“Crollo a Scampia: tre vittime e 12 feriti, 7 sono bambini: morta in ospedale una delle donne ferite. Gravi ma stabili 2 bimbe e un’altra donna. Il crollo verificatosi al ballatoio del terzo piano potrebbe essere successo durante una turbolenta lite tra famiglie” (24/07/2024 Rai News). Le Vele di Scampia furono costruite tra il 1962 e il 1975 su un progetto ispirato all’Existenzminimum, una corrente architettonica per la quale l’unità abitativa del singolo nucleo familiare avrebbe dovuto essere ridotta al minimo indispensabile, con quindi una spesa costruttiva contenuta, ma con spazi comuni dove la collettività si integrava; Di Salvo realizzò il progetto ispirandosi ai vicoli del centro storico di Napoli (vicoli e bassi napoletani…n.d.r.). che, nelle sue intenzioni, sarebbero dovuti essere ricreati in un condominio. L’Arch. Di Salvo s’ispirò alla corrente architettonica nell’ideale di costringere l’integrazione della collettività. Il Sessantotto, anche a Napoli, ormai, aveva occupato le facoltà di ingegneria e architettura. L’utopia che veniva coltivata, e rivenduta, consisteva nell’idea che l’emancipazione dei più poveri sarebbe avvenuta non per una loro volontà, personale e concreta, di crescita, ma per l’intervento di uno Stato ingerente, potente, e certamente buono, che, coadiuvato da “illuminati”, avrebbe accompagnato Napoli, e la sua periferia, verso la “città futura”… Presentate come il capolavoro estetico capace di realizzare l’ideale di vita comune, le Vele vengono inaugurate nel 1975. Nel frattempo, a Napoli, il Partito Comunista (PCI) è riuscito ad eleggere il suo sindaco. Le Vele vengono inaugurate nel 1976, Maurizio Valenziè sindaco dal 1975 (Lorenza Formicola, 2024). Questa la nostra umile e sommessa premessa. Ma tutto ciò cosa c’entra con Teano? E sempre con deferente umiltà andiamo a rileggerci qualche prezioso articolo Della Rivista locale “Il Sidicino” per cercare di trovare un nesso tra le brutture di Secondigliano e quelle di Teano. “…. Siete andati a rivedere la vostra opera in Piazza Giovanni XXIII? Ne avete avuto il coraggio? Come ampiamente previsto è diventata in tre mesi un ricettacolo di immondizia, un parcheggio incontrollato, una palestra per imbrattatori di muri che hanno già scritto di tutto sulle candide pareti di quel mostro urbano, di quel monumento alla vostra insipienza, di quella indescrivibile nullità. E avete ancora il coraggio di proporre e progettare Sistemazioni urbane”? (Claudio Gliottone da Il Sidicino – Anno VI 2009 – n. 10 Ottobre). E, siccome noi che siamo “millantatori di professione”, dobbiamo stare bene attenti a ciò che esprimiamo, onde introdurre una nostra riflessione, ci siamo rifatti alle dichiarazioni di ben più autorevoli e credibili redattori di giudizi o opinioni in merito ad “aborti” edilizi frutti di certe “correnti architettoniche”.
Ora, veniamo a noi. Abbiamo più volte scritto ed esortato chi “comanda” a tutelare quel poco che rimane della gloriosa Teanum Sidicinum. Ma, e lo diciamo a noi stessi, riflettiamo su quanto possa un’ideologia, ovvero quel complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale, eventualmente favorire o danneggiare quello stesso gruppo sociale. Magari, queste riflessioni possono aiutarci a prevenire ogni danno irreversibile al nostro vivere quotidiano. Magari, individuando preventivamente chi ci andrà a governare e quale possibile danno può arrecarci con la sua ideologia. Che sia di destra, che sia di sinistra, che sia politicamente “fluida” (si dice così?). Il tutto naturalmente stando ben attenti a non imbattersi in qualche personaggio facente parte, come afferma Francesco Amendola (Accademia Nuova Italia) della “……Società contemporanea che si distingue soprattutto in una cosa da tutte le società del passato: il fatto che in essa non è la minoranza responsabile, sana, animata da un atteggiamento positivo verso la vita, a svolgere la funzione trainante, non necessariamente in qualità di classe dirigente, ma anche solo come coscienza e modello ideale per gli altri; bensì una costellazione composta di spostati, di nevrotici, degenerati, libertini, ossessi e disperati che condiziona la vita dell’intero corpo sociale che, pur non essendo capace di svolgere funzioni direzionali, ha fatto in modo da pesare in maniera decisiva sulle scelte di tutti, condizionando la politica, l’economia, la cultura, e svolgendo di fatto una funzione contro-dirigente, nichilista e distruttiva, che si compiace del nulla e gode di bloccare i processi virtuosi e le possibilità espansive. Stiamo parlando di una minoranza, peraltro sempre più consistente, di persone disancorate, senza saldi valori, senza punti di riferimento, e che neppure ne vorrebbero avere; di persone che detestano l’ordine, la pace, il bene, e rivestono la loro malattia psichica di nobili panni, ad esempio auto-proclamandosi coscienza critica di una borghesia ipocrita e imbelle; di falliti rancorosi, di relitti sociali che galleggiano alla deriva ma non ammettono il proprio fallimento, non riconosco la loro pochezza e riversano su tutti gli altri le cause dei loro insuccessi, sventolando improbabili patenti di nobiltà morale o di genialità creativa o di autentico amore del progresso civile…..”. Insomma, siccome il nostro immutato amico Paride Guttoriello, a mezzo social ci invitava non solo a fare delle critiche, bensì a “proporre” soluzioni (anche se non siamo stati noi a voler essere eletti…..), ebbene, noi “proponiamo” all’amico Paride G. di farsi promotore di una raccolta di firme cittadine, assicurandogli che la prima firma apposta sarà la nostra. Un referendum alla Elly Schlein, insomma, al fine di richiedere l’abbattimento di quella bruttura che campeggia in Piazza Giovanni XXIII. Una bruttura anch’essa figlia di una certa “ideologia” o “corrente architettonica” ad opera di un nostro stimato Architetto locale anch’egli “vittima”, forse, di quel Sessantotto, che anche a Napoli, ormai, aveva occupato le facoltà di ingegneria e architettura?
Pasquale Di Benedetto