E sicuramente solo per i cannoni le ebbe il Generale Luigi Cadorna, grande interprete in negativo della Grande Guerra, quella costata migliaia di morti su tutti i fronti; la sua gestione militare autocratica si infranse nella disfatta di Caporetto. E come aveva fatto per tutti gli altri insuccessi dei quali era stato maggiore artefice, ne diede la colpa, nel celeberrimo bollettino del 28 ottobre, senza alcuna remora, alla «viltà» di alcuni reparti che si sarebbero rifiutati di combattere «preferendo all’onore e alla morte l’onta della resa». Tantissimi furono i soldati italiani da lui accusati accusati di defezione, di viltà, di paura di fronte al nemico e sommariamente passati per le armi dai loro connazionali in base alla rigida legge di guerra allora in vigore; così come negò sempre qualsiasi aiuto ai nostri soldati fatti prigionieri, che furono completamente abbandonati al loro iniquo destino perché da lui considerati sempre dei codardi.
Ma venne il Generale Armando Diaz, un napoletano poco conosciuto nell’alto entourage militare dell’epoca, tirato fuori dal cappello personalmente dal Re, e fu tutta un’altra musica: dalla strenua resistenza sulla linea del Piave alla avanzata, fino alla vittoriosa conclusione di Vittorio Veneto, mentre le truppe austriache, “risalivano in ordine sparso e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”. E così Diaz dimostrò di possedere le palle, ma non solo quelle dei cannoni, perché aveva saputo impostare tutta la sua azione militare innanzitutto sulla stima e la rivalutazione morale, prima che tecnica, di tutto l’esercito, dagli umili fanti ai suoi colleghi generali. E, credetemi, non lo fece distribuendo targhe e cittadinanze onorarie, ma stimolando dal profondo la partecipazione attiva di tutti, e, soprattutto prendendone atto, cosa questa di estrema importanza.
Non so di quante palle, ed in ispecie di cannone, sia dotato il Comandante della nostra Amministrazione Comunale, la quale è riuscita, in due soli anni, a giungere lentamente ma inesorabilmente alla sua Caporetto. E col medesimo trasporto di Cadorna il nostro sindaco ha continuato a darne la colpa ai suoi consiglieri, tacciandoli nel migliore dei casi di ignavia, i quali non sarebbero riusciti a progettare e guidare le competenze assessoriali loro assegnate. Fortuna loro che la legge marziale non è allo stato vigente e non preveda quindi la fucilazione alla schiena riservata ai “traditori” od ai “collaboratori col nemico”.
La costituzione di un nuovo gruppo consiliare, il terzo in due anni, nel seno della maggioranza è chiaro segno di un suo malessere generale che prende le mosse dalla “cadorniana” volontà del Sindaco di voler essere l’uomo solo al comando, colui che non sbaglia mai, circondato da una massa di incapaci ai quali deve sopperire giorno per giorno, rilevando deleghe già assegnate, concedendone altre della durata di poche ore, inveendo contro tutti e tutto, assumendo decisioni con atti di giunta che gli interessati possono visionare solo all’ultimo momento, e chi più ne ha ne metta.
I costituenti l’ultimo gruppo, “l’audacia della speranza”, ribadiscono questi motivi che partono da lontano, dalla costituzione della prima Giunta per la quale non si osservò alcun principio oggettivo che non fosse l’insindacabile giudizio del sindaco, sempre pronto ad avocare a se le deleghe di peso. Si creò il vuoto tra revoche e dimissioni, tanto da dover arrivare, al culmine della emergenza covid, ad un approccio con le minoranze, che si dimostrarono responsabili alcune, e profittatrici qualche altra, venendo meno, queste, al patto con l’elettorato.
C’è un quarto gruppo, che dantescanamente definirei di “color che son sospesi”, che restano nei fatti i fedelissimi, per i quali la metodologia politica è mera filosofia, irretiti o plagiati da parole mirabolanti, come l’attuazione di un “crono programma al fine della realizzazione di un masterplan”! Scusate la mia abissale ignoranza, ma questa cosa mi fa venire travolgente alla mente la frase tormentone che ripeteva, di fronte a cose astruse, uno dei componenti del trio comico dei “Tre-tre”: “ a mme me pare na’ strunzata”!!!!.
E questo semplicemente perché, come scrivono i costituenti dell’ultimo gruppo nato, questi buoni propositi di concertazione e programmazione tra tutti i consiglieri, si scontrano con violenza con un comportamento amministrativo fortemente monocratico, già più volte e con abbondanza dimostrato.