Intoppi burocratici, carte da firmare ma non c’è chi firma, delibere da autorizzare ma non c’è chi delibera perché in ferie, ed un giovane malato di SLA rischia di morire di fame.
Il latte che alimenta la tormentata esistenza del giovane Cristian Boragine, malato di SLA da oltre 14 anni, si chiama NutriniMax Multifibre. L’alimentazione giornaliera prevede due sacche di latte al giorno. Viene messo in commercio in sacche da 1000 ml. Da qualche giorno il padre di Cristian, Cosimo sta allertando i vertici dell’ASL di Teano perché provvedano a fornire la locale farmacia dell’ospedale del prezioso alimento in quanto le scorte sono ormai ridotte al minimo. Anzi, per evitare di dover interrompere l’alimentazione, Cosimo ha deciso di ridurre l’alimentazione giornaliera da due ad una sacca al giorno.
Cristian non si alimenta utilizzando regolarmente tutti gli apparati del corpo come fa una persona sana, ma ingerisce il latte attraverso una intubazione sulla pancia che va direttamente allo stomaco.
Il papà Cosimo, per prevenire quanto purtroppo si sta verificando, già alcuni giorni fa si è recato ai vertici dell’Asl diretta dalla dott.ssa Golia per presentare regolare richiesta del prezioso alimento. La prima risposta è stata che era scaduta la prescrizione del medico, che avrebbe dovuto rinnovarla e poi gli uffici avrebbero dovuto fare la determina e bla, bla, bla. Recatosi presso la dott.ssa Preziosa per la determina gli è stato risposto che non c’era chi l’avrebbe dovuta firmare. Altri giorni, altre risposte per rimandare la soluzione del problema.
Intanto anche la grande energia di questo piccolo grande uomo del padre, ha cominciato a venir meno e così anche l’auto controllo. Il nervosismo e la tensione sono stati colti da qualche medico che conosce la situazione e che ha cercato in qualche modo di intervenire presso le strutture interne all’ASL, come per esempio sollecitare il medico incaricato della firma della delibera che mentre dichiarava che tutto era a posto, la farmacia rispondeva invece che non era pervenuta alcuna delibera.
Quando ti senti impotente, quando la vita di un figlio è affidata alla sensibilità di chi per professione dovrebbe essere sensibile ed invece ti vengono raccontate solo giustificazioni che non possono reggere ad una logica semplicemente elementare, allora non trovi altra soluzione che affidarti a chi la sensibilità l’hanno per missione: i carabinieri.
Cosimo è stato accolto presso la Caserma dei Carabinieri di viale Italia: “Il militare che avevo di fronte, ha commentato Cosimo, sembrava un mio fratello. Mi ha ascoltato con molta attenzione e comprensione. Ho capito che non ero solo a fare questa battaglia”. C’è stato un primo intervento telefonico alla direzione dell’ASL ma senza successo.
E’ di questa mattina che Cosimo, al limite della sopportazione umana e con un figlio che entrava in una grave crisi di panico per il rischio di non essere più alimentato, si è recato ancora dai Carabinieri e qui ha trovato lo stesso graduato che già era stato coinvolto giorni prima. Senza esitare il militare è salito in macchina e si è recato presso l’ufficio della dott.ssa Golia, responsabile della funzione, intimandole di fare tutto il possibile per risolvere in tempi brevissimi quello che stava diventando una vera e propria emergenza umanitaria e sanitaria.
All’uscita il militare ha cercato di tranquillizzare Cosimo che però ha voluto ascoltare direttamente la responsabile la quale si sarebbe stupita dell’arrivo dei carabinieri, assicurandolo che sarebbe stata avviata una richiesta presso altri ospedali forniti del prezioso prodotto e che entro domani il problema sarebbe stato risolto.
Tutto questo è semplicemente assurdo.
Non troviamo una sola spiegazione che abbia un minimo di logica nel comportamento di questi operatori della sanità locale, parliamo di sensibilità perché non ci vuole molto a compenetrarsi nelle esigenze di un giovane malato di SLA, nei sacrifici di tutti i componenti il nucleo familiari, delle tensioni e preoccupazioni giornalieri che li assalgono ad ogni colpo di tosse, alla lettura di frasi drammatiche scritte dal giovane Cristian sul proprio computer, perché ha difficoltà a parlare e che ti lacerano il cuore.
Sensibilità non significa fare gli angeli custodi, basterebbe che ognuno di queste figure facesse il proprio dovere e rispettasse gli ammalati ed i loro familiari per quello che sono, disperati di fronte al dolore di un proprio figlio o familiare.
Ma come in tutte le brutte storie c’è sempre un lato bello e questa volta lo hanno interpretato molto bene gli uomini della Stazione dei carabinieri di Teano guidati dal Maresciallo Capo Forziati.
Questa volta Cristian lo ha incontrato un angelo, aveva una divisa da carabiniere ma non aveva le ali, solamente l’abitudine di fare il proprio dovere.
Antonio Guttoriello