Con la solita arguzia il nostro Direttore ed amico da lunga data, Pasquale Di Benedetto, in due articoli succedutesi negli ultimi giorni, ha fatto il punto su un disastroso stato comportamentale dei nostri concittadini, responsabili e non della cosa pubblica, che hanno portato il nostro paese ad un isolamento sempre più ampio e progressivo. Ha parlato, giustamente, di una città “arroccata, ingessata, immobilizzata e mummificata”, ed ha portato anche esempi di scelte politico-economiche di corte vedute, come la rinunzia alla apertura di un casello autostradale, effettuata negli anni sessanta, o di non aver perseguito con la necessaria determinazione la costruzione di un nuovo ospedale funzionale e moderno nella sua periferia.
Le motivazioni di tali scelte sarebbero legate ad una “paura del nuovo”, ad un terrore di apportare allo “status quo ante” cambiamenti inclini a presunti contatti o integrazioni con affaristi poco raccomandabili: si preferì, allora, difendere la propria “tranquillità” e Teano divenne una “zona franca”, tanto era isolata, fino a far rimuovere da essa la tenenza dei Carabinieri, che fu la prima cosa a sparire, seguita poi dalla Pretura, dall’Ospedale, e da ultima dal Giudice di Pace. Ma proprio per questo suo essere zona “tranquilla” divenne subito meta ambita di un altro tipo di malcostume: fu invasa da nuovi proprietari terrieri che crearono immensi pescheti, attuarono spianamenti e terrazzamenti, e, in una, distrussero il territorio, ed i terreni sequestrati alla camorra, a San Giuliano, ne sono tangibile esempio. Una simile mentalità di pregiudiziale chiusura si è manifestata in seguito per tanti altri possibili insediamenti che hanno trovato altri lidi, e non è un caso che nessuna amministrazione si è poi preoccupata tanto di creare nei fatti e non sulla carta una area industriale: e meglio così, perché con una mentalità ingessata, arroccata e mummificata, avremmo concesso spazio solo ai costruttori di pastorelli per il Presepe o di lecca-lecca per bambini.
Tutto vero, ed uno studioso di storia, che lo faccia per professione o per passione, è abituato, partendo da un dato, che rappresenta comunque un effetto, a risalirne alla causa; lo fa con un metodo induttivo, fin quanto possibile, ma sovente, come nel nostro caso i confini tra causa ed effetto sono talmente labili e sfuggenti da mescolarsi pericolosamente tra loro, e quello che era un effetto si trasforma in una nuova causa o ne amplia quella di prima.
Per esser chiari, caro Pasquale, noi dovremmo semplicemente, da presuntuosi accaniti, stabilire se “è nato prima l’uovo o la gallina”: se cioè il comportamento politico nei casi sopra citati è stato la causa dell’arroccamento comportamentale dei nostri concittadini o se invece la loro congenita diffidenza verso l’esterno è stata la causa che ha prodotto scelte inadeguate per un progresso che nei fatti non c’è stato e mai ci sarà. L’unica certezza è che le due cose si sono esaltate nella loro complementarietà ed hanno dato questo splendido risultato. Nei fatti ci è mancata anche una piccola parte di coscienza politica illuminata che non si facesse guidare dagli umori caratteriali dei più, probabilmente per fare strada politica. Ci è mancato, cioè, l’uomo coraggioso e sicuro di sé che sapesse prendere decisioni coraggiose e produttive, anche se di lungo termine.
Colgo a volo, e rilancio con piacere, la proposta di farne un argomento di confronto e di studio aperto a tutti i cittadini, cominciando dai nostri lettori, ma, ahimè, quando già ho provato a farlo su face-book, commentando il tuo articolo, hanno partecipato alla discussione, tra i “mi piace” ed i “commenti”, non più di dieci persone: la “intellighenzia” preferiva “taggare” di Napoli o di Juventus. E credo, con questo, di aver dato anche la risposta al dilemma “gallinaceo” di cui sopra.
Noi apparteniamo ad una stirpe che non si arrende facilmente, per questo siamo qui a dedicare ancora il nostro tempo ed il nostro minuscolo sapere al Paese, come abbiamo fatto, almeno nel mio caso, per oltre cinquant’anni.
L’esserci riusciti o meno non conta; conta solo il coraggio di averlo fatto.
Ma conta solo per noi. Peccato!
Comunque “spes ultima dea” !
Claudio Gliottone