Sere fa ricordavo con amici momenti della mia fanciullezza. La nostra città era, allora, a dimensione di bambino, non per scelta deliberata ma per l’oggettività delle situazioni. La quasi assenza di traffico e comunque di automobili, rendeva ogni spazio un possibile campo di calcio, ogni discesa una pista per monopattini e corruoccioli coi cuscinetti a sfera, primitivi skateboard, ed ogni vicolo un campo di battaglia coi fucili con le mollette per i panni e gli elastici ricavati dalle camere d’aria. E la nostra città abbonda di piccoli slarghi, di discese e di vicoli. Naturalmente c’erano anche le cose proibite, andare al Savone o all’acqua ferrata, non sia mai, e, per i più piccoli, addirittura all’acqua dei Piccirilli. Oggi, camminare per la nostra città e pensare ai più piccoli stringe il cuore. Qualsiasi spazio piccolo o grande che sia, è sommerso da auto; discese accessibili manco a parlarne, sia per il pericolo di chi ti può passare addosso senza pietà e sia per la presenza di buche che comunque le renderebbero non utilizzabili.
Fin da neonati Teano non è una città per bambini. I pochi marciapiedi transitabili sono considerati parcheggi liberi, su cui l’automobilista sta ben attento a non lasciare spiragli al transito pedonale cercando di occupare bene tutto lo spazio a disposizione, situazione esemplificata dall’autocarro dei Vigili del Fuoco parcheggiato a S.Reparata, illustrata qualche giorno fa. Quello stesso automobilista che considera una offesa all’onore da lavare col sangue, la possibilità di fare qualche metro a piedi per raggiungere la sua meta, e casomai spende fior di quattrini e butta litri di sudore per fare chilometri di corsa in palestra. Quello stesso automobilista, forse sarebbe il caso di utilizzare qualche altro termine più appropriato, che, in veste di genitore, non tollera la minima critica rivolta ai suoi pargoli da parte di insegnanti o di qualche adulto che possa redarguirli, ed invece ben sopporta che i suoi figli, per le sue stesse responsabilità, siano costretti a stare in casa davanti ad uno schermo e trascorrano così la loro fanciullezza, senza conoscere la gioia di un gioco collettivo o delle scoperte del territorio. E queste stesse violenze, secondo me molto più deleterie di un rimprovero, un brutto voto o, addirittura, una bocciatura, non sia mai, sono considerate cosa del tutto normale, accettabile. E nessuno pensa che valga la pena di ribellarsi, di cercare una soluzione. Quando ci arrabbiamo? Se non c’è la possibilità di andare con l’auto fino ad un metro da dove dobbiamo andare. O imprechiamo contro il traffico e la mancanza di vigili se qualcuno ha preso un posto che ci fa comodo. Dire che non esistono spazi pubblici per i più piccoli è, purtroppo, un luogo comune, e non sembra che a qualcuno interessi o possa prendere in qualche considerazione questo problema. Qualche anno fa sembrava vicina una soluzione, con l’intendimento del Vescovo di cedere alla collettività lo spazio dietro la Madonnina, sulle rampe del Vescovado. Ma poi , come spesso succede nella nostra sfortunata città, è finito tutto in una bolla di sapone, e non se ne è fatto più niente.
Facevo queste amare considerazioni domenica passando per S. Antonio e vedendo il cosiddetto spazio fiera ben chiuso da lucchetti e catene. E pensavo che un genitore, o un nonno, se vuole insegnare ad un bimbo ad andare sui pattini o in bici oggi non saprebbe dove farlo se non ha spazi suoi, privati. E mi ricordavo quando la bici, o un bel triciclo con le ruote grandi, si affittava da De Maio sul muraglione, e ci si andava liberamente per “fuori la fontana” o in piazza.
Quello spazio a S.Antonio, uno dei pochi pubblici facilmente chiudibile alle auto, è, così, inutile, impedito anche a quel minimo di fruibilità a cui la città, ed i suoi piccoli abitanti, avrebbe diritto. Io non so se l’Amministrazione ha tra i suoi programmi qualcosa inerente questo problema, che a me sembra prioritario, visto che i suoi progetti sono molto ben celati. Però nel frattempo che lo prenda in considerazione, se già non l’ha fatto, faccio voto che almeno quello spazio sulla collina venga aperto e tenuto accessibile. E non mi si venga a dire che diverrebbe ricettacolo di immondizia, sia perché chi volesse potrebbe benissimo adagiarla all’esterno, e sia perché farci passare di tanto in tanto un mezzo per ripulirlo non mi sembra impresa costosa o difficile. Non possiamo diventare ostaggio di qualche sporcaccione.
Basta un po’ di buona volontà.
Gino Gelsomino