Uomo, classificazione biologia:
- REGNO animale
- CLASSE mammiferi
- ORDINE primati
- FAMIGLIA ominidi
- GENERE homo
- SPECIE sapiens
Salve.
Fate assieme a me un salto indietro di 2,5 milioni di anni. Solo da qualche migliaio ho cominciato ad alzarmi in piedi e a camminare su due zampe: sono l’homo erectus ! Comincia qualche dolore alla schiena, perché il mio peso grava tutto sulle ultime vertebre lombari; ma le cose peggioreranno tra qualche milione di anni, quando alle sollecitazioni della stazione eretta si aggiungeranno quelle delle macchine, seduto come sarò per lunghi tragitti, e dei computer che mi costringeranno per ore nella stessa posizione. Intanto sto cominciando a liberarmi dai peli di una pelliccia che mi rendeva ancora simile agli altri animali come me; non vi dico che ho un poco di freddo, forse prima o poi ci sarà qualche altra glaciazione. Ma che importa? Per proteggermi dal freddo scuoierò qualche leopardo o, meglio, qualche visone ( è più elegante), e coprirò di nuovo la mia cute rosea e fresca di pelli e peli strappati ai miei parenti che non hanno saputo evolversi e liberarsene come me.
Mi sto allenando a muovere il primo dito delle mani, il pollice, per arrivare ad opporlo alle altre dita, così da poter usare qualche attrezzo. Mi costruirò subito un’ascia di silice, cosi potrò più facilmente uccidere gli altri animali non evoluti e, perché no, anche qualche altro homo erectus che mi sta un po’ sui maroni o qualche femmina che non vorrà sottostare alle mie voglie. Ma in questo diventerò specialista duemila anni dopo della venuta di un tizio che predicherà, stolto, pace e amore.
Sto diventando un homo habilis e potrò fare tante cose. Ho imparato ad accendere il fuoco: è bello, è caldo, ed ha il gran merito di distruggere tutto. Forse un giorno mi sarà utile per appiccare incendi alle imprese che non pagheranno il pizzo o alle baraccopoli degli immigrati.
Ma il gran passo l’ho fatto solo da 200 mila anni: sono diventato homo sapiens; ho cominciato a comprendere, a progettare, a costruire, a navigare, ma soprattutto a pensare!
E la prima cosa che ho pensato, visto che ormai lo sapevo fare, è che mi è parso poco un solo aggettivo ed ho deciso di chiamarmi homo sapiens sapiens. E’ iniziata la mia storia moderna. Ho pensato di filosofia e lo farò di scienze e di letteratura. Poi, con un po’ di impegno in più, penserò alla tortura, alla crocefissione, all’impiccagione, alla ghigliottina, alla sedia elettrica, alla camera a gas, ai forni crematori, all’eccidio di massa, allo sterminio, alla bomba atomica! Sono eretto, abile e sapiente, che ci metto a creare tutto questo? E come vedete miglioro sempre.
Vorrei che vivessimo tutti in pace; la vado predicando da anni, sull’esempio di quello stolto che nacque in una grotta. Ma come faccio se altri miei simili hanno la pelle di un colore diverso, hanno altre usanze e costumi, non vivono in città belle e funzionali?
Meglio non averci contatti: ho inventato il razzismo!
Ho pensato anche ad un dio creatore; e siccome la presunzione non mi difetta, l’ho pensato a mia immagine e somiglianza. Buono ed amoroso come me verso i miei simili.
Ma qualche mio simile ne ha pensato uno diverso, ed allora gliela farò pagare, perché deve esistere solo il mio. Allora morte agli infedeli! Li darò in pasto ai leoni nelle arene, organizzerò crociate, “guerre sante” e jihad; innalzerò roghi, raderò al suolo città, abbatterò aerei e grattacieli, mi scaglierò con enormi automezzi contro gente inerme ed innocente. Perché io sono “sapiens”!
E un giorno poggerò il piede sulla luna perché, come dirà un grande poeta, “fatto non sono per viver come un bruto, ma per seguir virtute e conoscenza”. E quando avrò seguito conoscenza mi ritroverò su un mondo di sassi e di polvere! Non dissimili da quelli tra i quali vivono tante misere genti. Perché io sono “sapiens”.
Inventerò il denaro e cercherò di accumularne tanto. Sottraendolo agli altri, imbrogliando e rubando, sfruttando droga e prostituzione, e la miseria di miei simili che cercano patrie migliori, non esitando a massacrarli se mi creano qualche problema. Perché io sono l’homo sapiens sapiens.
Quanta strada ho fatto, se penso agli animali, un tempo miei simili, che uccidono solo se hanno fame, per nutrirsi. E devono lottare perché non sanno allestire, come me, allevamenti e concerie. Quanta strada ho fatto, mi ripeto se vedo un cane o un gatto crogiolarsi al sole e goderselo come io non so più fare, e poi correre senza meta e giocare con una pietra o un ramo, e stare bene insieme, di qualunque colore sia il loro pelo, quello stesso che li fa stare caldi d’inverno e freschi d’estate, senza ricorrere a termosifoni o ad aria condizionata; o una scimmia saltare da un albero all’altro, o accudire i suoi piccoli. Quanta pazienza! Io, se i miei piccoli mi danno fastidio, non esito ad ammazzarli, li getto dalla finestra, li strozzo con una fascetta di plastica. E se mi sento buono, tuttalpiù li stupro. Perché io sono l’uomo sapiens sapiens.
Per tutto questo io, homo sapiens, non amo più gli animali.
Perché non sono più uno di loro.
Claudio Gliottone