Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta . Alla sua gestione . All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare, senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgominatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo. In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare. A questa antropologia del vincente, preferisco di gran lunga chi perde. E’ un esercizio che mi riesce bene e mi riconcilia col mio sacro poco. Questo è Pier Paolo Pasolini, che come tutti quelli che vengono troppo presto, restano poi sempre attuali. Cosa risponderebbe oggi Pasolini a un diciottenne che gli chiedesse: chi è Silvio Berlusconi? Il modello è quello dell’uomo solo al comando, dell’uomo brillante e vincente, ma come spiegare al diciottenne del 2023 che non sarebbe propriamente un modello da perseguire; il nostro tempo riconosce come valido solo ciò che vince e lo codifica per buono proprio in quanto vince . Non si potrebbe non dire al diciottenne che Berlusconi è un personaggio che ha contato molto nella storia italiana degli ultimi 30 anni. E’ stato l’uomo della grande scalata, un politico di primo piano, un presidente di calcio, un imprenditore dell’editoria, dell’edilizia, delle tv commerciali. E’ stato il presidente del consiglio più longevo dell’Italia repubblicana. Ha attraversato gli anni della guerra fredda, del pentapartito, ha fondato la seconda repubblica e la sua nuova partitocrazia. Si parla di ventennio berlusconiano, che di certo evoca quello ben più noto, perché l’Italia ha una sua patologica smania di ricerca del leader , dell’uomo forte che la sappia guidare. Dal 1994 al 2011, vince tre volte le elezioni in maniera sontuosa, nonostante sia l’immobilismo il vero trait d’union dei suoi governi. E’ stato un imprenditore abile, astuto, spregiudicato e talmente persuasivo da convincere quelli che non ce l’avrebbero mai fatta che la colpa fosse di chi stava peggio di loro e non di chi sottraeva il futuro ai loro figli , invitati a tagliare i freni inibitori per potersi realizzare in quella Milano da bere , in cui a bere erano solo quelli che potevano permetterselo. Si è sempre mosso in uno spazio di parziale legalità , che lo portava alla continua ricerca di agganci, amicizie utili, condizioni politiche favorevoli. Con Craxi stringe legami molto stretti, il suo è un partito sociale che guarda a destra, che sceglie di sostituire l’operaismo e la cura per la fascia debole, col successo, con lo sviluppo a timbro neoliberista. Craxi modernizza il partito socialista verso un atteggiamento di spregiudicatezza, quello della Milano della fashion week , perdendo di vista tutte le istanze per cui la sinistra era la sinistra. Berlusconi non nasce ricco, la sua fortuna viene dal mondo dell’imprenditoria edilizia e fin sui primi capitali investiti c’è una lunga narrazione sulla loro dubbia provenienza. Ma noi italiani siamo brava gente, di fronte a uno di noi che ce l’ha fatta, per giunta così simpatico e volitivo, che racconta anche simpatiche barzellette, ma perché mai indignarsi e poi quale statista si era mai sognato di prenderci in considerazione, che sarà mai il berlusconismo : la morte degli ideali? La morte della legalità? La morte della forma? La fine dei limiti, della giusta misura ? della giustizia? Delle singole leggi ? del valore dell’onestà? La morte della buona educazione e dell’istinto primordiale a non arrivare passando sul corpo degli altri ? La fine del rispetto per le istituzioni? La valorizzazione dei vizi? Della dissipazione e dell’incestuosità? Il diciottenne lì in ascolto, è molto meno turbato di me, è nato in una società già edipica, che ha già rinunciato alla vera bellezza delle parole che Dante fa dire a Ulisse ; per la sua generazione non contano già più le virtù e la conoscenza , la stessa scuola che doveva educarlo alla vita gli chiede competenze, non di essere una testa pensante. Dopo gli anni di piombo e di una grave crisi economica internazionale, cosa c’era di più facile che accogliere il piacere, il godimento, il consumo fine a sé stesso , l’edonismo . Sono gli