La nostra esistenza collettiva dimostra ogni giorno l’assurdità della tesi secondo cui la storia sarebbe “maestra di vita”. D’altra parte, le qualità peggiori che caratterizzano ampie fasce della società, come l’incostanza, l’infedeltà, lo scetticismo, l’opportunismo, provano che anni di cattiva politica non sono passati invano. Se è vero, dunque, che la storia non ci ha insegnato nulla, tanto che non siamo riusciti e non riusciamo a non ripetere i soliti vecchi errori, è anche vero che la cronaca (ed i pregiudizi!) ha modellato il costume, e il malcostume, del nostro meridione. E non da oggi! basti pensare e valutare il recente passato.
Come uscirne? Il meridione d’Italia deve riformare la classe dirigente, ponendo fine alla lunga agonia dell’attuale classe politica (Wilde affermava che i partiti sono gli unici luoghi rimasti dove si parla di tutto meno che di politica e che solo chi sembra stupido ha accesso alla Camera dei Comuni – il parlamento inglese – e solo chi è stupido vi ottiene successo. Quanta verità!). Che nessuno di essi venga più rieletto!
Non è mai troppo tardi per realizzare un cambiamento culturale. Occorre oggi, in poche parole, battere più forte sui tamburi, chiamare a raccolta tutti gli uomini liberali ed insieme, sempre al ritmo incalzante ed assordante della “tammurriata” , separarsi da qualsiasi obbligo morale (o immorale?) nei confronti di chiunque e smettere i panni dell’ “assistito cronico”. Riappropriarsi della memoria e riscoprire l’Humanitas! Una concezione etica fondata sull’ideale di una umanità positiva, fiduciosa e consapevole delle proprie capacità, senza distinzioni. Homo sum, humani nihil a me alienum puto (sono un uomo: nulla di umano reputo da me estraneo), scriveva Terenzio! Porre fine al medioevo ed iniziare un nuovo umanesimo!
L’assistenzialismo, caro fratello meridionale, degrada la moralità, declassa l’individuo coraggioso – autonomo, attivo, intraprendente e responsabile – a soggetto questuante, passivo, sottomesso, abulico, imprevidente e demotivato. Terroni fuori il carattere!
Riappropriamoci della nostra storia, della nostra cultura. ORGOGLIO e consapevolezza! E Onore, con cui difendere la nostra storia, il patrimonio dei nostri padri e la nostra esistenza. Lo stesso onore che ha accompagnato contadini calabresi, pastori sardi, operai napoletani, pescatori siciliani (Brigata Sassari, Brigata Catanzaro, ecc.) dalla loro terra sino al Carso o sull’Altipiano di Asiago o sul Piave, per combattere una guerra da loro non sentita (forse non ne conoscevano neanche il significato!) e per consacrare con il loro sangue quella terra all’Italia!