I cahiers de doléances (in italiano quaderni delle lamentele o quaderni di doglianza) erano dei registri nei quali le assemblee incaricate di eleggere i deputati agli Stati Generali, convocati in via d’urgenza nel 1789 da Luigi XVI, annotavano critiche e lamentele della popolazione. In questo lasso di tempo, caratterizzato dalla “bella stagione”, tra gli altri, ho letto, riletto e seguito con attenzione, curiosità e voglia di comprendere le decine di articoli apparsi sul nostro Giornale. Da Claudio Gliottone a Massimiliano Stefàno; da Carlo Cosma Barra a Luciano Passariello; da Sara Finocchi a Maria Flora Grossi; da Carmine De Fusco a Gaetano Zanni; dall’Associazione Civica “Futur@” fino ai puntuali Redazionali e comunicati stampa. Le considerazioni finali? Bene, in questo caso, non possiamo che rifarci alla Psicologia. Si perché quando si percepisce un “disagio psicologico” rispetto al “governo” della propria Città, molti di noi, come in questi articoli, involontariamente chiediamo aiuto a figure professionali poco attinenti, o poco sensibili al problema. Il risultato è che il malessere del cittadino (articolista) non è né visto da lui stesso nella sua complessità, né colto dal “medico” (governante). Nessuno si “prende cura” realmente della sofferenza psichica! Nessuno da peso o prende in considerazione i cahiers de doléances. Qui è d’obbligo una precisazione. Sono decenni che i politici di professione, e Teano ne ha fatto un privilegio familistico/oligarchico come nessun’altra realtà, dicevamo i politici di professione vanno decantando di “democrazia”, di “partecipazione”, di “etica della politica”, di “egualitarismo”, e chi più ne ha, più ne metta. Qualcuno, che appartiene per ideologia politica ad un certo Partito, dovrebbe persino rifarsi al suo “Manifesto dei valori” approvato il 16 febbraio del 2008. Una premessa, questa, affinché non si dica che non siamo informati o addirittura maliziosamente strumentali nelle nostre considerazioni. Una premessa, questa, per dare un senso logico e formale al nostro discorso. Gli articoli dei Redattori di cui sopra, risultano particolarmente puntuali nelle loro argomentazioni; corredati di fatti, date, percorsi amministrativi e persino accompagnati da fotografie illustrative. Interpretano e annotano critiche e lamentele della popolazione, o per lo più di essa. Cahiers de doléances di Teano, appunto. Ora, non vogliamo pretendere che un Sindaco si attenga ai termini stringenti previsti dalla legge 241/90 modificata dalla 15/2005 per dare una soddisfazione, seppur non formale, alle istanze o alle “lamentele della popolazione”, ma un segno, che sia un segno ce lo aspettavamo in questo lasso di tempo caratterizzato dalla “bella stagione”! Ci aspettavamo uno scritto, un intervento che contraddicesse, che smentisse, che giustificasse, che confutasse quanto asserito dai Redattori! Ci spiace, invece, aver notato che a tutti questi congiuntivi imperfetti, ha fatto seguito soltanto l’infinito presente del verbo “snobbare”. O, peggio, di ostentata “noncuranza”! Vogliamo sperare che il Sindaco, a seguito del lieve malore che lo ha colto (anche qui nemmeno un cenno alla nostra pubblica solidarietà) abbia valutato un periodo di meritato riposo in una qualche località non raggiungibile da internet. Se così non fosse, in assenza di contraddittorio, non possiamo che prendere atto del verbo “snobbare”. Da qui, il risultato è che il malessere del cittadino (Redattore) non è né visto da lui stesso nella sua complessità, né colto dal “medico” (Governante). Vede Sig. Sindaco, noi quel “Manifesto dei valori” del 2008, lo teniamo stampato per formazione, per cultura, non come mezzo per ostentare, come i “parvenu”, uno spessore politico altrimenti inesistente. Ad ogni buon conto, il nostro Giornale è sempre aperto ad una “dialettica democratica e costruttiva” (si dice così nel politically correct?) affinché la nostra Città, la Sua Città sia ancora degna di questo appellativo.
Pasquale Di Benedetto