anni della P2 , la loggia massonica di Licio Gelli, è lì che Berlusconi cercherà i buoni contatti per realizzare quel successo ormai a portata di mano . Siamo negli anni 80 c’è la politica liberista reaganiana, c’è il thatcherismo nel Regno Unito; i tempi sono maturi, il mondo spinge verso le privatizzazioni, la cosa pubblica deve lasciare il posto a quella privata, i privilegi stanno per diventare diritti e i diritti vengono disegnati come privilegi . Le parole contano e conta anche come le si abita, il liberismo non è il liberalismo, il linguaggio è uno strumento potente perché performante , questo il vincente lo sa e il capitalismo lo sa ancora meglio. Tutto sarà consumo, tutto sarà divertimento, si realizza il vietato vietare del 68 , la figura del padre evapora , lascia il posto al papi ,ormai il problema non è più Berlusconi in sé ma il potenziale Berlusconi che si è insediato in ognuno di noi. La rivoluzione liberale promessa non l’ha mai realizzata, i problemi veri dell’Italia si sono incancreniti . Non abbiamo certo risolto la questione femminile, solo perché abbiamo un premier donna, non abbiamo mai messo mano ai problemi dei giovani , sono 12.000 i ragazzi costretti a lasciare l’Italia ogni anno , il welfare è completamente distrutto, l’ossimoro è che togliamo ai poveri per dare ai ricchi. Non cancelliamo i vitalizi che sono una vergogna tutta italiana, ma il reddito di cittadinanza , che ha tutta l’Europa . La scuola , la sanità con una spesa ridotta a zero sono collassate sotto una finta modernizzazione, che favorisce il privato, scavando un abissale divario tra ricchi e poveri che non era così aspro dal dopoguerra. E’ un genio nel capire le passioni umane, i desideri, le voglie degli italiani, riuscendo ad incarnare al meglio tutto il peggio che c’è dentro di noi . Lo stato noioso, serio, bigotto, va rinnovato, le istituzioni vanno vilipese, se fossero ancora sacre non ci sarebbe posto per il conflitto d’interesse che scivolerà indisturbato sulle nostre teste per 20 lunghi anni. Con il berlusconismo il potere d’acquisto del denaro sembra andare ben oltre la sua reale quotazione di mercato, lui compra tutto , anche le persone assumono la forma merce come qualsiasi altro bene di consumo . Le sue tv trasmettono sesso, sport, divertimento , le immagini delle sue festicciole private fanno il giro del mondo , il profilo concettuale della donna ne esce devastato, annullando anni di lotte femministe, volte a un’ emancipazione che dopo i bunga bunga sembra sempre più lontana. Anche le politiche del calcio diventano spettacolari ,saltano tutte le regole non scritte del calciomercato. L’enorme flusso di denaro altererà tutto, i prezzi dei giocatori lieviteranno a dismisura , creando una nuova geografia del mondo degli affari. Il successo di Berlusconi è qui che si colloca , in quel nodo che trasforma i vizi in virtù . Quei vizi tanto demonizzati dalla corrente neoidealista dei film di Mario Monicelli, Comencini, Scola, che li stigmatizzano come mediocrità italiana, diventano di colpo motivo di vanto. Crea un nuovo partito che per la prima volta , nella storia della repubblica parlamentare, servirà a realizzare i sogni del suo ideatore. Forse è un primato che va condiviso con Craxi, che ha avuto il torto di venire troppo presto, i tempi non erano ancora maturi. Costruisce un centro destra alleandosi al nord con la Lega di Bossi e al sud con Alleanza Nazionale di Fini, ( nemici giurati tra di loro ) che riporta gli ex fascisti al governo , sdoganati dalla svolta di Fiuggi, le cui acque saranno anche famose per la diuresi ma non sono poi miracolose come quelle di Lourdes. Evoca un comunismo già morto e sepolto per mano sua, fingendo una vittoria che non c’è mai stata. Quella era la sinistra già neoliberale, non per niente le privatizzazioni in Italia sono state fatte dai governi Prodi, Amato e D’Alema . Certo il presidente della commissione per le privatizzazioni , come il megadirettore di Fantozzi, non era facilmente reperibile, si chiamava Mario Draghi e fu lui a salire sul Britannia ( il famoso yacht messo a disposizione