Originario della valle del Nilo – Africa tropicale -, è chiamato anche anguria o melone d’acqua. Nasce su una pianta strisciante annuale, che predilige i climi caldi. La sua forma tondeggiante, quasi sferica o allungata a seconda delle varietà lo rende inconfondibile. Il suo peso varia da pochi chili, fino ad arrivare ai quaranta circa. La sua scorza, macchiata o rigata è fragile. La sua polpa, di colore rosso, contiene dei semi neri lisci e piatti; alcune varietà non li hanno affatto; il sapore è zuccherino, croccante e friabile. In un’unica parola: dissetante.
Non si riesce con esattezza a dire, quando il cocomero sia stato coltivato la prima volta. Certo è che, come testimonino alcuni geroglifici, sembrerebbe che il frutto venisse messo nelle tombe dei faraoni, come simbolo di nutrimento dell’aldilà.
E’ prodotto principalmente in Cina, Turchia e Russia. Si semina nel mese di Aprile e lo si raccoglie a Luglio. In Italia, viene coltivato nella pianura emiliana e lombarda, in Puglia, Lazio e Campania. In buche profonde 50 cm, vengono fatti cadere 5, 6 semi. Necessita di molta acqua, calore e luce. Lo si raccoglie, quando il peduncolo si stacca o appare secco
Ci sono alcuni indizi che ci aiutano a capire, al momento dell’acquisto, se sia saporito o meno. Deve essere sodo, pesante, dall’aspetto ceroso ma poco opaco. Sulla scorza, occorre individuare una zona chiara e giallastra: questa corrisponde al punto in cui il cocomero era appoggiato al suolo, mentre il frutto stava maturando; se non riuscite a trovarla, vuol dire che il frutto è stato raccolto troppo presto, e dunque non a maturazione completata. Battendo il cocomero con il palmo della mano, dovrete sentire un suono sordo. Ciò indicherà che è maturo e pieno d’acqua. Una volta aperto, dovrà presentare una polpa soda e succosa, dal colore rosso brillante, senza striature bianche o macchie. Un tempo,
Una volta acquistato, va conservato in un luogo fresco, fino al suo taglio. Una volta tagliato, andrà conservato in frigorifero, avendo cura di coprire la polpa con della pellicola trasparente, al fine di proteggerla dall’azione seccante del freddo ed impedire agli odori di intaccare la sua fragranza. Attenzione però a non lasciarlo troppi giorni fuori dal frigorifero, in quanto calore esterno accelera la sua maturazione, facendo diventare la polpa fibrosa e faraginosa. In frigo, si manterrà più a lungo ed avrà un’azione molto più rinfrescante.
Lo si consuma al naturale, tagliandolo a fette, oppure aggiungendolo alle macedonie. Con la sua polpa, è possibile realizzare anche degli ottimi sorbetti. E’ ricco d’acqua ( 90%), contiene vitamina C e del potassio. Inutile sottolineare il suo potere saziante e dissetante, dall’apporto calorico pressoché inesistente. Se consumato dopo i pasti, può essere indigesto, a causa dell’elevata quantità d’acqua che contiene. I suoi semi, se ingeriti, possono avere un effetto purgante.
I giapponesi, per aumentarne l’esportazione, in considerazione del fatto che il trasporto avviene via nave e che non è semplice data la sua forma, hanno ben pensato di far nascere i cocomeri in contenitori di vetro temperato; crescendo, assumono la forma del loro contenitore: quadrata. Certamente più semplice e pratica tanto nel trasporto che nella conservazione. Un piccolo dettaglio da non trascurare: pare che un cocomero quadrato costi 80 euro!
Gustate lontano dai pasti una fetta fresca di cocomero. Non ve ne pentirete.
Luciano Passariello