In un panorama già reso straziante dalla crisi economica e da tutte le conseguenze che da essa derivano, assistiamo quotidianamente all’ennesimo scandalo riguardante questo o quel personaggio che, con o senza il nostro consenso, viene pagato profumatamente con i nostri soldi perché dovrebbe risolvere e non aggravare i problemi della gente. Purtroppo, invece di reagire, la maggior parte di noi procede rassegnata all’aggiornamento delle innumerevoli liste nere di gente corrotta: finanzieri, banchieri, imprenditori, funzionari, politici (persino quelli che combattevano Roma ladrona!!!), tecnici. Così come corrotti risultano essere spesso anche coloro i quali dovrebbero vigilare ed impedire tutta questa corruzione.
Di fronte a tale scenario, la cosa più facile ed immediata che viene da pensare è che davvero non c’è possibilità di salvezza, che tanto sono tutti uguali, che nulla può cambiare. In riferimento a tale ultima affermazione, mi viene in mente il contenuto di alcuni manifesti, appiccicati un po’ di tempo fa per le strade di Napoli, su cui ho molto riflettuto e che sintetizza esattamente la natura del problema: “Se ci convincono che nulla può cambiare, NULLA CAMBIERA!!!” Fino a quando continueremo a credere che tutto quello che ci succede intorno non ci riguarda e che non possiamo fare nulla per cambiarlo, continueremo a disinteressarcene, contribuendo in maniera responsabile al disfacimento etico, sociale ed economico del nostro paese. Non a caso ho indicato il valore etico come primo e pregiudiziale rispetto agli altri. Anche se sull’argomento sembra che nessuno voglia più tornare, il vero problema da affrontare (e che di riflesso risolverebbe anche gli altri) è quello legato all’onestà – affidabilità delle persone.
Una cosa è certa: se ci troviamo nello squallore di oggi, significa che, tra le persone che hanno preso le scelte che incidono sulla vita di tutti noi, di oneste non dovevano essercene tante. E che dire se nelle persone che ricoprono posizioni di responsabilità si incontrano, come spesso accade, disonestà e incompetenza! I risultati disastrosi di una tale miscela esplosiva sono sotto gli occhi tutti. E allora, che fare? Come è possibile uscire da un simile scenario? Credo che nessuna ricetta possa prescindere dalle persone. C’è bisogno di uomini nuovi, seri, onesti e competenti. Ma soprattutto, c’è bisogno di giovani, altrettanto seri, onesti e competenti, oserei dire “normali”, e tentare di affidare loro la gestione delle scelte di interesse generale. Da più parti ed in maniera strumentale, viene mossa l’obiezione che i giovani e le persone nuove, pur essendo dotati di idee innovative e di grande entusiasmo, non hanno la necessaria esperienza per ricoprire incarichi di responsabilità. I fatti, purtroppo, ci hanno dimostrato che l’esperienza accumulata dagli uomini di potere in tutti questi anni è servita soltanto ad affinare le tecniche per frodare i cittadini. E se così stanno le cose, ben venga una nuova classe dirigente del tutto priva di “esperienza”, che sappia affrontare i problemi reali della gente. In questa ottica, al di là di tutte le analisi possibili, credo vada interpretato il risultato delle recenti elezioni amministrative, che ci dice (in maniera più o meno uniforme, anche se con differenze di natura territoriale) che la gente è stanca davvero. E quando uso questo aggettivo, non penso a quelle “moinelle” che, di tanto in tanto, si fanno per strada, giusto per far vedere di essere contro il sistema, quanto, piuttosto, al fatto che la soglia di sopportazione dei cittadini è stata abbondantemente superata.
E ritorno ai giovani, alle persone nuove, a quelle che si dice siano troppo oneste per fare certe cose, a quelle che da tutta questa situazione sono le più penalizzate. Se si vuole salvare ancora qualcosa, è arrivato il momento di farsi avanti, senza ulteriori tentennamenti, senza muoversi nel sottobosco delle strategie in attesa del momento propizio per farsi avanti, senza avere paura di giudizi pungenti o di brutte figure. E’ solo grazie alle nostre paure, ai nostri tentennamenti, al nostro disinteresse che i burocrati del potere hanno sempre consolidato i loro sistemi di controllo, temendo più di tutto le nostre competenze, le nostre intelligenze, la nostra capacità di organizzazione, grazie alle quali è possibile sconfiggere qualsiasi dinosauro, anche il più forte e spaventoso. Quello che sto cercando di dire è che non esistono sfide che non si possono vincere o progetti che non possono essere realizzati, purché sostenuti da un autentico e motivato impegno civile e di servizio. Quale sintesi dei miei pensieri, mi piace citare le parole di uno scrittore uruguayano (Eduardo Hughes Galcano), da me conosciuto per caso un po’ di tempo fa e riportato in questi giorni alla ribalta da un programma televisivo di cultura: “L’utopia è come l’orizzonte! Cammino di due passi, e si allontana di due passi. Cammino di dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile! Ma allora, a cosa serve l’utopia? SERVE PER CONTINUARE A CAMMINARE”….!
Giovanni Scoglio