Il più importante Trattato internazionale nato per combattere la violenza e ogni forma di discriminazione contro le donne sembra essere davvero in pericolo. Oggi è la Polonia, dopo l’Ungheria, ad uscire dal Trattato di Istanbul.
A partire da lunedì 27 luglio, il governo polacco, guidato dal partito nazionalista di “Diritto e Giustizia”, avvierà l’iter di disdetta della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Il ministro guardasigilli del governo polacco, Zbigniew Ziobro, ha dichiarato in conferenza stampa che alcuni dei principi sottoscritti nella Convenzione sono “concetti ideologici” non condivisi dall’esecutivo polacco attuale. Ecco il motivo che ha spinto il governo di Varsavia a fare un passo indietro. Il ministro ha voluto inoltre evidenziare come il passo indietro della Polonia non deve in alcun modo mettere in discussione il tema della tutela delle donne, protette dalle leggi dello Stato. Contro la decisione del governo si sono svolte numerose proteste nella capitale. Le donne polacche sono convinte che questa decisione governativa inciderà negativamente sulla loro situazione, soprattutto in famiglia. È preoccupante che la repressione della libertà e della tutela della donna si stia riducendo proprio in Paesi dove le garanzie democratiche vengono ma mano a mancare.
La convenzione di Istanbul firmata nel 2011 dal Consiglio d’Europa finora è stata ratificata solo da una decina di Paesi tra cui l’Italia. Si tratta di un testo composto da 81 articoli divisi in 12 capitoli. È considerata una pietra miliare rispetto agli altri trattati internazionali in materia, poiché prevede l’attuazione di politiche globali e interne al singolo Stato e permette di monitorare il fenomeno attraverso obblighi di raccolta dati e attività di sensibilizzazione; responsabilizzando così gli Stati a varare misure preventive.
Sara Finocchi