Nel moderno lessico industriale dicesi “pendolare” il lavoratore o lo studente che quotidianamente lascia la propria residenza per raggiungere il posto di lavoro o quello di frequenza scolastica. In epoca penta stellare il sostantivo ha allargato la sua accezione includendo anche i tanti stranieri che mensilmente lasciano la propria residenza all’estero e vengono in Italia per ritirare, “attortamente” diceva un caro amico anch’egli politico, la quota del loro “reddito di cittadinanza”. In epoca di scatafascio amministrativo, nella nostra città, potremmo definire Pendolari i consiglieri comunali di maggioranza che molto frequentemente lasciano il proprio mandato in Giunta, per passare ad una fantomatica opposizione interna, e poi ritornano con la coda tra le zampe a rifarne parte. La motivazione comportamentale dei primi tre, lavoratori, studenti e stranieri, la comprendiamo bene: motivi di lavoro, di studio e di interessi economici di facile acquisizione. Quello che non riusciamo proprio a comprendere, o meglio, a palesare, sono le ragioni dei quarti: i consiglieri comunali di maggioranza! Ai tanti usciti e poi rientrati se ne è aggiunto, proprio di recente, un altro, per il momento, e sottolineiamo momento, soltanto uscito: il consigliere Pierluigi Landolfi. Una persona seria, un fedelissimo portavoce del Sindaco, tanto da riconoscerne molti svarioni, ma di sostenerli comunque a spada tratta, mettendoci comunque la faccia; capogruppo consiliare, tuttavia dalle scarse qualità diplomatiche e mediatrici. Alla fine per lui aveva sempre ragione il suo Guru. Importante e imprescindibile premessa, questa, prima di analizzare le relative dichiarazioni delle parti e di suggerire delle soluzioni, compito che ci è “dovuto” come normali cittadini di questo travagliato paese e poi come rappresentanti di una parte politica scesa in contesa elettorale, nel 2018, in posizione avversa e con programmi ben diversi da quelli promessi e non mantenuti dalla parte vincente. Il succo dell’atteggiamento assunto dal Landolfi potrebbe apparire tutto nel seguente periodo tratto dalla sua lettera di dimissioni: “Una città come la nostra avrebbe bisogno di partecipazione e discussione, invece due o tre persone decidono il destino del paese tenendo fuori dalla gestione il resto della maggioranza”. Se di questo è convinto il nostro, ci saremmo aspettati una presa di posizione più decisa e intransigente molto tempo prima, almeno quando altri consiglieri di maggioranza hanno avuto il coraggio di uscire e sbattere la porta con veemenza. Ha impiegato più tempo per arrivare alla stessa conclusione, ma senza, finora “concludere” un beato salsiccio; così faccio contento un mio lettore residente in Piemonte al quale piace particolarmente questa mia colorita espressione. Subito arriva la risposta del Sindaco il quale accusa il Landolfi di aver operato, all’interno della Giunta, un vero e proprio ricatto pretendendo una destinazione diversa di una somma di 90 milioni; del tipo “o mi approvate questa delibera o me ne vado” (solo dalla Giunta, s’intende!). Immediata la replica di Landolfi: “Il punto è un altro ed è tutto politico. Sono mesi che la maggioranza consiliare non si vede per discutere e trovare soluzioni per risolvere i problemi della città… Amministrare una città significa immaginare percorsi comuni, aprirsi per trovare anche insieme alla società civile le soluzioni agli infiniti problemi che affliggono la nostra città. Invece la gestione politica dell’amministrazione è nelle mani di pochi, intimi e sodali… Si continua ad amministrare con arroganza nei comportamenti, senza condividere niente e con scarsi risultati. Questo non è più tollerabile e credo sia giunto il momento di una verifica politica che non può più attendere”.
Dalle tardive riflessioni del Nostro si evincono varie cose:
- La prima è che un regime monocratico (il sindaco papa e re) gli andava bene; un triumvirato no!
- La seconda, che si è finalmente accorto dello sfacelo amministrativo, politico, comportamentale, ideologico, morale e sostanziale, ambientale ed umano, al quale lui ed i suoi accoliti hanno portato la nostra città.
- La terza è che spera che il suo attuale comportamento possa giovare a cambiare le cose. E via di questo passo.
Sono cose che, al tempo della diaspora verso l’opposizione di De Fusco e Palmiero, aveva compreso anche la sua parente Balbo, la quale, ritornata sui suoi passi proprio in virtù della dichiarata parentela con lui, oggi stranamente non condivide più. Come non mi pare condivida, oggi, la parentela che va in altra direzione. Allora accenno delle rapide ma non fantasiose conclusioni: le dimissioni in un gioco di continui avvicendamenti tra chi lascia per poi ritornare non è più sufficiente a dimostrare una posizione di distanza, seppur tardiva, dalla maggioranza: ciò che i cittadini chiedono è solo serietà e chiarezza, altrimenti si tratterebbe del solito inganno che nulla ha a che fare con gli interessi generali. E non vorremmo che a generare ulteriore “pendolarismo” fosse il fatto che ci troviamo alla vigilia di assunzioni di personale comunale, le cui modalità di espletamento lasciano chiaramente presagire vere, proprie e programmate “pastette”. Un solo ultimo appassionato e razionale consiglio: smettetela una volta per tutte con queste plateali manfrine ed abbiate il coraggio di porre fine in maniera decisa e totale a questa tristissima esperienza amministrativa. Dimettetevi tutti; riguadagnate la vostra dignità perché riconoscere l’errore e continuare a perpetrarlo pur nell’insana speranza di correggerlo è farina del diavolo.
Basta, per carità di Dio. Basta.
Abbiate pietà di noi! Andatevene a casa!
Claudio Gliottone