ROMA – Il caso del 16enne romano buttatosi dalla finestra di una scuola alla periferia sud della capitale, mercoledì 29 maggio. Quello del 15enne suicidatosi perchè deriso sul web dai compagni in quanto ritenuto gay, nel novembre scorso. E il dramma della ragazzina di Novara, 14 anni, che si è tolta la vita in gennaio gettandosi da un balcone perchè perseguitata da coetanei sui social network Twitter e Facebook. Non sono che gli ultimi tragici episodi che sottolineano la nuova minaccia per gli adolescenti: il cyber bullismo. «La maggior parte dei ragazzi oggi ritiene che il cyber bullismo sia la minaccia più grave a cui possano andare incontro», spiega Rafaela Milano, direttore progetti Italia-Europa per Save tha Children.
LAZIO: 67% DEI PROFILI VIOLATI – I risultati dell’ultima ricerca che l’Ipsos ha effettuato per la onlus sono chiari: secondo i dati raccolti dall’istituto di ricerca, nel Lazio «sono i social network il canale d’attacco preferito dal cyberbullo che colpisce la vittima perseguitandone il profilo (67%), attraverso pagine o gruppi ‘contro’ (63%), diffondendo immagini e foto denigratorie senza consenso (63%), veicolando notizie false (61%)». Un fenomeno di cui gli adolescenti prendono sempre più coscienza, anche se nelle statistiche europee di ragazzi che subiscono bullismo, l’Italia è ai livelli più bassi. E quando non finisce in tragedia, ci sono comunque i costi sociali e personali di depressioni e perdita di fiducia in se stessi.
VIOLENZE VIA RETE – Un pericolo concreto per i giovanissimi che dalla loro vita parallela sulle pagine virtuali rischiano ogni giorno di subire ripercussioni nella vita reale. Ripercussioni che, nei casi più gravi, possono finire in tragedia. Come nel caso di Andrea, lo studente del liceo Cavour che lo scorso novembre si tolse la vita perché fortemente insultato per la sua omosessualità. Oppure, il più recente tentato suicidio di Marco (entrambi i nomi sono di fantasia) avvenuto in una scuola a sud della Capitale. Nell’ultimo anno le denunce per reati riconducibili al cyber bullismo sono aumentate del 40%, ma secondo la polizia postale «il dato non corrisponde alla realtà perché molti giovani si vergognano di rivolgersi alle autorità».
LEZIONI NELLE SCUOLE – Gli operatori si battono per far emergere il sommerso: «Il lavoro educativo che svolgiamo quotidianamente nelle scuole ha incrementato le segnalazioni, ma c’è ancora molto da fare – spiega Nunzia Ciardi, dirigente della Polizia postale -. I ragazzi spesso non si rendono conto delle conseguenze dei gesti che compiono in rete, ma soprattutto non sanno che questi gesti sono riconducibili a reati gravissimi».
I REATI PREVISTI – Minaccia, stalking, diffamazione, diffusione di materiale pedo pornografico. Questi sono solo alcuni dei reati che commette il cyberbullo. Imputazioni molto gravi, ma che spesso l’aggressore virtuale non pensa lontanamente di compiere. Eppure, per il 42% dei ragazzi laziali l’evoluzione del fenomeno è dato dal fatto che «la rete rende anonimi e quindi apparentemente non perseguibili, consentendo inoltre di falsare i protagonisti». Ad aggravare la pericolosità del Web, il fatto che la quantità di persone che può prendere parte alla persecuzione di un soggetto è infinita e che chiunque può averne accesso. «I ragazzi devono denunciare. È necessario spezzare una volta per tutte il silenzio – dice Ciardi -. Per chi avesse timore di recarsi direttamente ad uno dei nostri uffici, abbiamo messo a disposizione anche il commissariato on line, utile per inviarci qualsiasi tipo di segnalazione».
INTERNET SICURA – Proprio per questo recentemente sono stati elaborati alcuni progetti che insegnino al minore l’utilizzo di internet sicura. Uno di questi è «Generazioni connesse» promosso, tra gli altri, dal ministero della Pubblica istruzione, Save the Children, Telefono azzurro e il Garante per i diritti dell’infanzia. Come racconta Rafaela Milano, «si parte già dalle elementari e dalle medie». «Il successo di questo progetto risiede nell’utilizzo dei ‘peer educator’ – sottolinea Milano -: si tratta di ragazzi minori formati e dunque esperti della rete e del suo corretto utilizzo che, attraverso il passaparola, forniscono agli amici e coetanei le linee guida per prevenire episodi di cyber bullismo e pratiche illecite. Internet è un’enorme opportunità per i giovani, ma devono assolutamente imparare ad allontanare i comportamenti distorti».DOLORE E ISOLAMENTO – Per l’87% dei ragazzi intervistati nel Lazio, gli episodi di cyber bullismo sono molto più dolorosi di quelli reali per chi li subisce «perché non ci sarebbero limiti a quello che si può dire e fare, l’aggressione online potrebbe avvenire continuamente e in ogni ora del giorno e della notte, o non finire mai». L’isolamento nella vittima è la conseguenza principale, ed è la dimensione della socialità a risentirne maggiormente, perché le vittime non vogliono più uscire o vedere gli amici, non vogliono più andare a scuola o fare sport. Ma ci sono effetti più gravi che incidono sullo stato di prostrazione psicologica della vittima: uno su due degli intervistati sostengono che chi lo subisce andrebbe in depressione, oppure diventa silenzioso e non si vuole più confidare.
ATTENZIONE ALLA VITTIMA – Per Save the Children questo progetto può gettare le basi per l’instaurazione di un monitoraggio completo in tutte le scuole del paese. Le buone prassi che vengono eseguite con la formazione all’utilizzo sicuro d internet però dovrebbero avvalersi «anche di un corretto supporto psicologico per la vittima»: «Dalla ricerca emerge che il 93% dei ragazzi esprime solidarietà a chi subisce questo tipo di bullismo che, va ricordato, non si ferma mai perché la vittima lo riscontra a scuola, a casa, ma anche nel tempo libero grazie ai nuovi smartphone e tablet – conclude Milano -. Occorre che chi subisce questa violenza trovi in ogni scuola il supporto necessario. Che le famiglie conoscano a fondo il problema e che siano in grado di cogliere in tempo ogni segnale».