Comprendo oggi che mai capirò la morte, i sogni , la sensazione del deja-viu, le premonizioni. Mai capirò perché abbiamo empatia per una persona piuttosto che per un’altra. Non capisco perché il mare non stanca e neppure il sole. Non capisco la malvagità, anche se l’eccessiva bontà mi dia paura. La Cattedrale di Teano, con il suo spirito di rinascita, aiuta sempre i suoi fedeli a entrare nel suo cuore. E di rinascita si è trattato, perché ripercorrere la vita del monumento con i suoi orrori, i suoi chiaroscuri, i suoi momenti di gloria e di abominio ha portato anche noi, umili servitori del sentimento e della memoria, a riviverne ancora una volta, stupefatti, le gioie e i dolori della nostra giovinezza.
“Questa Tomba gloriosa, che quindici secoli han rispettato e l’antichissima Chiesa Cattedrale ivi eretta, parlano potentemente al cuore del Cittadino, che serba il culto della Religione de’ suoi Padri; e gli risvegliano nell’animo il vivo desiderio del conoscerne i primordi, e le vicende corse attraverso i secoli da noi lontani. Ma se l’ala inesorabile del tempo non ha potuto coprire di oblio i fasti del glorioso Apostolato di S. Paride, e rapirci il tesoro di quelle ceneri; se vetusti monumenti narrano la origine di questa Chiesa Cattedrale…”
Quante volte ho letto e riletto, e riletto ancora fino allo stremo, fino all’estenuazione dei sensi, fino ad accendermi di passione, queste parole "assassine" del Cantore Cipolla nel suo intramontabile schizzo monografico ‘La tomba di S. Paride o la Chiesa cattedrale di Teano nel medio evo’. Attraverso questo scritto e tanti altri scritti ancora, la Cattedrale parla e ci ha parlato molte volte. Ogni volta che percorro le sue navate in silenzio , quasi in trance, rivivo in me i momenti della sua storia, che ho vissuto in minima parte, che ha da sempre permeato la mia vita di ragazzo, di giovane, di padre e di innamorato delle cose belle. Momenti indimenticabili di pura tensione emotiva, di incontenibile gioia esistenziale. Fu quasi distrutta quel funesto giorno del 6 ottobre 1943 e don Michele ci fa rivivere in un suo scritto un momento particolarmente icastico. “Nel triste pomeriggio del 6 ottobre 1943, sul cumulo di macerie della Cattedrale e del Seminario di Teano, sventrati dalle bombe americane, fu visto un prete, quasi piegato in due dallo sgomento, aggirarsi piangente, come il profeta sulle rovine della città santa. Nel 1957 lo stesso prete, il Canonico Don Arminio De Monaco, avrebbe versato lacrime di commossa gioia rivedendo risplendere nel sole, accanto al suo Seminario rifatto, la gloria della Cattedrale.”
Come può un edificio aiutare una persona a crescere? Infinite possono essere le risposte. Tra le sue mura questa città ha vissuto molti momenti felici, ma anche periodi più oscuri. La Cattedrale è stata punto di riferimento per chi in lei si rifugiava. Ha saputo donare forza e coraggio attraverso le sue vicende, quasi come persona che muta nel tempo, ma che nel cuore ha sempre la forza di continuare a vivere. A lei ci siamo ispirati, da lei abbiamo tratto i suggerimenti per questo percorso della memoria che è attuale e sempre vigile. Su di noi tutti veglia come madre amorosa. Come rifugio e come stimolo. In sé raccoglie tesori inestimabili non solo per i cultori di antichità, ma anche per chi vede in lei soltanto l’edificio di culto. Mutando nel tempo, lasciandosi passare sopra e dentro le vicende del suo popolo, osservando il dibattersi degli uomini che a volte l’hanno sciupata, relegandola solo nella funzione di monumento di rappresentanza, ha mantenuto intatta la purezza del simbolo. Mi auguro che queste pagine diventino uno stimolo a percorrerne gli spazi, a non fermarsi alla parola scritta, ma a voler entrare in questo mondo pulsante di vita che è la Cattedrale. E’ facile fermarsi all’apparenza: i banchi, le colonne, i quadri, l’altare distrattamente notati durante una funzione. Ma non sono solo un arredo. Sono storia, sono vita di bellezza. Vorrei ora riportare le parole di un noto gruppo musicale che forse bene si intonano a un certo stato d’animo.
Sei la mia via la mia malinconia […] Sei la mia casa i passi miei […] Sei la nostalgia sei la spiaggia sei la luna […] Sei la mia cena in una mano […] Sei quelle sere che non ritorneranno più. La parola che è rimasta strozzata in me, sei lungo quelle vie che ci videro stretti noi nelle mie fantasie nel ricordo più bella sei […]
La Cattedrale che con le sue vele ha saputo tener testa anche alle burrasche più atroci, che è riemersa dai flutti del tempo, vincente, per ritornare a vele spiegate nel placido e trasparente mare della speranza e della bellezza, senza più argini, senza più barriere.