Tentare l’impossibile:
forse è questa la nuova sfida che si pone ai nastri di partenza di quella che è la nuova maratona amministrativa che Teano ha iniziato a correre da poco più di un mese. Una maratona piena di buche, erbacce, immondizia, pietre dure e spigolose che non si possono evitare, ma a cui bisogna rimediare al più presto. E guardare avanti, lasciandosi definitivamente dietro le spalle i fasti di un passato non certo dei più gloriosi. E, in questo senso, la campagna elettorale svoltasi può essere ritenuta un grande scontro sul passato di chi ha fatto o no politica, andando a scandagliare, quasi con piglio investigativo, alberi genealogici e pecche di vario genere. E, dunque, c’è chi ha rivendicato la novità della propria proposta amministrativa appellandosi ai giovani, all’assenza in politica o piuttosto all’esperienza maturata in questo campo. Sono tutte novità che non si sono parlate, se non in toni di accusa e, talvolta, denigratori, e ora sembrano non dialogare troppo, come si è avuta l’impressione (tutta da confermare col tempo) nei due consigli comunali che hanno avuto luogo di recente. Forse vale per loro il detto “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio?”.
Certo, quando si sostengono idee diverse e spesso diametralmente opposte, dettate legittimamente dalla propria indipendenza di pensiero, è difficile trovare punti di convergenza. Ma tra quest’ultimi uno fisso ce n’è, stella cometa eterna dell’azione amministrativa: il bene comune. Ed è in nome di quest’ultimo, nell’intreccio di nomine e cariche venutesi a delineare, che bisogna “edificare”, anche se con la prudenza che rifiuta il tornaconto e il tradimento, ma con la diffidenza di chi guarda indietro nel tempo. E se addirittura si provasse a diventare amici? Forse è una provocazione assurda, un pensiero impertinente, per il quale mi piace ricordare alcune parole della poesia “Il profeta” di Gibran: “Quando un amico vi dice il proprio parere, non abbiate timore a contraddirlo, né esitazione ad approvarlo. E quando tace, il vostro cuore non cessi mai di ascoltare il suo…E date il meglio di voi stessi per un amico.” Questa è la forma di legame più giusta e forte, nello specifico, per chi è amico della città, associato ad altri “nella comunanza della stessa amministrazione, dello stesso dovere civico, delle stesse funzioni pubbliche”, come gli fa eco lo scrittore Cicerone in una delle sue orazioni forensi molti secoli prima.
Teano vuole che si aprano le tende di una finestra che lasci ammirare la luce abbagliante di un nuovo giorno. Il riscatto che essa si attende non è solo in tema di economia, ma soprattutto in materia di civiltà. Questi sono come due torrenti in piena, il primo che si comincia lentamente ad arginare con provvedimenti come la rinuncia delle indennità da parte degli amministranti e la trasparenza degli atti pubblici, mentre il secondo, per essere fermato, richiede l’immaginazione e la realizzazione della vera novità che deve essere impugnata, come bandiera di tutti, sui banchi della politica: la rivoluzione culturale, della mente. Quella che t’impedirebbe, secondo la tua volontà e la tua ragione, di buttare le cartacce a terra, pensando che la città potrebbe essere intesa come l’enorme salotto di casa tua che non sporcheresti mai perché altrimenti sai che tua madre ti farebbe una bella lavata di capo e poi farebbe ripulire a te il tutto (forse un sistema “sanzionatorio” di tal tipo non guasterebbe per le strade cittadine) o, al massimo, lo farebbe lei pur di mantenere in ordine e pulita la casa come un gioiello. Sì, cittadino teanese, tu ti lamenti che non ci sono cestini o sono troppo pochi e lontani. A questo dovranno trovare una soluzione tempestiva i tuoi amministratori, ma tu inizia ad essere “cives”, cittadino (dal latino), inizia a portare con te, per gli altri, la pulizia del rispetto delle regole (e il non buttare le cartacce a terra ne è solo una delle tante), la pulizia dell’educazione non snobistica che non si arrende all’ignoranza pericolosamente inconsapevole della superficialità di chi dice “tutti lo fanno”. E’ la pulizia dell’amore che provi solo alla vista del panorama sidicino e del suo scacchiere futuro che già si profila all’orizzonte e di cui tu sei la pedina essenziale.
Inizia a colorare, così, con l’arcobaleno del cuore, la foto ancora sbiadita del tuo paese.
Rosella Verdolotti