"E’ necessario preservare la bellezza dei nostri cuori, saper guardare con la purezza dell’anima. Respirare come se nascessimo ogni istante, agire nella calma e nella serenità, coltivare un fiore, tuffarsi in acque limpide, ascoltare una melodia,ringraziare la vita e non lasciare che l’incanto si dissolva al cospetto della mondanità." Maximoto San "Mi colpisce il suo tentativo di riscoprire il passato con sguardo nuovo attraverso i volti di giovani, guerrieri e sacerdoti espressione di quella che fu una delle più importanti civiltà sorte nell’area del Mediterraneo." Il testo è di Sandro de Franciscis allora presidente della provincia, il tentativo peraltro andato a segno con l’abilità di un consumato arciere è di Luigi Spina. Nato nell’antica Capua oggi S. Maria Capua Vetere riscuote consensi di critica e pubblico in virtù di una innata qualità di scatto singolare e suggestiva.
In questo percorso artistico incentrato sui ritratti votivi del nostro Museo fa sbucare nella magica suggestione del b/n, usando fotocamere analogiche, alias quelle che stampano su carta , fa sbucare si diceva da mille cunicoli di storia personaggi dimenticati ma vivi e attuali pur in una indefinitezza di misteriosi ammiccamenti dell’anima quasi a rivendicare con sidicino orgoglio un’ appartenenza che non è solo museale. Esaltati e rivitalizzati da una capacità professionale di non comune riscontro. Un fortunato verismo è il tratto distintivo di queste immagini, che colpiscono, quasi trafiggono e feriscono la mente e il cuore, specialmente a noi Sidicini delle ultime generazioni, lasciano il segno, profondo che perfino fa male. Luigi Spina li ha valorizzati, li ha reincarnati, li ha scardinati dalla loro atemporalità, conferendogli sangue, carne e vitalità. Li ha riproposti, all’attenzione dei distratti e dei frettolosi. Volti di gente senza nome,occhi fissi oltre l’orizzonte dello scontato e del banale. Nel crudo riverbero del bianco-nero. Bocche che vorrebbero esprimersi, narrandoci in una lingua per noi sconosciuta più dell’arabo pulviscoli di storia, di storie, brani di vicende smarritesi nella algida, impietosa notte degli anni. Una rammenta, in una vaga quanto eterea affinità visiva la faccia asimmetrica e stralunata di Totò, con la sua mascella deragliata, il naso a becco, gli occhi esorbitanti. (L. Spina , pag.46) Ex voto provenienti dai due edifici cultuali più incisivamente esplorati e studiati. Entrambi quasi amorevolmente lambiti dalle acque del sonnolento Savone del poeta di corte Stazio. Quello di Loreto prossimo alla rocca di Teanum e quello a meno di una decina di chilometri dalla futura metropoli dei Sidicini Masseria Soppegna, Fondo Ruozzo. E’ utile precisare ,per chi non ha memoria storica e ancora meno mentale che il libro fotografico fu dato alle stampe anche col diligente concorso economico dell’Ingegnere Walter Guttoriello, sempre generoso e disponibile nel senso più ampio del termine . E poi gli si nega con feudali pretesti sfacciatamente ridicoli di esaltare scenograficamente le due meravigliose sfingi del duomo, esemplari straordinari di un arte elaborata e raffinata. Ora ridotte quasi a due virtuali controfigure di quelle che orgogliosamente furono, un tempo felice. Quanto satirizzante, barbarico sperpero di energie e di vitalità organizzativa. E pensare che il carissimo Amico Walteruccio aveva il consenso, anzi il compiacimento del nostro Vescovo, la benedizione del prelibato Architetto episcopale Angelo De Sano e il mirabolante Parroco Canonico Nacca, dulcis in fundo, era amabilmente disponibile a inventarsi eleganti giochi di luce , con la sua rara abilità, per rendere più godibile la visibilità dei due preziosi manufatti. D’altro canto le leggiadre Amiche dei musei capitanate dal vivacissimo presidente Naschi si impegnano e si sperticano, con tutte le unghie, per conservare in vita uno splendido,originale Museo antiquario degno di considerazione e di "riflessione",la più alta.
Intanto si litiga (non ancora ferocemente) per la successione al più alto incarico civico, ci si dà da fare,ci si affanna persino a una certa non più tenera età. Mentre Teano affonda e noi insieme, lentamente, con tanta sofferenza. E nessuno se ne fotte.
Chi è di diverso parere mi contraddica civilmente ,comprensibilmente e a viso aperto su queste stimabili pagine telematiche, dirette e organizzate serenamente con buon gusto e con sincero intelletto d’amore.
Grato, e Buon Anno.
Giulio De Monaco