Non c’è oggettivamente molto da esultare, almeno dal punto di vista della efficienza, per la finalmente avvenuta cattura, dopo trent’anni di latitanza, di Matteo Messina Denaro: soprattutto perché parliamo della azione di migliaia e migliaia di attrezzate forze di polizia contro un uomo apparentemente solo.
La disparità di forze e di mezzi non riesce a giustificare una latitanza così lunga.
Bisogna allora pensare solo una cosa: che l’uomo disponesse, come nei fatti, di una unica ma potentissima arma, più micidiale, nella fattispecie, di tutte quelle possedute da coloro che pur affannosamente lo ricercavano da anni: il denaro.
Sì, il denaro: quello che può far esplodere quintali di tritolo ammassati sotto il ponte di Capaci o in un auto parcheggiata davanti al portone d’ ingresso della madre di un magistrato; quello capace di comprare la connivenza e la collaborazione di novantanove persone su cento; quello che da solo non fa rumore, ma che fa parlare a convenienza chiunque, molto più che puntandogli una pistola alla tempia.
Il denaro che fluisce facile e libero da tutte le pastoie burocratiche, al contrario di quello gestito dallo Stato; il denaro che, come si dice da noi: “fa venire la vista ai ciechi”!
Il denaro che compra azioni, coscienza e, l’abbiamo visto, finanche “la identità” anagrafica di una persona.
Il denaro che ti fa girare indisturbato nella tua città, dove continui ad abitare pur se ricercatissimo dalla polizia; che ti fa curare dai migliori medici presso le migliori cliniche esistenti se sei ammalato. Altro che Sistema Sanitario Nazionale, nel quale la parte amministrativa e burocratica sommerge di gran lunga il personale medico e ne limita l’attività.
In sintesi mi pare, come sempre e insieme a tante altre, attualissima la conclusione di Alessandro Manzoni in merito alla scomparsa di una conversa che aveva fatto comprendere a Gertrude, la monaca di Monza, che era a conoscenza della sua tresca con Egidio e la ricattava minacciando di svelare tutto: “ Forse se ne sarebbe potuto saper di più, se, in vece di cercar lontano, si fosse scavato vicino.”.
Avrebbe detto Totò: “senza nulla a pretendere”!
Claudio Gliottone