La strada che conduce a S. Antonio aveva un tempo tutt’altro andamento. Dall’Orto del Vescovo (Viale Italia) tirava dritto, parallela al vallone, per
La vecchia strada continuò tuttavia a essere praticata e lo fu fino a non molti anni addietro. Durante la guerra, quando il ponte fu minato, e dopo il crollo del ponte verificatosi nei primi anni del sessanta fu parzialmente riutilizzata come variante. Oggi è in gran parte interrata e sepolta dai rovi.
All’acqua dei Piccirilli la strada superava il rivolo con un ponticello dal quale ancora oggi si biforca la strada che porta verso S. Reparata. Proprio all’inizio di questa seconda strada c’era una minuscola sorgente, da pochi anni essiccatasi, dalla quale fluiva un filo d’acqua che si buttava nel rivolo attraversando la strada.
Il nome di Acqua dei Piccirilli deriva da un’antica pratica magico-religiosa, descritta dal Broccoli in Teano Sidicino: “ Un’antica tradizione ci narra che i bambini tuffati in detto fonte prima di compiere gli anni sette di loro età, ne uscissero liberi affatto da qualunque infermità.
…I ragazzi si dovean vestire del meglio, che avessero, e dietro la cerimonia di una tale lavanda, i panni dovevano colà lasciarsi come quasi dedicati. A questo apparato non mancava del cibo, che opportunamente si dovea preparare. …Mons. Giberti nel 1680, ne interdisse affatto l’uso; e dall’ora prosegue a portare il nome di acqua scomunicata.”
Queste notizie erano già state pubblicate nel 1745 da Pratilli (Della Via Appia) con la precisazione che anche gli avanzi del cibo e le stoviglie dovevano essere abbandonati presso il “ fonte superstizioso “ insieme agli indumenti dei bambini.
Il rito teanese trova forti analogie in consimili pratiche di culti arcaici, certamente precristiani, in uso fino a tempi molto recenti nella vicina Ailano e presso Venafro, sui quali ha pubblicato un apprezzabile studio Domenico Caiazza nel vol. dell’Archivio Storico di Terra di Lavoro.
Dell’antico culto teanese è sopravvissuto solo il toponimo di Acqua dei Piccirilli, riportato dal Pratilli e dal Broccoli come Acqua delle Creature, che ai più ricorda soltanto l’abitudine dei ragazzi, in voga fino agli anni sessanta, di fare d’estate il bagno in quel tratto del rivolo, in un piccoli invaso creato da un cannizzo che sbarrava il corso dell’acqua. Era forse questa l’inconsapevolezza postuma rivincita dei Piccirilli del ventesimo secolo sull’interdetto di Mons. Giberti, un vescovo pio, di grande zelo, al quale non sfuggì il pericolo per la fede e per i costumi del protrarsi di quella pratica di superstizione.
“ Il Messaggio” Anno I – N. 1 Giugno 1998