Teano – L’attività amministrativa è concentrata nelle mani di pochissime persone. L’assessore Pierluigi Landolfi si è dimesso. Esce dalla giunta ma resta in consiglio comunale, senza alcuna delega. “Una città come la nostra avrebbe bisogno di partecipazione e discussione, invece due o tre persone decidono il destino del paese tenendo fuori dalla gestione il resto della maggioranza”. Questa in sostanza la ragione con cui l’ex assessore ha comunicato al sindaco la propria decisione di lasciare l’esecutivo sidicino. L’impressione è che la scelta di Landolfi potrebbe essere solo l’inizio di una nuova stagione di “resa dei conti” all’interno del gruppo di maggioranza guidato dal sindaco Dino D’Andrea. Così scriveva un Quotidiano locale on line (Paese News).
Al di la della cronica assenza di Politica, per la quale non abbiamo più argomentazioni né di carattere etico, né filosofico, né sociologiche, alla luce dei capovolgimenti di fronte, dimissioni, revoche e nuove nomine, l’occasione ci è ghiotta, proprio grazie alle dichiarazioni dell’Assessore dimissionario, (che riportiamo volutamente per onor di cronaca), per cercare di “interpretare” e “decodificare” le motivazioni di un fallimento amministrativo inconfutabile. Ovvero, il “peccato originale” dei neofiti amministratori della Città di Teano. Neofita, ovvero quel militante sorretto dall’ardore della recente adesione a un’ideologia, a un partito, a un movimento letterario. Questo ardore, però, ha bisogno della cognizione di causa di ciò che si va a fare e ciò che si va affermando ed essere, naturalmente, conseguenziali. Ora, Egr. Assessore, quando Lei afferma, lagnandosene, che: “Una città come la nostra avrebbe bisogno di partecipazione e discussione, invece decidono due o tre persone il destino del paese tenendo fuori dalla gestione il resto della maggioranza”, sempre riferendoci a quella “cognizione di causa”, nel Suo bagaglio umano, politico o professionale, cosa intende per “partecipazione e discussione”? Le faccio un esempio. Quante volte si è sentito in dovere, o ha ritenuto opportuno rendere “partecipe” o “discutere” delle cose della politica nostrana con questo Giornale? Quante volte si è sentito in dovere, o ha ritenuto opportuno rendere “partecipe” o “discutere” o “informare” i suoi elettori su questa o quella decisone o iniziativa della Sua (A)amministrazione? Sa come potrebbe essere inteso questo modus operandi? Atteggiamento da “puzza sotto il naso” o, peggio, di dispregio, di preconcetti. Sa, Egr. Assessore, questo Giornale, Organo indipendente, apartitico, aperto a tutto e a tutti vede le firme di “blasonati politici”, e non, abituati a ben altre battaglie, affrontate, dibattute, discusse, contrapposte, anche attraverso gli Organi di Informazione. Mai piegati supinamente agli “ordini e ai veti dall’alto”. Perciò, vede Assessore, le Sue ufficializzate lagnanze sono poco credibili, anzi patetiche e chissà finalizzate a che cosa. Qualora, anche questa volta, saremmo incorsi in una incauta errata interpretazione del Vs. modus agendi, attendiamo una più articolata argomentazione sulle “due o tre persone che decidono il destino del paese tenendo fuori dalla gestione il resto della maggioranza”. Naturalmente facendone nomi e cognomi e le modalità con cui questi decidono il “destino del paese”. Sa Assessore, il “paese” (come lo chiama Lei sminuendone l’identità di Città) non è composto solo da quattro Consiglieri Comunali, bensì da circa 13.000 abitanti che devono subire le decisioni di quei quattro Consiglieri Comunali e, perciò, hanno il diritto (diritto!) ad essere puntualmente informati. Cordialità.
Pasquale Di Benedetto