dalla regina Elisabetta ) a garanzia dei governi di sinistra, per servire l’argenteria del nostro paese ( fu questa la famosa espressione usata da Draghi ) ai migliori offerenti stranieri. Non ha mai mantenuto ovviamente le promesse fatte , non abbasserà mai le tasse, non diminuirà mai il debito pubblico, non semplificherà la macchina burocratica. La sua tanto vantata liberal democrazia si realizzerà di fatto in un monopolio assoluto. Sulle sue gambe ha camminato un’ egemonia culturale che ha letteralmente bombardato l’Italia anche grazie alla voce incessante di personaggi di rango, sottratti spesso alla Rai, che ne tessevano le lodi più per piacere che per dovere, facendoci rimpiangere oggi un padrone che nonostante tutto era forse migliore dei servi che ha creato. Col suo populismo ha fatto da battistrada alla Meloni, a Salvini, ma anche ai vari Calenda e Renzi, che ad oggi ci appare come un Berlusconi che non ce l’ha fatta. Si diceva vittima della magistratura, ma senza Mani Pulite la sua scalata politica non sarebbe neanche cominciata. Sono decine i processi da cui uscirà per scadenza dei termini, per vizi di forma; resta la sentenza Dell’Utri a dire che per 20 anni Berlusconi avrebbe pagato la mafia. Il parlamento che vota Ruby come nipote di Mubarak ( una escort marocchina come nipote del leader egiziano) credo resti in assoluto il momento più basso della storia del parlamento italiano. Sarà pure indiscussa la sua abilità come imprenditore ma 60 leggi ad personam avrebbero giovato anche ai più inetti affaristi. I numeri, grandi alleati nella sua scalata , saranno anche il motivo che lo metterà all’angolo : saranno i 500 punti di spread a fermarlo. Quello stesso mercato da lui tanto invocato a sua difesa boccerà ufficialmente tutti i disordini della sua vita privata. I giornalisti stranieri parlano di fallimento politico, economico e morale dell’Italia berlusconiana, mentre noi italiani intercediamo presso Sant’ Ambrogio, per una beatificazione veloce : santo subito. Per onestà intellettuale al diciottenne in ascolto dovremmo dire che la cultura del narcisismo seminata dal berlusconismo, è pericolosa, l’IO è messo al centro del mondo ed è il resto del mondo a ruotare attorno all ‘IO . E’ ormai un IO che non contempla più l’altro, che non ha più contezza di essere l’altro dell’altro . La portata devastante di questo spostamento antropologico non è facilmente percepibile , ne abbiamo visto il pericolo reale quando pochi giorni fa due ragazzi influencer, per immortalare le loro prodezze, hanno provocato la morte di un bambino. Il dibattito pubblico non li ha condannati completamente, non ha trovato l’accaduto del tutto inaccettabile. Tante mamme sanno che anche i loro figli sono potenziali o aspiranti influencer , si tende a giustificare, a collocare la cosa in un incidente come un altro. Dobbiamo tornare a pensare, non c’è azione razionale senza pensiero razionale, dopo di che fare l’influencer può essere si un mestiere come un altro ma solo se si ha la consapevolezza che non è vero quel messaggio pubblicitario che dice : tutto il mondo intorno a te, quello è il mondo perverso da cui fuggire e non quello a cui aspirare. Caro mio diciottenne, che Berlusconi abbia cambiato l’Italia è innegabile, certo che per me lo ha fatto in peggio, ma questo è un giudizio e come tale vale limitatamente alla mia coscienza. Tu continua ad inseguire i tuoi sogni, nonostante tutto, nonostante chi ti ha preceduto abbia fatto di tutto per bruciare la terra sulla quale avresti dovuto realizzarli quei sogni. Non dare ascolto a chi ti dirà che il figlio del falegname deve fare il falegname, il primo uomo ad andare nello spazio è stato Yuri Gagarin, era figlio di un falegname e di una contadina che non avevano rinunciato a sognare.
T’insegneranno a non splendere. E tu splendi invece. Non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere , alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento col sentimento. E allora taceranno: il loro castello di ricatti , di violenze, di menzogne crollerà. Pier Paolo Pasolini.
ANNA FERRARO