Accade a volte, che nell’insieme di un’immagine della realtà quotidiana, semplice e ripetitiva, si confondono dei sorprendenti dettagli capaci da soli di rappresentare importanti segnali del tempo.
Per strada a Teano, in un caldo pomeriggio di settembre, tra il moderno viavai di automobili, motorini e persone a piedi, giovani e meno giovani, che sembrano tutti muoversi e vestire diversamente, ma con una certa omogeneità, spunta in lontananza la sagoma di un anziano uomo che passeggia.
Questa minuzia del panorama, una volta messa a fuoco, risulta già vista ripetute volte, in tempi diversi anche lontani e la persona è sempre la stessa. L’uomo è un signore distinto, l’unico tra la gente a portare il cappello, un cappello estivo classico, semplice ed elegante, come del resto tutto ciò che indossa. I colori sono chiari, i classici, delicati e bene abbinati. Il passo è fiero ma al contempo calmo, sereno, composto.
La figura, che è sempre uguale da decenni, è straordinaria perché sembra la personificazione dell’eleganza: tutt’uno tra abbigliamento, portamento e gestualità, uno stile rappresentativo non solo del singolo individuo ma di un’epoca.
Tutto cambia così velocemente intorno a se e quell’uomo è sempre comunque elegante, adeguato, anche se veste sempre alla stessa maniera. Adeguato al punto tale che la sua figura, oggi, è quasi sovrapponibile a quella di un giovane che vesta in un certo modo, ma con una sostanziale differenza: il cappello, che il giovane, soprattutto d’estate, non indosserà mai. E questo è il vero segnale del tempo, come un alone di dissolvenza; ciò che si vede appena, prima di sparire.
Il cappello, grande protagonista di stile, che resiste con forza nelle svariate figure dei classici, oggi ha mutato la sua funzione rispetto al passato.
In quest’epoca, indossare un cappello, può significare semplicemente usare un copricapo per proteggersi dal freddo o dal sole e quindi scegliendone un tipo che si adegui all’abbigliamento, che risulti di una certa neutralità estetica. In alternativa a ciò, ma abbastanza raramente, portare oggi un cappello più particolare, diverso dal semplice berretto, corrisponde invece a dare un segnale forte al proprio look, attirare l’attenzione; in questo caso il cappello detta legge sull’abbigliamento, diviene il motivo che distingue, attribuisce un particolare tono alla persona perché incide sulla sagoma del capo e quindi va a condizionarne il viso, l’espressione. E qui non è la marca o la qualità a fare tendenza ma il genere del cappello che si va a scegliere.
Una volta invece, e per questo l’anziano signore lo indossa sempre, era innanzitutto un qualcosa di obbligatorio da portare se si usciva di casa: non averlo equivaleva ed essere sciatti, in disordine. Poi, proprio perché tutti lo portavano, era anche una specie di biglietto da visita perché rifletteva lo stato sociale di appartenenza, le condizioni economiche oltre che il gusto personale.
Ma l’importanza storica del cappello è legata alla dinamica nell’uso, perché averlo in testa era fondamentale per poterlo togliere in segno di rispetto o di cortesia. Il gesto andava fatto in chiesa, quando si entrava in casa di qualcuno o in un qualsiasi ambiente chiuso estraneo, in presenza di ogni signora e queste regole valevano per tutti.
Tra gli uomini poi, era solo il più umile al cospetto di un signore a dover togliere il cappello e, poiché nei rapporti interpersonali si avvertiva molto distacco tra le diverse classi sociali, il cappello tornava utile anche per ridurre lo stato di soggezione: l’impacciato contadino, ad esempio, nei momenti di imbarazzo durante le conversazioni con i signori, aveva almeno le mani impegnate nel reggere il proprio copricapo.
Le donne erano tutte esenti da quest’obbligo, mentre i signori avevano una sorta di licenza ad accennare appena il gesto, accompagnandolo con un sorriso, cosa che diveniva un’esternazione di cortesia più che di rispetto.
Oggi, fortunatamente, il vento della modernità ha spazzato via in buona parte quell’ingiusto divario e quell’antipatico distacco nel sociale ma, purtroppo, lo ha fatto trascinando con sé, per tanta parte, anche valori come il rispetto e la cortesia. I cappelli si useranno sempre ed i classici resisteranno alla moda ma, dalle prossime generazioni, quasi nessuno saprà più cosa vuol dire “tanto di cappello”.
Gerardo Zarone