TEANO – Sono quattro gli uffici postali che presto potrebbero chiudere nel territorio di Teano. Tutti nelle frazioni, quindi, in luoghi dove già i disagi sono numerosi. Gli uffici postali destinati alla chisura sono quelli attualmente operanti nelle frazioni di Casi, Casamostra, Furnolo e Fontanelle. Tutto secondo il nuovo piano di rioganizzazione del servizio previsto dalle poste centrali. La direzione del servizio, infatti, prevede la soppressione di ben 21 uffici che rischiano di essere cancellati dal piano di riorganizzazione preparata da Poste Italiane in fase di riorganizzazione.
In tutta Italia saranno 1155 uffici postali a rischio chiusura. La motivazione? Sono ‘anti-economiche’.
A quelli da chiudere se ne aggiungono altri 638 da razionalizzare riducendo l’orario e i giorni d’apertura. Sono le conseguenze di una lista elaborata solo sulla base dei costi e ricavi valutati caso per caso. Ma il piano, in base al quale si ipotizza il taglio di 174 sportelli in Toscana, 134 in Emilia, 100 in Calabria, 96 in Campania, è al momento solo un piano. La stessa azienda dice di non preoccuperarsi anche se continua ad indicare gli stessi sportelli: “sotto i parametri di economicità”. Solo in provincia di Caserta sono 21 gli uffici postali a rischio chiusura di cui 3 a Sessa Aurunca, 4 a Teano, uno nella città capoluogo
Si attende, ora, la risposta della politica che potrebbe intervenire per fermare la chiusura degli uffici postali ed in particolar modo quelli che operano in zone disagiate.
Sarà un nuovo test per l’amministrazione comunale Teanese che dovrebbe dimostrare di sapersi opporre a questo ennesimo scippo.
Rifondazione comunista esprime grande preoccupazione per le misure del governo e di Poste Italiane che prevedono per il nostro territorio la soppressione di numerosi uffici postali. Ecco solo alcuni dei primi risultati della spending review, un altro regalo di Monti e di chi lo appoggia, Pd Pdl ed Udc, che priverà anche le nostre comunità, già abbondantemente colpite dalla crisi e dai tagli alla sanità, al trasporto pubblico e alla scuola, di servizi essenziali come gli uffici postali. Ecco, il governo Monti scarica ancora una volta sulle fasce più deboli della società i costi della crisi e continua a lasciare intatti i privilegi delle varie caste, le spese militari e le grandi opere inutili e costose. Non solo Monti non ha previsto alcuna patrimoniale, ma con il fiscal compact impoverirà per decenni il paese e la nostra regione, portando a compimento quanto iniziato da Berlusconi, cioè la demolizione dello stato sociale. Detto questo, le parole dell’Amministratore delegato di Poste Italiane non ci tranquillizzano affatto. Bene ha fatto il presidente di Anci Umbria Boccali ad intervenire chiaramente sulla vicenda, ma le buone intenzioni non sono più sufficienti. Occorre schierarsi chiaramente contro questo governo. Per questo, sebbene con la mancata approvazione in Regione della nostra mozione si sia già persa una grande occasione, continuiamo a proporre alla comunità regionale, politica, sociale ed economica di aprire la “vertenza Umbria” con il governo. Per il futuro del paese e della nostra regione, della sua tenuta sociale ed economica, questa volta non servono davvero tante “distinzioni poetiche”.
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