, sono una mamma, sono cristiana, si è svuotato di ogni possibile significato. Cutro ha segnato il momento dove poter porre in essere quell’enunciato gridato a squarciagola : la verità è ciò che riesce a negare ciò che la nega , non è un punto di vista. Del resto chi non sa dirigere comanda. Le parole sono nidi di vipere, si maneggiano con cautela, definirsi underdog , per vantarsi di essere UNA che si è fatta da sola, è stato un azzardo, non si è tenuto conto che nel confine del significato del termine , c’è la realtà del combattimento clandestino tra cani, che non evoca esattamente una bella immagine, soprattutto dopo l’inchiesta giornalistica sulla mamma della premier che ha fatto molto indignare i sedicenti democratici di destra , che per lo stesso motivo chiedevano la testa di Renzi ( politico a mio avviso che ha segnato la fine di ogni possibile sinistra). E’ stato facile spacciare i gilet gialli francesi come disordine sociale, in un attimo sono spariti dai Tg , è bastato filmare qualche cassonetto bruciato e qualche vetrina andata in frantumi per derubricare istanze fondamentali per consentire una vita dignitosa a una porzione di umanità in disordine vandalico. Questo è un tempo storico in cui si odiano le persone che vengono oppresse e si ama quelle che opprimono. I dissidenti quando non si riescono a tacitare in altro modo, vengono integrati dal sistema che ne fa degli standard distruggendo gli anticorpi necessari alla democrazia, che non può fare a meno del pluralismo. Il giornalismo , oggi è propaganda, non assolve più al compito di diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia. Questo è un compito che in Italia abbiamo affidato a Crozza e a pochi altri comici. Essere disobbedienti è necessario a una società che si dice libera , anche storicamente le cose più terribili, come guerre, genocidi, schiavitù, sono sempre state frutto dell’obbedienza e non della disobbedienza. Ce l’hanno fatta i nostri nonni, con la 5’ elementare, a disobbedire e noi non riusciamo a liberarci dall’antro platonico? Qualche domanda dobbiamo pur farcela se ci ritroviamo a vivere in un paese dove ci vuole più coraggio a essere onesto che a fare il delinquente. Siamo tutti adepti di una nuova religione , il relativismo, che con il pretesto della massima tolleranza conduce a facili manipolazioni. Se tutto equivale niente vale. Questo finto egualitarismo, con le sue finte intenzioni, porta dritto al disincanto, al deserto del nichilismo. Pasolini amava ricordare ai giovani che i santi, gli eremiti, ma anche gli intellettuali, quei pochi che hanno fatto la storia, sono quelli che hanno detto di no. Non sono certo i cortigiani o gli assistenti dei cardinali ad aver lasciato segni epocali. Certo è che il rifiuto per funzionare e passare alla storia doveva essere grande, totale, assurdo per lo spirito del tempo, non di buon senso ma scandaloso. Scriveva: “ho nostalgia della gente povera e vera , che si batteva per abbattere il padrone senza volerlo diventare quel padrone”. Oggi conosciamo l’epigenetica , sappiamo che il sociale si fa biologico, che dal tessuto delle nostre relazioni , cambia il nostro genoma. L’epigenetica ci dice che siamo tutti interdipendenti . Il nostro spirito ha un rapporto stretto con le nostre cellule, siamo relazione molto più di quanto riusciamo ad intuire, non possiamo stare bene in un mondo disgregato , che ha derubricato la persona ad individuo . L’indignazione contro le ingiustizie del mondo dovrebbe essere una postura naturale che ci appartiene perché l’epopea umana racconta di chi prima di noi, ne ha fatto una ragione di vita, non può che far parte della nostra coscienza . Eppure l’uomo moderno non avverte più questa istanza , le idee muoiono storicamente per i neoliberali, sono le sinistre stesse a dire che Gramsci e Marx non valgono più niente , per poter congedare il comunismo e