Lo stimato epidemiologo Pierluigi Lopalco, tra i membri più noti del Patto Trasversale per la Scienza, gruppo cui appartiene anche Roberto Burioni, e tra i primi a lanciare un grido di allarme verso gli inizi di febbraio, dice la sua in un’intervista al Globalist. Alla domanda che attanaglia non più milioni, possiamo ormai dire miliardi di persone, ossia “quando finirà tutto questo”, dà una risposta difficile da digerire ma quanto mai realistica e razionale: la data di scadenza della pandemia globale coinciderà con la creazione definitiva del primo vaccino funzionante e testato. “Tutti aspettano che la curva dei contagi scenda, scenda, scenda. Che le misure di distanziamento sociale funzionino. Che tutto torni come prima. Ma se in realtà qualcosa di buono già si vede, per il ritorno alla normalità bisognerà aspettare e avere cautela. Molta” spiega Lopalco. Non possiamo quindi tornare a vivere nella libertà come prima, per mesi ancora dovremmo esercitare cautela nei distanziamenti sociali, evitare assembramenti corposi di centinaia o migliaia di persone. Lopalco avverte anche, con una metafora speranzosa ma preoccupante, che scalato il primo burrone, non dobbiamo correre di nuovo verso il prossimo dietro l’angolo, pensando che sia tutto bello e che finito e lasciarci il tutto alle spalle come se fosse stato solo un periodo di influenza banale. Perché questa non è un’influenza, come è stata dipinta da qualcuno che poi avrà molto da rispondere e spiegare più in là. Con la SARS-CoV2 possiamo tracciare un parallelo con la Spagnola del 1918, come portata e pericolosità nella storia. Solo che sono passati 100 anni, e oggi le polmoniti si curano, i sistemi sanitari sono avanzati e in continuo aggiornamento tecnologico e scientifico, le vite si salvano. Lopalco smorza anche un po’ l’entusiasmo eccessivo che si sta riponendo nei farmaci. Certamente possono aiutare a trattare e continuare a fare la differenza, ma la pillola miracolosa che guarisce tutto non esiste e non esisterà mai. Non aspettiamoci nomi farmaceutici miracolosi che possano far resuscitare i morti da SARS. L’unico, vero, definitivo Sacro Graal che metterà fine a questo incubo che l’umanità sta vivendo è il Vaccino, ma ci vuole tempo, magari anche un anno ottimisticamente. E in questo anno non dovremo mai e poi mai abbassare la guardia per evitare una “seconda ondata” di orrore, continuando a rinforzare ed espandere i sistemi sanitari per far fronte a qualunque evenienza. Lopalco solleva una questione importante col suo discorso, che dovrebbe portare a riflettere il lettore: dovremmo quindi vivere con la costante paura di essere contagiati da qualcuno nei luoghi pubblici che torneremo a frequentare? O casomai continuare ad avere paura di stare in contatto con i nostri bambini e genitori, per non mettere a rischio le loro vite? (Problema quest’ultimo che i famosi gruppi Facebook di “mamme pancine” e maratoneti olimpionici della domenica non si pongono, comunque). Possiamo anche riflettere sulle conseguenze economiche che potrebbe portare questo clima di incertezza inoltre, tra posti di lavoro persi, povertà che inevitabilmente aumenterebbe, il malumore di chi fa parte della cosiddetta economia sommersa, che perfino il Governo fa finta di non riconoscere come problema, non sapendo realmente come affrontarlo. Basteranno assegni alimentari statali? Basterà il prestito da strozzini lacrime e sangue della Germania e suoi alleati, stile Grecia, che inevitabilmente inginocchiati accetteremo? Quello che è certo è che le democrazie stanno affrontando la loro più grande prova di forza nella storia, stavolta non c’è l’America che con i suoi soldati ci può salvare. Si trovano nella nostra stessa condizione e come in quella di tutti, di comuni mortali. Perfino la religione ha chinato il capo, i maggiori santuari e luoghi sacri del pianeta, dal cristianesimo all’islam, hanno chiuso i battenti, di fronte a un mondo consapevole che la loro unica cura che possano ricevere da Dio sia quella spirituale e non fisica. Dovremmo, quindi, porre fiducia nelle scelte e nelle decisioni di chi beceramente ha per decenni devastato sanità e welfare comune, ora negandolo e scaricando responsabilità su qualcuno più sotto? Dovremmo fidarci di chi promette denaro gratis sui conti correnti come panacea di tutti i mali? O di chi, col collare stretto intorno al collo dalle associazioni di industriali, ansimante, delira di riaprire tutto oggi e subito? Guardiamoci di fronte a uno specchio, onestamente e in cuor nostro e smettiamola di berci la retorica vuota e lo squallido auto-referenzialismo che ci spacciano per saggezza. L’unica luce di un domani migliore e di un ritorno ad una vita normale, che tanto ci manca come l’aria, è il vaccino, prodotto reale e tangibile di un insieme delle migliori menti e dei migliori spiriti che l’umanità possa partorire tramite la sua sintesi finale: la Scienza.
Riccardo Luigi Conte