Caro Direttore, cari amici della Redazione,
come voi, mi diletto a scrivere su questo giornale, per tanti motivi che non sto qui ad elencare. Sicuramente, per un dovere morale nei confronti di chi in passato mi ha dato la possibilità di farlo, senza mai interferire. Non lo nascondo, senza nulla togliere a te Direttore, non me ne vorrai, ma mi mancano le chiacchierate con Tonino. Nel suo studio, o spesso, con qualche altro “compagno di merende” seduti ad un tavolino, davanti ad un bel caffè, o ad una granita. E su quest’ultima, sono sicuro sorriderà.
A distanza di poco meno di due anni, non ho mai scritto di lui, del nostro rapporto che andava ben oltre quello che poteva esistere tra Direttore e collaboratore. Sono sicuro che oltre le nuvole, starà sghignazzando, proprio come faceva quando seduto alla sua scrivania. Quando rispondeva alle mie domande, tra il serio ed il faceto, in occasione dei nostri incontri.
Ci vedevamo più o meno una volta la settimana, e quasi quotidianamente era un continuo scambio di messaggi. WhatsUp, E-Mail. A tutte le ore. Sempre mai sopra le righe. Le sue richieste erano prettamente di carattere informatico. Quando erano tali, i suoi messaggi cominciavano sempre con un “Professò, scusate se disturbo, ma……”. Mi chiamava così. Ero il suo punto di riferimento “digitale”.
Di lui, potrei raccontare mille storie. Una, tra le più divertenti, quando il primo aprile del 2015, pubblicammo MIRACOLO A TEANO: TUTTO IN UNA NOTTE! un articolo pesce d’aprile. Qualche giorno prima, uscii di buon mattino e me ne andai in giro per Teano a fotografare le strade: Viale Europa, Viale Santa Reparata, Via XXVI Ottobre, Viale Italia, Via Prima Macchina. Tutte malandate, come adesso. Non è cambiato nulla. Con pazienza, con photoshop le asfaltai tutte, ed gli inviai le foto. Non ne sapeva nulla. Mi chiamò subito al telefono e tra una risata e l’altra mi chiese di raggiungerlo allo studio. Non riuscimmo nemmeno a guardarci in faccia. Una risata dietro l’altra.
Il giorno della pubblicazione, contro tutte le nostre aspettative, l’articolo si prese gioco di molte persone, più o meno note. Pare che qualche assessore dell’epoca, incazzato nero, avesse telefonato all’allora sindaco Di Benedetto, per lamentarsi del mancato avviso. Non sono mai riuscito a capire se fosse più o meno vera questa sua notizia. Qualche altro volto noto, lo raggiunse telefonicamente e tra lo sbigottito e lo sbalordito ammise candidamente: “cavolo Tonì, ci sono passato stamattina per andare a lavoro e non me ne sono accorto. Ma quando l’hanno fatto ?” E lui, con il suo savoir-faire, rispose trattenendo le risate, con dovizia di particolari, al punto da convincere il suo interlocutore.
Qualche altro, invece, si offese. Rei di lesa maestà, fu la sentenza. Altri, commentarono divertiti lo scherzo, che poi tanto tale non era. Un modo goliardico, di chiedere all’allora amministrazione di provvedere al ripristino delle strade. Oggi, non saprei cosa inventarmi.
Un altro ricordo indelebile di lui, era l’edizione cartacea mensile de Il Messaggio. Seppur dalla grafica non proprio perfetta, era un vero e proprio figlio per lui. Ci lavorava per un mese intero, io ed altri gli davamo una mano con la realizzazione dei vari articoli, notizie curiose e tanto altro. Lui lo creava, lo impaginava e lo mandava in stampa da Tramunti. Sembrava una scenetta tratta dalla Banda degli Onesti, con Totò, Peppino De Filippo e Giacomo Furia. Anche qui, risate a crepapelle nella tipografia, quando si procedeva alla stampa del campione. Il povero Luigi e la dolce sig.ra Roberta, erano letteralmente messi in croce da Tonino. Difficile trovare le parole adatte per raccontare quei momenti.
Dopo la stampa, noi, “i suoi ragazzi”, ci preoccupavamo della distribuzione, seguendo alla lettera le Sue indicazioni, sul numero di copie da consegnare ad ogni edicola. Dopo il giro, la tappa finale era a casa sua, per dargli il pacchetto con le sue copie e commentare. Anche qui, risate su risate.
Quando se n’è andato, senza avere il tempo di salutare nessuno, non ho avuto il coraggio di andare a vederlo. Di andare al suo funerale. Ancora adesso, mentre scrivo un groppo alla gola mi fa quasi mancare il respiro. Ho stentato a crederci e ricordo ben impresso nella mia mente un post su fb, di un suo caro amico, che di buon mattino dava la triste notizia. Non stavo attraversando un buon periodo, e fu come un fulmine a ciel sereno. Come del resto per tutti,
Sferzante, lo voglio ricordare così. Come amava definirsi il giornalista del Mattino, Michele Seta nel film L’amico del cuore, di Vincenzo Salemme.
Come tutti, aveva i suoi pregi ed i suoi difetti. Qualche volta un poco troppo di parte, qualche altro no. Di certo, se fosse stato ancora qui tra noi, oggi, si sarebbe imbestialito e, conoscendolo, ne avrebbe scritte di tutti i colori.
Senza mai trascendere, sempre con educazione.
FeudoDiViaAnfiteatro, Settembre MMXX
Luciano Passariello