Si dice che gli astenuti hanno sempre torto e che la crescita del non voto è un sintomo allarmante di distacco dei cittadini dalla democrazia, ma in Paesi come la Francia e la Gran Bretagna, che non sono esempi di democrazia incompiuta, si segnala ormai da anni un andamento variabile della partecipazione al voto, in relazione alla migliore o peggiore qualità dell’offerta politica.
E’ evidente che anche l’Italia sta importando l’uso consapevole del non voto. Laddove l’offerta politica è inadeguata, ripetitiva o semplicemente lontana dai bisogni reali, l’elettore ricorre al non voto per inviare un ammonimento ai politici.
E’ l’espressione di una partecipazione alla vita pubblica che si sottrae al ricatto della scelta obbligata tra due o più proposte deludenti, considerata poi la pessima qualità di questa campgna elettorale.
Si è forse discusso di sanità, infrastrutture, rifiuti, crisi economica o riforma fiscale?
Potrebbe essere scaduto il tempo del bipolarismo? E’ curioso come due leader appartenenti ai due maggiori partiti delle opposte coalizioni, i teorici beneficiari di un sistema che dovrebbe esaltare il potere delle loro formazioni politiche a scapito delle più piccole, sembrano insoddisfatti e caldeggino modifiche di una condizione che invece dovrebbe avvantaggiarle: vogliono la riforma costituzionale!
Il paese chiede soluzioni e modernizzazione, lavoro, specialmente al Sud, visto che la nostra Repubblica è fondata sul lavoro e non sulle chiacchiere.
Tanto detto, il tutto vale anche per la nostra piccola realtà dove nessuno ha capito di dover fare un passo indietro per il bene del paese. Bastava un accordo intelligente per candidare due sole persone, uno a destra e uno a sinistra con programmi concreti e forse avremmo avuto una presenza nel consiglio provinciale. Per motivi egoistici hanno fatto il gioco delle liste civetta, per avere qualche posto mandando a ramengo il futuro dell’intera comunità.
Il cittadino è connivente perché ancora non è riuscito a guardare con il dovuto distacco ciò che accade durante queste competizioni logoranti. Sembra non comprendere che esiste una corruzione politica, il decadimento della vita pubblica e dell’infiltrazione della criminalità nelle attività economiche e politiche.
Anche la Chiesa ha le sue grandi colpe, non si è impegnata adeguatamente, con gravi conseguenze per lo sviluppo economico e socio-culturale. Appare necessario un maggiore impegno sul terreno della formazione di una coscienza civile e di una cultura politica che nutra l’attività degli amministratori di visioni adeguate e di solidi orizzonti etici per il servizio del bene comune.
Eppure, se la memoria non inganna, ha sempre determinato le scelte politiche nella nostra comunità.
Anna Maria Gelsomino