Il 20 settembre prossimo venturo saremo chiamati ad esprimere il nostro parere sulla modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione, fortemente voluta dal M5S, che prevede una riduzione del numero dei Deputati (da 630 a 400) e dei Senatori (da 315 a 200); una riduzione, in media del 36,5%. Mi sono occupato della cosa già in altro articolo pubblicato sul locale giornale cartaceo “Il Sidicino”, nel quale ho anche ricordato, con rincrescimento, che questo referendum farà passare in secondo ordine il centocinquantesimo anniversario di Roma Capitale, avvenuto con la presa dei porta Pia il 20 settembre del 1870: un avvenimento significativo, ma ancora non digerito dalla Chiesa, nonostante i Patti Lateranensi, voluti da Mussolini e la successiva loro revisione, voluta da Craxi. Ma è il caso di aggiungere qui, per gli amanti della storia e per le persone raziocinanti, alcune altre semplici considerazioni che potranno aiutare gli elettori nelle proprie decisioni.
Innanzi tutto la nostra Costituzione fu redatta da Uomini (e la maiuscola è d’obbligo) di elevato spessore, imparagonabile a quello posseduto(?) dai parlamentari odierni, e per tutta una serie di motivazioni, soprattutto storiche, che potremmo sintetizzare nella frase del famoso discorso sulla Costituzione che tenne Piero Calamandrei, il 26 gennaio del 1955, ad una affollatissima assemblea di studenti universitari a Milano: La Costituzione “non è una carta morta: questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».
Orbene la nostra Costituzione entra in vigore il 1 gennaio del 1948, cioè 72 anni fa, quando il numero di italiani residenti (riferito al dato del 1946) era di 45.540.000 e codifica, negli articoli 56 e 57, che il numero dei loro rappresentanti in Parlamento debba essere di 630 deputati e 315 senatori, con sensibili diversità di elezione che rendessero i due organismi diversi (ad es. si poteva votare per il Senato solo a 25 anni di età e ci si poteva candidare ad esso solo al compimento del 40° anno di età, mentre per la Camera dei Deputati bastavano 21 anni per entrambe le cose). Il che, fatte le giuste proporzioni, significava che ogni eletto alla Camera rappresentava 72.285 elettori ed ogni eletto al Senato ne rappresentava 144.571.
Oggi, che siamo 60.600.000 (dei quali oltre 5 milioni sono stranieri), il numero di rappresentanza per ogni Deputato è di 96.190 elettori, e per ogni Senatore è di 192.380.
Il 22 settembre, se al referendum vincerà il Si, ogni Deputato ne rappresenterà 151.500 ed ogni Senatore 303.000.
Riassumendo :
Nel 1948:
Ogni Deputato rappresentava 72.285 elettori.
Ogni Senatore rappresentava 144.671 elettori.
Oggi:
Ogni Deputato rappresenta 96.190 elettori.
Ogni Senatore rappresenta 192.000 elettori.
Dopo il 20 settembre, se la riforma sarà approvata:
Ogni Deputato rappresenterà 151.500 elettori.
Ogni Senatore rappresenterà 303.000 elettori.
Cioè il numero di rappresentanza degli elettori rispetto al 1948 salirebbe di 79.215 per ogni Deputato e di 158.329 per ogni Senatore: più del doppio per ognuno!
Vi sembra che si viaggi verso una “democrazia rappresentativa”, o che la rappresentanza elettorale e decisionale sia sempre più demandata a “scuole di pensiero”, movimenti, piattaforme, circoli, associazioni, club privè, navigatori cibernetici, deliri telematici, ed altre emerite invenzioni che non siano per il cittadino l’esprimere la propria fiducia ad un suo candidato di cui conosce personalmente,e non per sentito dire, probità e capacità, e che stima proprio perché lo conosce, attraverso un segno di croce apposto sul suo nome in una cabina elettorale al sicuro da sguardi indiscreti?
Ma questo, della mistificazione della democrazia, è solo un aspetto di questa sciagurata riforma.
Dei tantissimi altri parleremo un poco alla volta, fino a quando sarà possibile e consentito.
Claudio Gliottone