Caro Direttore,
ineccepibile il tuo ultimo articolo sulla “svendita” dell’Incontro; come lodevole è stata, per il passato, la iniziativa tua e di altri amici di edificarne un monumento a ricordo.
Nel sempre più assordante silenzio socio-politico che domina e strangola la nostra città, mi pare che siamo rimasti solo noi due e pochissimi altri a levare grida di dolore per una situazione di ristagno assoluto delle braccia e delle menti teanesi. Il che è peggio anche del regresso: almeno in questo c’è movimento. Distruttore, se vuoi, ma comunque segno di vitalità della quale si può sempre sperare una inversione di tendenza.
Vorrei ancora affrontare qui il discorso sull’Incontro di Teano, in una prospettiva un tantino più ampia e, se possibile, illuminante per le presenti e future generazioni di Amministratori locali. Sarà lungo e magari lo pubblicheremo “a puntate” per non tediare più di tanto i nostri sparuti lettori.
Inizierò con una domanda “birichina” rivolta a te ed a loro: dal 27 ottobre del 1860, esattamente il giorno dopo l’evento, ad oggi, a giusti 163 anni e poco più di un mese di distanza, quante persone sono venute a Teano semplicemente per visitare il luogo dove quell’evento è accaduto? Diecimila? Mille? Cento? Credo sicuramente molto molto meno: si e no una cinquantina.
Gli ultimi, forse, solo nella ricorrenza del Centenario, nel 1960 quando, appena costruita una stele nel sito dell’Incontro a Borgonuovo, fummo gratificati, durante la cerimonia del ricordo, dal passaggio delle “Frecce Tricolori” le quali, come ben sappiamo, non si concedono affatto facilmente, proprio perché rappresentano una effigie ufficiale ed importante dello “Stato” italiano.
Da allora il lento inarrestabile declino. E nel 1960 non era nato neppure un amministratore di quelli che si sono succeduti negli ultimi quindici anni!
Cosa “offre” oggi Teano all’eventuale visitatore? Assolutamente niente.
Cosa “potrebbe offrire”? Tantissimo!
E potrebbe farlo sulla scia dell’impegno di un nostro Sindaco del passato, che neppure era di origine teanese, Luigi Maglione, il quale si batté e realizzò la riscoperta della nostra appartenenza etnica ad un passato glorioso, straricco di testimonianze: e fu la nascita di un bellissimo Museo, nel quale i reperti gareggiano per bellezza ed importanza con l’edificio nel quale sono conservati ed esposti al pubblico. Fu la sistemazione dei resti di un teatro romano dalla non trascurabile bellezza in un luogo che l’attrice Lia Tanzi, nei primissimi anni di questo millennio, quando personalmente ebbi l’onore, come Assessore al Turismo, di interessarmi all’allestimento di una stagione teatrale in situ, rivolgendosi al termine della rappresentazione agli spettatori definì “magico” e li esortò a tenerselo caro.
“Questo luogo ha qualcosa di magico: io stasera, nella mia scena ho pianto davvero! Sappiate tenervelo caro!”.
Lo abbiamo fatto? A me non pare proprio.
Questo solo per introdurre un piccolo discorso su un orientamento “strategico” di riqualificazione di immagine (e di sostanza) della nostra città che può senza tema prescindere dallo abbassarsi a livello di discussioni, improduttive per tutti, sulla posizione geografica dei metri quadri sui quali sarebbe avvenuto “l’Incontro di Teano “.
Voliamo alto! Non mi stancherò mai di ripeterlo.
Approfondiremo il concetto la settimana prossima.
A bientot!
Claudio Gliottone