Siccome anche noi ci appelliamo alla “Spes ultima dea“, cioè alla “speranza che è ultima a morire”, in questo silenzio assordante che aleggia intorno ad una campagna elettorale per l’elezione del nuovo Sindaco, vista la indicibile condizione in cui è stata abissata la Città di Teano, proviamo a fornire qualche ulteriore spunto di riflessione a qualcuno che sta meditando ad una eventuale aspirazione alla carica di Sindaco (C. Gliottone docet). Un invito a pensare, insomma, un po’ alla “winnie the pooh”. “La classe dirigente è, o dovrebbe essere, la spina dorsale di una nazione. Niente classe dirigente, niente spina dorsale: e avremo una nazione afflosciata, prostrata, inerte. Per evitare di procedere nell’ambiguità, proviamo innanzitutto a dare una definizione di classe dirigente: essa è quella parte di una nazione che possiede sia la capacità, sia la volontà, sia infine i mezzi, per svolgere un ruolo trainante, e perciò direttivo, rispetto alla società. Si direbbe che ogni società possieda, almeno potenzialmente, la sua classe dirigente: anche quella formata dai superstiti di un naufragio, o quella di un carcere; perché è nella natura umana che le persone più intraprendenti, più intelligenti, più audaci, assumano delle iniziative che determinano, nel bene o nel male, la vita di tutti gli altri. La classe dirigente è perciò formata da quella minoranza creativa, da quel 5% della popolazione totale, che non si accontenta di vivere in maniera passiva, facendo quel che si è sempre fatto, obbedendo ai costumi e alle consuetudini, senza immaginare un futuro diverso, ma che cerca tenacemente di migliorare la propria condizione, sia sul piano economico, sia su quello sociale e politico. Abbiamo detto che essa esiste almeno potenzialmente” (Francesco Lamendola, Presidente dell’Accademia Adriatica di Filosofia “Nuova Italia”).
Ebbene, ciò che ci preoccupa, rifacendoci a Lamendola, è quel misero 5% della popolazione totale che non si accontenta di vivere in maniera passiva e che dovrebbe essere la stessa misera percentuale con cui la Città di Teano potrebbe trovare soluzione ai suoi atavici problemi. E, sempre che le voci siano fondate, in quel misero 5% potrebbe trovare collocazione, a quanto si vocifera, la sorella dell’ex Sindaco Dino D’Andrea. Ovvero quella Antonella D’Andrea, Avvocato, già candidata alle recenti elezioni regionali per il Centrosinistra e per il quale ha ottenuto un lusinghiero risultato a Teano con i suoi 979 voti, nonché cugina della Vice Presidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, a sua volta nipote dell’ex Sindaco, Raffaele Picierno. Voci, e solo voci per il momento. Voci che andrebbero a “rinverdire” quella “odiosa” pratica della “politica dinastica” che ha assunto un ruolo di primo piano per la conservazione del potere sin dall’inizio del regno di Costantino: egli fece derivare la legittimità del suo potere da una linea di discendenza carica di gloria e strinse legami politici attraverso matrimoni dinastici. In questo contesto, introdusse un notevole numero di parenti nella propria domus divina, conferendo loro, talvolta, funzioni di spicco entro l’apparatus Imperii e accogliendo membri scelti della sua famiglia nei collegi imperiali concepiti in chiave dinastica.
Cioè Dino D’Andrea come Costantino. O no? Ora, sempre tornando a Lamendola, se la germana dell’ex Sindaco possiede un concetto di classe dirigente (quella parte di una nazione che possiede sia la capacità, sia la volontà, sia infine i mezzi, per svolgere un ruolo trainante, e perciò direttivo, rispetto alla società) come quella che ha dimostrato di possedere il suo germano nell’assolvere le sue funzioni di Primo Cittadino, beh……. E, comunque, non possiamo giudicare a priori. Resterebbe, comunque, quella “odiosa” pratica della “politica dinastica”……. Come a dire: “Noi siamo noi e voi non siete un ca…..” (da Il Marchese del Grillo). O no?
Pasquale Di Benedetto