Premessa: “Per libertà si intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla”, oppure “La mia libertà finisce dove comincia quella degli altri”, Martin Luther King, ma il concetto era già presente nella filosofia di Kant. Partiamo da questi assunti (pochi rispetto a tutte le teorie promulgate in materia fin dall’antichità), ma pur indicativi, per comprendere se effettivamente viviamo in una Nazione, Città, Paese, veramente tutori della nostra Libertà. Naturalmente, e questo è incontrovertibile, l’Italia fonda la Sua vita sociale, economica, religiosa ed organizzativa sulla Libertà. Però, e ce ne assumiamo tutte le responsabilità di quanto andiamo ad affermare (senza essere additati come i Vannaccisti di turno….), a ben vedere, e secondo nostro modestissimo parere, sembra vivere in uno Stato affetto da “Libertà virtuale”. Una Libertà teorica, insomma, solo declamata, teorizzata, illusoria. Questi ultimi aggettivi utili esclusivamente ad anestetizzare, edulcorare, come effetto placebo, una realtà che a ben vedere non sembra essere così realistica. Al punto tale che l’Italiano medio sembra, ormai, irrimediabilmente abituato, assuefatto a tutte quella manifestazioni che sono il perfetto contrario di ciò che dovrebbe rappresentare la vera Libertà. Assuefatto ad un concetto di “pseudo-Libertà adattata”, acconciata, sopportata, indotta, inoculata e anestetizzata da slogan più o meno pseudo-ideologici (politici, religiosi, modaioli, etc.). Così come avviene per una “Assuefazione al brutto con una sindrome di falso adattamento, falso in quanto i nostri sistemi percettivi, ma soprattutto le reazioni psichiche, producono in ogni caso malessere che, tuttavia, non è rilevato”, così sembra stia avvenendo da qualche anno, una “Assuefazione alla mancanza di Libertà individuale e collettiva”. In effetti, la vita reale quale “Libertà” ci offre, ovvero ci impone? Vogliamo, con qualche esempio della nostra quotidianità, offrire ai “cantori di questa Libertà virtuale”, a questi imbonitori seduti sui propri salotti buoni di casa, una nostra giornata ammantata da quella “pseudo-Libertà adattata”. Il tutto comincia di buon mattino allorquando scrutiamo il tempo guardando il cielo attraverso una visuale a scacchi a causa delle orribili inferriate in ferro apposte a difesa della nostra dimora. Inferriate in ferro, anche costose, che già accompagnano il nostro risveglio con una certa angoscia. Inferriate a difesa da eventuali “incursori”, ladri, rapinatori, violatori dei nostri sacri spazi. Violentatori della nostra area di comfort. Nel fare le scale, poi, l’angoscia aumenta al pensiero ansiosi di trovare la nostra automobile lì dove l’avevamo lasciata la sera prima. Magari, anche solo con qualche vetro infranto e con qualche ruota mancante. Però ancora miracolosamente lì. Accomodati sui suoi sedili, non si parte se non dopo aver opportunamente serrato le portiere con le chiusure di sicurezza interne e apposta la borsa a terra meticolosamente tra il sedile ed i piedi. Si sa mai! Prime dosi di ansia affievolite. Dopo esserci evitati, per questa mattina, la truffa dello specchietto, siamo fermi al semaforo all’incrocio. Doverosamente appiccicati al veicolo immediatamente davanti al nostro. Il rapinatore, così, non potrà, dopo averci puntato una pistola sulla faccia, intrufolarsi nel nostro veicolo e darsi, con esso, alla fuga. Siamo giunti sul posto di lavoro, al supermercato, davanti alla scuola o all’ambulatorio medico. Inserito antifurto e l’ingombrante bloccasterzo, ci riassale quell’ansia mattutina di poter ritrovare dopo le nostre faccende il nostro autoveicolo magari, anche solo con qualche vetro infranto e con qualche ruota mancante. Camminando sul marciapiede attenzione a dove teniamo la borsa, lo zaino o il borsello. Rigorosamente sul davanti del nostro corpo. Lo scippatore, fermo all’angolo, è sempre in agguato. E così ogni santo giorno della settimana, del mese, dell’anno. Esausti, ritorniamo a casa (area di comfort….). Non prima, però, di aver inserito l’antifurto e l’ingombrante bloccasterzo. Prima di entrare nella nostra abitazione, altra dose di angoscia. Ci avranno visitato i ladri? Questa volta, sembra, ci sia andata bene. Anche perché, si badi bene, oltre ai danni ingenti ed ai beni più preziosi che ci avrebbero sottratto, qualora individuato, il ladro, oltre a non ristorarci degli ingenti danni e a non restituirci quanto di più caro avevamo dei nostri ricordi, andrà in “villeggiatura” in un comodo carcere (forse solo per qualche giorno o mese) a totale carico di noi contribuenti per sfamarlo e per tenerlo al caldo o con aria condizionata. Non è così? Così saremo beffati due volte. Dura lex, sed lex. Subisci e taci! Ad ogni buon conto, spegniamo la luce e proviamo a gustarci il nostro meritato riposo. Non prima però di aver ben sigillato porte e finestre con relative inferriate (queste sì da incolpevoli carcerati….) e non prima di aver inserito il costosissimo impianto di allarme. All’indomani, sveglia con regolare ansia, quasi fosse la medicina da prendere ogni mattina, per verificare se durante la notte vi sia stata un’intrusione e se la nostra autovettura è ancora lì dove l’avevamo lasciata la sera prima. Magari, anche solo con qualche vetro infranto e con qualche ruota mancante. Questa è la nostra 1^ Parte del racconto della nostra “ordinaria quotidianità” all’insegna di quella “Libertà virtuale” e di quella “pseudo-Libertà adattata”, che come una vera e propria patologia, si caratterizza con un “falso adattamento, falso in quanto i nostri sistemi percettivi, ma soprattutto le reazioni psichiche, producono in ogni caso malessere che, tuttavia, non è rilevato”.
Pasquale Di Benedetto