accogliere il neoliberismo. Il progressismo delle nuove sinistre sta nell’occuparsi di sempre nuove minoranze ( che meritano certo di essere riconosciute ) lasciando abbandonata a se stessa la classe lavoratrice, le cui istanze non sono più ascoltate da nessuno. Se la sinistra è dalla parte del dollaro e delle banche, non c’è più dicotomia tra destra e sinistra, non c’è più pluralismo . C’è un nuovo partito unico liberista, euroatlantista ,che fa finta di litigare su principi e ideologie ma di fatto del salario minimo, dell’inflazione che taglia stipendi già fermi all’anno zero, dello smantellamento della sanità pubblica e della scuola non si preoccupa più nessuno , se non a turno a chi tocca fare opposizione, giusto per screditare chi governa. Il mondo sembra pensare che gli interessi del mercato finanziario vengano prima delle persone . L’emergenza dell’economia è in realtà permanente, la stessa guerra in corso in Ucraina è stata imposta al popolo italiano,non scelta . E’ una guerra potenzialmente atomica , la nostra opinione dovrebbe contare. Il mercato sovrano è l’unico vero paradigma a guida dell’occidente. E lo stato difende questo e non la scuola, la sanità, il sistema sociale, questo governo più di sempre toglie ai poveri per dare ai ricchi. Stiamo di fatto privatizzando la sanità, gli italiani spendono 40 miliardi di euro per curarsi e nessuno mette mano al recupero dei 90 miliardi di evasione fiscale, si farebbe molto male a qualcuno che a differenza dei poveri è complicato mortificare. Si fa un uso pubblico della storia, molto fastidioso, ma anche scorretto. I politici dovrebbero riconoscersi nella costituzione , sono gli storici che hanno il compito di cercare le sfumature. Il tentativo in atto è quello di passare da una memoria condivisa ad una che vuole equiparare . Come fai a equiparare il bilancio da bancarotta del fascismo in Italia-ha lasciato un paese in macerie con 500.000 morti- e con il resto del mondo che ci trovava esecrabili. Questo ha lasciato il fascismo in Italia, cosa vuoi equiparare. Cogito Ergo Sum è detto alla prima persona singolare, sono io che penso, ogni uomo sarà un’isola, un UNO, non c’è più la comunità, non c’è più il logos greco, che forse più di tutto va tradotto con “ calcolo sociale”. L’uomo che oggi opera e lavora lo fa a suo vantaggio sul resto del mondo, questo è stato uno dei motivi che fa da battistrada ai totalitarismi , che approfitteranno del vuoto di senso di questi nuovi individui facilmente manipolabili. Lo spirito del nostro tempo ha cancellato il contemplativo, l’uomo moderno perde lo spazio dell’interiorità, lo stesso agire politico non gode di buona salute, non discutiamo più lo lasciamo fare ad altri. Abbiamo lasciato agli altri persino il compito di pensare , con un ripiegamento totale sul privato che è deleterio. Così riduciamo la nostra vita a darci da fare, a riempirci di cose inutili, senza mai agire veramente come direbbe la Arendt. Ma siamo veramente solo questo ? Siamo diventati solo gene egoista? Siamo solo lotta per la sopravvivenza ? O siamo anche altro? Davanti al magnifico affresco della Scuola di Atene di Raffaello, l’uomo sembra essere molto più di questo : è un concerto di intelligenze e di amicizie, in una postura etica del mondo che celebra il sapere umano e la conquista del bello della filosofia . La Scuola di Atene ricorda la nostra grandezza, quella della mente abitata dall’idea di sofia. La vera urgenza del contemporaneo è quella di un uomo migliore. Il nostro essere homo sapiens ci ha fatto essere una specie invasiva, prepotente che sta impattando sul mondo come nessun’altra specie , senza renderci conto che saremo noi ad essere spazzati via e ce lo saremo meritato anche. Il cambiamento climatico non distruggerà il pianeta ma si libererà di noi come se non vi avessimo mai messo piede. Vogliamo chiedere ai dinosauri ?
ANNA FERRARO